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L’avvicinarsi delle primarie del centro-sinistra in calendario per il 6-7 febbraio non ha ancora fatto emergere strategie e progetti chiaramente contrapposti tra i candidati. Al di là dei “sogni” (la riapertura dei Navigli) e degli obiettivi largamente condivisibili ma altrettanto generici come l’intervento nei quartieri più disagiati, il potenziamento del trasporto pubblico, la riqualificazione di grandi superfici come quelle degli ex scali ferroviari, la ristrutturazione degli alloggi pubblici inagibili, l’unico terreno su cui le posizioni divergono nel dibattito pubblico è quello delle modalità di reperimento delle risorse necessarie a finanziare gli investimenti.

Beppe Sala sarebbe disponibile ad alienare quote di Sea e A2A mentre Francesca Balzani pensa a rafforzare la lotta contro gli evasori e rivendica (come Roberto Maroni per la Regione) la restituzione di parte delle imposte statali. Per la cronaca la candidata 5 stelle pensa di far cassa introducendo il ticket di ingresso a Milano.

Nel centro sinistra il risultato del 7 febbraio è assai importante. Lo è per Matteo Renzi come per i suoi oppositori che considerano Beppe Sala il proconsole di Palazzo Chigi nonché l’alfiere locale del “Partito della Nazione”. Per questo le primarie saranno prima di tutto un regolamento di conti interno alle due anime della sinistra. Non è infondato il sospetto che una parte dello schieramento di sinistra ha come principale obiettivo quello di rendere impraticabile a tutti i costi prima la candidatura e poi l’elezione di Sala a Palazzo Marino proprio per colpire Renzi. E’ un fatto che la partecipazione di Sel alle primarie, peraltro senza appoggiare ufficialmente nessuno dei candidati, ha tutto il sapore di un rapporto a termine che potrebbe finire molto presto per “mancanza di lealtà reciproca.

Paradossalmente a provocare il rischio di collasso della maggioranza che nel 2011 ha eletto Pisapia non sono però le defezioni ma le manifestazioni di sostegno (anche presunte) da parte di soggetti esterni al perimetro del centro sinistra nei confronti di Beppe Sala, il candidato che può ragionevolmente attirare il consenso (necessario per vincere) dalle aree moderate sia alle primarie che alle elezioni vere e proprie.

Milano è una comunità che storicamente ha anticipato, nel bene e nel male, le tendenze in atto nella società italiana. E’ forte il timore che un successo di Sala acceleri il processo di modernizzazione del PD e il tramonto definitivo di un “partito geneticamente diverso”. Ciò segnerebbe anche la sconfitta e, soprattutto, l’isolamento della sinistra antagonista e radicale.

Per questo il presunto interesse di CL nei confronti dell’ex city manager di Letizia Moratti suscita sospetti misti ad indignazione. Così come l’appoggio esplicito di Denis Verdini (alleato determinante per garantire la maggioranza di Renzi al Senato) diviene un vero e proprio scandalo che nel “politically correct” imporrebbe da parte del beneficiario Sala un pubblico rifiuto. Ed è sorprendente che anche il segretario milanese (renziano) del PD Bussolati parli di “provocazione di Verdini”.

Sembra valere la regola del “dimmi chi ti vota e ti dirò chi sei”. Eppure Piero Bassetti, esponente storico della sinistra DC e primo presidente della Giunta Regionale Lombarda, uno dei “padri” della vittoria di Pisapia, oggi appoggia Beppe Sala senza indugio e con molto pragmatismo. Secondo Bassetti, intervenuto assieme a Bruno Tabacci alle Stelline il 23 gennaio ad un incontro promosso dai supporters di Sala è stato molto netto nel sostenere che i concetti tradizionali di “destra e di sinistra” avevano un senso quando esistevano i partiti ideologici, che oggi non sono scomparsi. Per Bassetti se la cosiddetta “società civile” e le forze politiche vogliono dare continuità alla Giunta Pisapia, le primarie non sono fatte per scegliere il candidato politicamente più vicino a questo a quel gruppo ma il candidato che alle votazioni ha le maggiori possibilità di vittoria.

Intanto continua l’azione volta non solo a screditare sotto il profilo politico la figura di Sala. La stampa dà notizia che Nando Dalla Chiesa, nella veste di Presidente del Comitato Antimafia del Comune, avrebbe inviato un dossier in Procura sul tema delle infiltrazioni mafiose negli appalti di Expo. Le stesse dichiarazioni di Francesca Balzani sulle “mezze verità di Sala” sono un segnale poco tranquillizzante.

Le primarie di febbraio sembrano avvicinarsi al modello americano dove i contendenti non si risparmiano colpi bassi, ma non disdegnano neppure di adottare pratiche da terza internazionale dove prima si condannava e poi si cercavano le prove.

Il contrasto è così profondo che le primarie potrebbero essere solo il primo “round” di una partita che potrebbe restare aperta per molti mesi fino al voto finale e dare spazi a nuovi scenari sino ad oggi imprevedibili che riporterebbero in gioco alcuni degli attuali outsiders, dentro e fuori dal centro sinistra.

Sala e Balzani, ecco differenze e stilettate

L’avvicinarsi delle primarie del centro-sinistra in calendario per il 6-7 febbraio non ha ancora fatto emergere strategie e progetti chiaramente contrapposti tra i candidati. Al di là dei “sogni” (la riapertura dei Navigli) e degli obiettivi largamente condivisibili ma altrettanto generici come l’intervento nei quartieri più disagiati, il potenziamento del trasporto pubblico, la riqualificazione di grandi superfici come quelle degli…

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