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Il collettivo di hacker Anonymous ha reso pubblici i dettagli dell’operazione con cui ha dichiarato di aver sventato un attacco sul suolo italiano da parte di uomini dello Stato islamico. È Firenze la città che secondo gli hacktivist sarebbe dovuta finire nel mirino dei baghdadisti la sera di Capodanno.

Il profilo Twitter di #OpParis, l’account che da dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi fa da riferimento alle operazioni lanciate dagli anons contro il Califfato, ha diffuso ieri pomeriggio un video postato su Vimeo, in cui un uomo con il volto coperto dalla celebra maschera di Guy Fawkes usata dal gruppo, mostra quelle che Anonymous dichiara essere le prove del proprio operato. Contemporaneamente, anche un comunicato stampa che spiega l’accaduto, è stato messo online su Pastebin.

«Il giorno 25 dicembre 2015 abbiamo ricevuto una segnalazione relativa a un profilo Twitter collegato ai vertici dell’Is, dove era in corso una prima comunicazione su un possibile obbiettivo italiano già stabilito e apparentemente pronto per essere colpito» dicono gli anons. E aggiungono: «Questo breve messaggio privato, in quel momento indicava che Firenze sarebbe stato un obbiettivo entro capodanno, dunque Anonymous si è subito attivato per tentare di sventare questo attacco, che comunque risultato reale o falso non può essere sottovalutato tenendo conto dei soggetti che ne stavano parlando». Per questo motivo, spiegano di aver «inscenato una talpa» all’interno dello Stato islamico sfruttando lo stesso account accreditato e hanno fatto credere che ci fosse un traditore che avrebbe comunicato alle autorità italiane il piano per colpire il capoluogo toscano «così impedendo che questo attacco venisse attuato».

Che l’obiettivo fosse Firenze, per gli anons è stato ricavabile da una conversazione intercettata tra i due profili Twitter violati da un membro finora esterno al gruppo di hacktivist, che ha poi segnalato quanto rinvenuto ai responsabili italiani di #OpParis. Secondo il gruppo quei due profili appartenevano a due jihadisti, già tenuti da un po’ sotto osservazione. Il nome della città italiana sarebbe stato leggibile in un messaggio privato che è stato tradotto come: «Arriveremo a Firenze prima dell’anno nuovo». Anonymous ha interpretato questa frase come “Colpiremo Firenze entro capodanno”, magari anche in considerazione dell’allarme che la polizia austriaca aveva lanciato in quei giorni.

LE INDAGINI

Fonti investigative hanno affermato alla Stampa che «i riscontri finora fatti in proposito hanno dato esito negativo, così come gli accertamenti sull’account twitter dal quale sarebbe partito il messaggio che avrebbe messo sulle tracce gli hackivisti di Anonymous». Tuttavia la polizia postale continua a monitorare la rete. Le stessi fonti ricordano che è comunque possible che gli anons si siano imbattuti in rete in una conversazione tra jijadisti che pianificavano attacchi, ma, ricorda il giornale torinese che «in occasione del videomessaggio del 28 dicembre, avevano già definito “difficile e pericoloso, il fatto che il collettivo abbia iniziato un’operazione ad alto impatto, sotto copertura, pericolosa perché dal finale incerto”». Si tratta in effetti di un’operazione che, secondo diversi osservatori, uscirebbe un po’ dalle linee operative classiche di Anonymous.

ATTIVISMO E INFILTRAZIONI

Ad aprile, il sito specialistico Analisi Difesa aveva pubblicato un articolo in cui si parlava della presenza di infiltrati dell’Isis tra le “linee” di Anonymous. Circostanza che, vista la diffusione fluida, l’assenza di gerarchizzazione e l’articolazione del movimento di hacktivist, è del tutto possibile. Analisi Difesa citava un jihadista dal kunyat Abu Hussain Al Britani (dunque inglese) che sarebbe stato dietro alla pubblicazione, a nome dell’Islamic State Hacking Division, di un documento contenente i nomi di alcuni elementi delle forze speciali americane (il documento era accompagnato da un messaggio: “Uccideteli sulle loro terre, decapitateli nelle loro case”) e dell’attacco all’account Twitter di CentCom (il comando americano che gestisce le operazioni in Iraq e Siria). Entrambi gli episodi, si rivelarono poi attacchi fasulli quanto inutili, avendo “svelato” informazioni pubbliche e non segrete come annunciato dagli hacker baghdadisti. Secondo il sito italiano diretto da Gianadrea Gaiani certi elementi, comunque, «hanno utilizzato il gruppo [Anonymous] per i propri fini e per fare esperienza finché gli è stato utile, e lo hanno poi abbandonato e tradito quando non lo è stato più». Gli stessi, avrebbero messo le esperienze acquisite al servizio del jihad.

 

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