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Hillary Clinton e Bernie Sanders tornano ad affrontarsi in un dibattito televisivo, dopo le primarie nel New Hampshire, e lo fanno con cautela: corteggiano entrambi il voto di neri e ispanici, importante in South Carolina e anche in Nevada, ma evitano affondi reciproci, più preoccupati d’evitare passi falsi che di mettere a segno stoccate.

I due finiscono, così, a ‘litigare’ sulla presidenza Obama – l’ex first lady la difende, il senatore la critica – e su Henry Kissinger, che l’ex segretario di Stato considera un modello e cui invece Sanders non perdona i bombardamenti su Laos e Cambogia durante la guerra del Vietnam.

La mancanza di scintille, quando ci s’attendeva una Clinton aggressiva, induce molti commentatori sul web a considerare il confronto “noioso”. La Clinton cerca soprattutto di smarcarsi dai ritornelli del rivale sulla sua vicinanza a Wall Street e sul voto a favore dell’invasione dell’Iraq nel 2002.

Il successo della campagna di Sanders fin qui nasce anche dal fatto che Google e la Silicon Valley sono con lui: l’innovazione americana sostiene il nonno “socialista”. Alphabet, la holding di Mountain View, è in testa alla lista dei finanziatori della sua campagna, davanti a Microsoft, Apple e Amazon. Nella top 20 di Sanders ci sono pure Ibm, Intel e Facebook. I dati sono riferiti dal Center for Responsive Politics, secondo cui i dipendenti delle maggiori società della Silicon Valey hanno quadruplicato, l’autunno scorso, le loro donazioni al candidato ‘liberal’.

Due considerazioni possono integrare questi dati: l’innovazione americana ha spostato su Sanders l’appoggio dato nel 2008 e nel 2012 a Barack Obama; e aziende così grandi spesso finanziano più di una campagna, per non ritrovarsi spiazzate a conti fatti.

Il senatore del Vermont non riesce, invece, a sfondare fra i neri, nonostante il pranzo a New York con uno dei loro leader, il reverendo Ben Sharpton. John Lewis, icona della lotta per i diritti civili negli anni ’60, dice: “Non l’ho mai conosciuto, né incontrato”, inficiando i proclami del candidato circa il suo impegno contro la segregazione. “Sono stato presidente del Comitato degli studenti non violenti, ho partecipato a decine di sit-in e manifestazioni, alla marcia di Washington dove Martin Luther King pronunciò il suo discorso ‘I have a Dream’ e alla marcia da Selma a Montgomery, ho incontrato Hillary Clinton e il presidente Clinton. Ma non ho mai conosciuto o incontrato Sanders”.

C’è fermento anche fra gli ispanici, ma loro sono mobilitati soprattutto contro Donald Trump, che li ha apertamente insultati a più riprese, specie i messicani, e contro i repubblicani. Una lettera aperta, sottoscritta da personalità della comunità ispanica, fra cui il chitarrista Carlos Santana e le attrici America Ferrara e Zoe Salander, invita i 55 milioni di ‘latinos’ cittadini degli Stati Uniti a votare per chi sostiene le loro comunità, senza alcun specifico endorsement per la Clinton o Sanders.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016

Chi sostiene (e chi no) Bernie Sanders fra Silicon Valley, neri e ispanici

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