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Governare il Comune di Roma, schiacciato da un debito di 13,6 miliardi e con un bilancio condizionato da manovre di rientro fino al 2048, non sarà facile per nessuno dei tanti candidati già scesi in campo. Ma come si è arrivati a questo «abisso finanziario»? Una prima risposta si trova nella relazione che il procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, ha presentato venerdì 4 marzo in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario della stessa Corte. Vi è descritto per filo e per segno «lo scandalo della Metro C», una linea metropolitana di 25,6 chilometri e 30 stazioni, approvata nel 1990, ma tuttora in costruzione, con costi doppi rispetto alla media europea. Un’opera che il procuratore De Dominicis definisce «una partita anomala, illegale e rovinosa», un groviglio di sprechi e inefficienze caratterizzato da ben 39 varianti in corso d’opera, «varianti del tutto illegittime, poiché mai approvate dall’organo di controllo politico».

I SINDACI

Un chiaro riferimento alle giunte succedutesi alla guida del Campidoglio negli ultimi 30 anni, guidate, nell’ordine, da Franco Carraro, Francesco Rutelli, Walter Veltroni, Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Pur essendo loro i veri titolari del potere di decidere sugli appalti e sulle varianti, sostiene De Dominicis, tutte le giunte capitoline, di destra e di sinistra, hanno sempre lasciato ogni decisione ai costruttori stessi, con una lievitazione dei costi che ha fatto della Metro C di Roma la linea metropolitana più costosa al mondo. «La malafede contrattuale è palmare», scrive il procuratore. «Il tempo perduto dal Contraente generale, per sua esclusiva colpa (varianti), è servito a procurargli ulteriore credito. L’atto attuativo è quindi caratterizzato da doppiezza ed oscurantismo, siccome non v’è mai certezza su crediti e debiti! Inoltre, gran parte dei resoconti contabili sono inintelligibili e palesemente contraddittori”. Per inciso: per Contraente generale si intende la società privata Metro C, costruttrice dell’opera, di cui sono azionisti Astaldi (34,5%), Vianini, gruppo Caltagirone (34,5%), Ansaldo Trasporti (14%), Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi (10%) e Consorzio Cooperativo Costruzioni (7%).

LA STORIA

Un breve riepilogo aiuta a capire meglio lo sconcerto del procuratore. Approvato per la prima volta nel 1990 (sindaco Carraro), il progetto della linea C venne modificato una prima volta nel 1995 (giunta Rutelli), con un allungamento fino a Ottaviano-San Pietro, per renderlo funzionale al Giubileo del 2000. Inutile dire che non se ne fece nulla. In compenso, da allora sono state introdotte dai costruttori 39 varianti in corso d’opera, che hanno allungato i tempi di realizzazione e fatto lievitare i costi, con «metodi anomali», accusati di «scarsa trasparenza», sui quali la Corte dei conti sta indagando da anni, e indaga tuttora, dopo avere inviato alcuni avvisi di garanzia e istruito un primo processo a carico di alti dirigenti ministeriali e comunali.

I COSTI

Il costo iniziale della Metro C era previsto pari a un miliardo 925 milioni di euro (anno 2001). Nel 2006, alla stipula del contratto con metro C, era già salito a 2 miliardi 600 milioni, poi lievitati a 3 miliardi 379 milioni. Somma a cui il Cipe ha poi aggiunto altri 792 milioni, con una decisione politica che, al pari delle precedenti, è sempre stata successiva alle determinazioni dei costruttori privati, stranamente sempre accettate come «vincolanti» dal Comune. Già a quel punto il costo per chilometro era salito dai 145 milioni iniziali a 273 milioni. In pratica, un costo chilometrico doppio rispetto alla media europea, che oscilla tra 120 e 150 milioni. Ma non è ancora detta l’ultima parola: al costo finale, si dovranno infatti aggiungere altri 1,1 miliardi per «opere complementari», più 485 milioni per quattro arbitrati, a seguito dei contenziosi aperti. Secondo alcune stime, qualora le richieste dei costruttori fossero accolte, il costo della Metro C salirebbe a 5 miliardi 700 milioni, quasi 4 miliardi in più del prezzo iniziale, il triplo del preventivo.

LE COMUNICAZIONI

Sul sito della società Metro C, un comunicato stampa informa che i lavori di costruzione, sospesi nel 2015 a seguito di mancati pagamenti (200 milioni), sono ripresi il primo marzo «nell’interesse della città». Sullo stesso sito, si apprende che la stazione di Piazza Venezia è tuttora in fase di progettazione, mentre il tratto che interessa le stazioni Fori Imperiali e Amba Aradam sarà completato entro il 2020. Quanto alla stazione di San Giovanni, la cui ultimazione era prevista per il dicembre 2015, i lavori sono tuttora in corso. Ma guai a muovere critiche, perché «Metro C reagirà con fermezza in ogni sede giudiziaria per la tutela della propria onorabilità e della propria immagine».

IL FUTURO

Last but not least: con incredibile ottimismo, la linea Metro C è stata indicata dal Comitato Roma 2024 tra le infrastrutture di trasporto basilari per la candidatura alle Olimpiadi, dandone per certo non solo il completamento, ma anche il prolungamento fino al Villaggio olimpico di Tor Vergata a sud, e fino al Foro Italico a nord, ma senza alcuna indicazione dei costi. Il prossimo sindaco di Roma è avvisato.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

Parliamo della Metro C di Roma?

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