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“L’obiettivo a lungo termine degli Stati Uniti dovrebbe essere la resurrezione di un sistema di sicurezza basato sulla cooperazione con la Russia, ma, forse paradossalmente, il percorso per raggiungerlo passa attraverso uno sforzo a breve termine per proteggere l’Europa dalla Russia”. È appoggiandosi alle parole del diplomatico americano Charles Graham che Artin DerSimonian, research fellow nel programma Eurasia del Quincy Institute for Responsible Statecraft, apre il suo ragionamento sul funzionamento dell’architettura europea ospitato da Politico.

Riconoscendo che gli ultimi due anni di guerra in Ucraina hanno accentuato i timori nei Paesi confinanti con la Russia. Timori ben impressi per ragioni storiche dentro le loro opinioni pubbliche. Timori fino ad ora perlopiù ignorati dai Paesi dell’Europa occidentale. E che adesso devono essere affrontati senza dare adito a pericolose escalation, riconoscendo la situazione sul campo.

Con la controffensiva ucraina finita in un nulla di fatto, e con il conflitto bloccato in una situazione di stallo nelle prospettive più ottimiste (nelle altre, la vittoria arriverebbe a Mosca), DerSimonian denota come “i Paesi dell’Europa occidentale e gli Stati Uniti sembrano aver tacitamente accettato l’eventuale necessità di negoziati e di una qualche forma di compromesso territoriale”. Perché “con l’affievolirsi delle speranze di vittoria ucraina, la pressione per una pace negoziata è destinata ad aumentare”.

Ma qualsiasi passo in questa direzione rischia di venire interpretato da molti polacchi e baltici come una riprova della “scarsa” preoccupazione delle capitali occidentali nel garantire il territorio dei loro alleati orientali. Sarebbe necessario rassicurare questi Paesi sulla loro sicurezza, e questo potrebbe svolgere un ruolo utile nel diminuire la loro opposizione a un negoziato in Ucraina. Una possibile soluzione sarebbe la ristrutturazione della strategia di deterrenza della Nato, incentrandola completamente sulle capacità europee.

Nel corso degli anni, le preoccupazioni russe sono sempre state espresse verso i contingenti statunitensi, non quelli europei. E la decisione tedesca di dispiegare una “robusta brigata”, iniziativa che ha ricevuto il plauso degli esperti dei Paesi orientali, in territorio lituano sembra andare proprio in questo senso. Questo genere di dispiegamenti rafforza il sistema di deterrenza attuale (basato sul principio del tripwire force, garantito dalla presenza dei battaglioni multinazionali sotto l’egida dell’Enhanced Forward Presence, che implica un intervento della Nato a difesa dei propri soldati sotto attacco), rassicurando i Paesi dell’Eastern Flank; inoltre, se fatto solamente da forze europee potrebbe risultare meno ostico da digerire per la Russia.

E Washington potrebbe avrebbe tutto l’interesse a sostenere un processo simile, alleggerendo il peso dell’impegno militare ed economico statunitense, e incoraggiando gli europei a rinvigorire le proprie forze armate e a svolgere un ruolo più importante nella sicurezza del continente.

Per fare ciò, tuttavia, l’Europa necessita di un complesso militare-industriale di cui al momento non dispone, come dimostrato dall’incapacità di fornire a Kyiv le munizioni promesse lo scorso anno. Potenziare la produzione generale europea garantirebbe all’Ue una posizione più forte in eventuali crisi o conflitti futuri, e offrirebbe rassicurazioni ai suoi membri orientali. Strumenti come la Cooperazione Strutturata Permanente e il Fondo Europeo per la Difesa sono stati creati proprio per promuovere tale sviluppo.

Il rafforzamento della capacità di difesa potrebbe anche attenuare la paura dell’Europa occidentale nei confronti della Russia, diminuendo la pressione esistente nei rapporti con Mosca. E sarebbe funzionale a mantenere il sostegno degli Stati Uniti nel lungo termine: “Avendo il lusso di fare affidamento sull’America, dalla fine della Guerra Fredda molti Paesi europei hanno considerato la sicurezza quasi come un ripensamento. Ma molti degli esperti con cui ho parlato hanno sottolineato che, con l’incertezza del futuro impegno strategico di Washington, è giunto il momento che l’Europa inizi a fare molto di più per la propria difesa. Inoltre, data la sensazione molto diffusa e giustificata negli Stati Uniti che gli europei stiano ‘cavalcando’ le loro spese militari, come ha notato anche l’ex presidente Barack Obama”, ricorda DerSimonian.

Che suggerisce anche di sfruttare l’arrivo a Varsavia di un governo più europeista per recuperare del cosiddetto Triangolo di Weimar, un raggruppamento informale tra Berlino, Parigi e Varsavia avviato oltre 30 anni fa. E poiché il coinvolgimento della Polonia, nettamente vicina alle posizioni di Washington, può contribuire a ridurre le preoccupazioni statunitensi su un progetto europeo autonomo.

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