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Alcuni nodi delle primarie si scioglieranno il 12 gennaio, data che segna il termine per la raccolta delle firme di sostegno ai candidati. Sarà un momento importante perché è l’ultima occasione di “separazione consensuale” di SEL con PD sottraendosi al voto del 7 febbraio che potrebbe fortemente ridimensionare le ambizioni del partito (diviso a Milano) di Nichi Vendola. Per di più gli sconfitti sarebbero, almeno moralmente, impegnati al rispetto dell’esito del voto con l’eventualità di dover sostenere una candidatura come quella di Beppe Sala che appare indigeribile al gruppo dirigente di Sel, ma non ad alcuni assessori del medesimo partito.

Tra le anomalie di queste primarie è curiosa, ma non troppo, l’ostilità ad allargare i confini della coalizione. Questo perché l’ala “massimalista” non ha come priorità di creare le condizioni migliori per vincere le elezioni del sindaco ma di regolare i conti alle primarie con “il Partito della Nazione”. Di solito l’obiettivo è quello di allargare il consenso. In questo caso si persegue l’obiettivo di ridurlo sottoponendo ad un esame preventivo tutti i potenziali alleati di Sala.

I dirigenti del Nuovo Centro Destra, pur essendo i principali alleati di Renzi in Parlamento, sono considerati alla stregua degli appestati, ma neppure quelli di Scelta Civica sono visti di buon occhio. La loro presenza provocherebbe addirittura il dissolvimento della maggioranza che attualmente governa Milano.
Il fronte anti-renziano teme che l’ingresso in campo dei moderati comprometta non solo l’esito numerico delle primarie ma inquini l’identità politica del “modello Pisapia” rendendo impraticabile ogni soluzione di continuità. Insomma per dirla con Pietro Nenni “il y à toujours un pure plus pure que t’èpure” .

Il confronto sui contenuti non è ancora entrato nel merito delle questioni. Finora l’unico ad accennare ad un progetto concreto di indiscussa utilità è stato Beppe Sala che ha prospettato un’ipotesi di alienazione della SeA per allargare la rete metropolitana. L’attuale vicesindaco Francesca Balzani ha indicato temi più carichi di simbologia politica, capaci comunque di interessare l’opinione pubblica, come il “Sindaco di notte”, la costruzione di una grande moschea, l’allargamento dell’area a circolazione limitata.

Ma c’è una domanda che dovrebbe essere posta. Perché la candidatura di Francesca Balzani (che vede aggiungersi tra i suoi sostenitori più autorevoli anche l’ex magistrato Gherardo Colombo) è stata messa in campo nonostante, dopo il prevedibile rifiuto di Maiorino di ritirare la propria candidatura, non vi siano ragionevolmente le condizioni per sconfiggere quello che tutti considerano, a buon diritto, il candidato di Matteo Renzi e che vincendo le primarie diventerebbe il candidato dell’intera coalizione?

Senza addentrarsi in ipotesi astratte meriterebbe una riflessione la dichiarazione dello stesso Sala il quale (per calcolo o per imprudenza?) ha dichiarato nei giorni scorsi che di fronte ad un “avviso di garanzia” non esiterebbe a rinunciare alla candidatura. D’altra parte il centro sinistra può prendersela con comodo di fronte ad un centro destra allo stato incapace di costruire un programma credibile e di individuare una adeguata figura di di candidato Sindaco.

Primarie Pd a Milano, ecco curiosità e incognite di Sala e Balzani

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