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“Sono in corsa per diventare sindaco di Londra perché voglio che tutti i londinesi abbiano le opportunità che la città ha offerto a me e alla mia famiglia: una casa sicura che possano permettersi, ottimi posti di lavoro con una retribuzione dignitosa, un sistema di trasporto moderno e conveniente, un servizio sanitario che dia priorità ai pazienti, scuole statali fantastiche e azioni concrete per ridurre la criminalità. Sarò un sindaco per tutti i londinesi”. Questo è uno dei post più condivisi su Facebook pubblicato da Sadiq Khan, candidato del Partito Laburista per il comune di Londra (qui  l’articolo di Formiche.net) che oggi ha vinto le elezioni. A Repubblica Khan ha raccontato che essere un musulmano a Londra significa “pregare, digiunare durante il Ramadan, mangiare cibo halal. Ma la mia identità ha più facce: sono musulmano, britannico, europeo, laburista, avvocato, padre. Ho amici di tutte le religioni e amo Londra perché le rispetta tutte”. L’altro candidato, il conservatore Zac Goldsmith, la pensa, invece, in maniera opposta (qui il ritratto di Formiche.net).

ACCOGLIENZA MADE IN UK

Nel 2015 Londra ha battuto ogni record in materia di accoglienza. L’Istituto di Statistica ha registrato l’arrivo di 329mila stranieri, superando il precedente record di 320mila raggiunto tra giugno 2004 e giugno 2005. Al primo posto ci sono i polacchi e al secondo posto gli italiani, 57mila. Non a caso il sindaco Boris Johnson disse a Matteo Renzi, in visita ufficiale nella capitale: “Benvenuto nella sesta città italiana”.

NARRATIVA MULTICULTURALE

Ma a Londra non ci sono solo italiani. Basta fare due passi a Mayfair o a Camden Town per incrociare un’infinità di volti diversi, che raccontano di razze e culture lontane. La demografia parla di una società sempre più multietnica e l’arte, in tutte le sue espressioni, né è lo specchio. Da Hanan al-Shaykh a Zadie Smith, i romanzi contemporanei che raccontano la trasformazione della società londinese sono molti. Uno tra questi, recentemente pubblicato in Italia da Baldini & Castoldi, è “La vita secondo Banana”. Da non confondere con Banana Yoshimoto, libro scritto da PP Wong, raccogliendo l’entusiasmo del pubblico e della critica. PP Wong ha tracciato un percorso per i futuri scrittori cinesi britannici. La vita di una banana è ricca di sapori originali ed emozionanti” (The Independent); “La vita secondo Banana rivela l’esplorazione di conflitti culturali e generazionali e si muove con ottimismo” (The Guardian). Il romanzo di esordio di Wong è tra i finalisti del Baileys Women’s Prize for Fiction (uno dei più prestigiosi nel Regno Unito) ed è stato pubblicato in Gran Bretagna, Italia, Israele, Thailandia, Singapore, Malesia, Hong Kong e Indonesia.

RAZZISMO DIFFUSO

“Devi essere contenta che la gatta sia in un posto migliore. Se fossimo nel Guangdong, adesso si troverebbe nella pancia di un contadino”. “Come sei razzista”. “Non posso essere razzista verso la mia stessa razza. Mamma ha detto che è impossibile”. “Non ricordo che mamma abbia mai detto una cosa simile”.E invece sì”. “Non sono certa che mio fratello Lai Ker abbia ragione, comunque mamma non è più qui. È in cielo con papà e con la mia vecchia gatta Miao Miao”. Così la dodicenne Xing Li comincia a raccontare in prima persona com’è cambiata la sua vita dopo che la mamma è morta, per l’esplosione di un microonde nella cucina di un ristorante cinese, ed è andata a vivere a casa della nonna con il fratello Lai Ker. Xi Ling ha perso anche la sua gatta Miao Miao, perché la nonna l’ha costretta a portarla alla Lega per la protezione degli animali.

“MA DI DOVE SEI DAVVERO?”

A causa dei tratti somatici di Xing Li, tutti le chiedono di dov’è. Lei risponde che è nata a Hackney, al nord di Londra, e cresciuta a Kilburn. Ma si sente sempre ripetere la stessa domanda: Sì, ma di dove sei DAVVERO?”. “Circa il 99% delle volte che qualcuno mi domanda ‘da dove vengo’ intende da quale Paese, anche se Londra è l’unica casa che abbia mai avuto. Mi confondono”, si legge nel romanzo. Per questo Xing Li crede di essere come una banana: gialla fuori e bianca dentro”. Non appartiene a Singapore, dove non è mai stata, sebbene abbia dato i natali ai suoi genitori, però viene esclusa anche da Londra.

VIOLENZA E DISCRIMINAZIONE

La ragazza passa dalla periferia di Londra a una villa a Kensington. Alla scuola privata dove arriva, la West Hill, a accoglierla è l’aggressività, anche fisica, dei compagni di classe che temono il diverso. Non sanno pronunciare il suo nome e le ripetono: Sing-Song, la nonna ti cucina carne di cane?”, “Sing-Song, perché pranzi da sola? Non hai amici?”, “Sing-Song, che brutte occhiaie. Sei rimasta alzata a preparare il chop suey nel takeaway dei tuoi genitori?”. Come inDenti bianchi” di Zadie Smith, Londra fa da sfondo a episodi di integrazione mancata, che alimenta l’estremismo (nel caso di “Denti Bianchi” religioso), lo scontro e la violenza.

COS’ È LONDRA?

Immersa in un’identità ibrida, Xing Li sente il peso della non-appartenenza e della discriminazione sociale: Mamma diceva che Londra è una città cosmopolita, perciò qui non è un problema fare parte di una ‘minoranza etnica’, perché ce ne sono tanti come noi. Però la cosa bizzarra è che io non sono né di lì né di qua, cioè non sono del tutto una occidentale ma non sono nemmeno interamente singaporiana. Mi piace sia l’arrosto della domenica che il cibo cinese, ma non parlo bene il mandarino e l’unica parola che so scrivere in cinese è il mio nome […] Mamma diceva che dovrei essere fiera di essere una BBC, una British Born Chinese, una britannica di origine cinese (da piccola pensavo che significasse che i cinesi erano di proprietà della BBC). Mamma era convinta che essere una BBC mi rendesse speciale. Ma io non mi sento speciale. La maggior parte del tempo mi sento strana”. Nel libro “Italia yes, Italia no” di Caterina Soffici, Londra è descritta come un luogo dove “si vive peggio, ma si sta meglio”. “A Londra – dice la giornalista – ho trovato la banalità della normalità. Qui si può finalmente uscire dall’emergenza continua, qui si può vivere normalmente. Ecco perché a Londra si vive peggio ma si sta meglio. Perché è un posto normale”. PP Wong è giornalista e caporedattore di Banana Writers. E’ laureata in Antropologia forense e in Giurisprudenza alla London School of Economics. Di certo alle elezioni per il sindaco della sua Londra, a volte ostile ma sempre multietnica, PP Wong ha votato per Khan.

PP Wong

Londra (conquistata da Khan) vista dagli immigrati

"Sono in corsa per diventare sindaco di Londra perché voglio che tutti i londinesi abbiano le opportunità che la città ha offerto a me e alla mia famiglia: una casa sicura che possano permettersi, ottimi posti di lavoro con una retribuzione dignitosa, un sistema di trasporto moderno e conveniente, un servizio sanitario che dia priorità ai pazienti, scuole statali fantastiche…

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