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Lunedì primo febbraio prende il via l’ultima settimana borsistica per trattare i diritti relativi all’aumento di capitale da 3,5 miliardi di Saipem. Le opzioni saranno dunque negoziabili fino a venerdì 5 febbraio.

GIRO DI BOA DOPO L’OTTOVOLANTE

Quel giorno, scrive su Milano Finanza del 30 gennaio Angela Zoppo, “si capirà quanti tra i piccoli azionisti avranno rinunciato ad aderire all’operazione, intimoriti dall’ottovolante visto sul listino e disorientati da analisi e consigli spesso tardivi e quasi sempre contrastanti. Intanto, però, con la prima settimana dell’aumento sembra essersi conclusa la fase di massima incertezza”. Da ricordare che il primo giorno dell’aumento, ossia il 25 gennaio, a Piazza Affari, le azioni sono balzate del 18,53%, mentre i diritti sono crollati del 19,98%. Martedì 26 gennaio i titoli hanno concluso con un calo contenuto all’1% mentre le opzioni hanno accusato un nuovo tonfo, del 29%, e il 27 gennaio le azioni sono precipitate dell’11,36%, mentre i diritti hanno terminato in rialzo del 2,88%. La seduta del 28 gennaio, poi, si è chiusa con azioni (+3%) e diritti in forte rialzo (+9,6%). La corsa delle opzioni è culminata però venerdì 29, quando hanno messo a segno un guadagno del 26%. “Chi li ha acquistati nei giorni precedenti e rivenduti nell’ultimo giorno di contrattazioni – si legge su Milano Finanza – mantenendo il sangue freddo, ha guadagnato fino al 50%. Chi ha deciso di tenerseli, avrà comunque 22 nuove azioni per ciascuna posseduta, a un prezzo decisamente più basso dell’attuale corso del titolo, che tra scossoni vari è arrivato alla fine della prima settimana di aumento a 57 centesimi (+0,18%)”.

CHI CI HA GUADAGNATO FINORA

In media, aggiunge Milano Finanza, “prima dell’impennata di venerdì 29 i diritti Saipem hanno prezzato 2,2 euro dopo aver subito un crollo verticale dalla quota di partenza, stabilita in 3,674 euro. Calcolatrice alla mano, quei 2,2 euro di media (ma ci sono state picchiate a 1,8) divisi per le 22 azioni che si assegnano, fanno 0,1 euro per ogni nuova azione. Sommandoci gli 0,362 euro stabiliti come prezzo di emissione (pari a uno sconto del 37% sul Terp, ovvero il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione) se ne ricava che ogni nuova azione Saipem acquistata nella fase calante dei diritti sarà stata pagata 0,462 euro”. Un prezzo più conveniente di quello pari a 0,5705 euro della chiusura di Borsa di Saipem di venerdì 29 gennaio.
“La differenza rispetto al prezzo medio del titolo è notevole – si legge su Milano Finanza – e sembrerebbe lasciare un margine di sicurezza a chi si è lanciato nell’operazione, superando la vertigine da listino. Senza contare che il prezzo del petrolio, se si manterrà in leggera ripresa, potrà dare un’ulteriore spinta, come già si è visto negli ultimi due giorni di contrattazione”.

REBUS PETROLIO

L’andamento di Saipem è legato a doppio filo con quello del greggio dal momento che la società guidata da Stefano Cao opera nel settore dei servizi petroliferi. Ecco perché il prospetto dell’aumento di capitale metteva in guardia che, se l’oro nero dovesse restare ai livelli attuali per altri tre o quattro mesi, la società potrebbe essere costretta a rivedere il piano triennale, che era stato elaborato su un valore del petrolio molto lontano dalle quotazioni odierne. Si prevedeva addirittura una super risalita del greggio da 55 dollari al barile nel 2016 fino a 80 dollari nel 2019. Oggi, al contrario, il petrolio staziona appena sopra quota 30 dollari.
Proprio su questo punto, in un recente studio su Saipem riportato su Milanofinanza.it, gli analisti di Barclays si sono detti scettici: “L’azienda sta suggerendo che con un prezzo del barile piatto a 55 dollari nel medio termine raggiungerà a malapena il pareggio a livello di risultato operativo nel 2019. Noi, tuttavia, riteniamo ancora che il mercato del petrolio si muoverà verso una posizione più equilibrata quest’anno”.

I FONDI VENDITORI

Il contesto resta dunque ancora fortemente caratterizzato dall’incertezza. Ecco perché nei giorni scorsi alcuni fondi hanno incrementato la posizione al ribasso (“short”) su Saipem. Per esempio, Marshall Wace ha raddoppiato la posizione corta in un giorno da 0,54 all’1,1% per poi salire a 1,35%, mentre Susquehanna International è cresciuta in tre mosse dall’1,43 all’1,81%. Ma esposti al ribasso su Saipem sono anche Parus Finance (0,52%), Ako Capital (1,1%), Exane (0,05%) e Discovery Capital Management (3,05%).

cao, saipem, energia infrastrutture

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