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Lo abbiamo già scritto e detto quando il testo della riforma scolastica si stava inseminando, lo affermiamo ora ad inizio anno scolastico con la deprecante girandola degli insegnanti che sono passati di ruolo, hanno accettato l’assegnazione della sede con il Ministero che “suonava le trombe del successo” e ci ritroviamo ora le, gli stessi, insegnanti che congelano il trasferimento e per un altro anno si cuccano la supplenza annuale (glielo permette la stortura della normativa!).

Orribile situazione per i nostri giovani studenti che non hanno certezza di diritto di avere un’insegnante di riferimento per la loro crescita formativa, ma ancora una supplente, e ancora, e ancora. La riforma è una brutta scuola, non è proprio bella e sintetizziamo così i nostri giudizi

• si dà più autonomia ai dirigenti scolastici ma senza cambiare composizione e poteri del Consiglio di Istituto

• si esalta l’autonomia del curricolo, ma lasciando invariati e obbligatori i curricoli e gli ordinamenti esistenti;

• si promuove l’alternanza scuola lavoro, ma in aggiunta alle 14 materie di studio esistenti o come “lavoretto” estivo extrascolastico;

• si inventano le nuove reti “obbligatorie”, ma senza decentralizzazione e organizzazione amministrativa delle reti ;

• si stabilizzano i precari, ma si lascia inalterato il sistema delle supplenze, dei punteggi e delle graduatorie;

• si inventano incarichi per funzioni ispettive, ma non si istituisce un servizio ispettivo autonomo;

• si premiano gli insegnanti, ma si lascia la vecchia carriera di anzianità;

• si afferma l’autonomia degli istituti scolastici, ma senza riforma dell’amministrazione centrale e periferica.

Tutto nasce da un stereotipo antico: più di tutto = meglio di tutto? più insegnanti = più istruzione? più materie = più conoscenza? più ore di lezione = più apprendimento? più organi collegiali = più democrazia

IN SINTESI

Mai come oggi, di fronte alla confusione della Legge vale in educazione la famosa frase dell’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe: LESS IS MORE (meno è più, o meno è meglio).
Invece la verità è, stando dalla parte dei nostri giovani, che La legge parte dal pregiudizio che la crisi della scuola e del sistema formativo sia dovuta alla scarsità dell’offerta, mentre è dovuta all’incapacità di comprendere le trasformazioni della domanda, ossia le nuove esigenze espresse dai giovani che studiano e dalla mancanza di professionalità di alcuni insegnanti impreparati.

Per troppi giovani stare a scuola non ha più senso e ne traggono le conseguenze sul piano del comportamento e degli atteggiamenti. Vero è, ed è incontestabile, che è mancata al Legislatore la conoscenza elementare di quello che è e come funziona l’attuale curricolo italiano… e quindi degli effetti perversi di un potenziamento dell’esistente senza un suo ripensamento. Le principali criticità del curricolo italiano sono nel fatto che il nostro è un curricolo elitario proposto a una scuola di massa.

Infatti:

• si rivolge a un alunno ideale inesistente, mentre dovrebbe partire dal più debole degli alunni;

• propone obiettivi contraddittori e spesso irraggiungibili, viziando i criteri di valutazione che restano lontani dall’equità e dalla affidabilità;

• è del tutto dipendente dalle discipline universitarie (che non esistono più);

• è verticale solo nel senso che mira – inconsapevolmente – al successo accademico – fin dalla prima elementare, mentre la grande maggioranza degli allievi non arriva alla laurea;

• è prigioniero della forma scolastica (lezione+libro+voti) per cui anche il merito ha carattere scolastico;

• è rivolto al passato e ad un unico futuro (quello accademico) ed ignora ciò che serve oggi alla vita dei ragazzi futuri cittadini.

La verità è che il curricolo italiano è fatto di solo “offerta”, ignora la domanda che resta una astrazione pedagogica (nei casi migliori) in una istituzione dove chi fa la voce grossa ha tutto, chi chiede riceve poco e chi non sa chiedere non ottiene nulla. Invece sulla base dell’analisi della domanda dunque bambini e giovani, quelli veri, dovrà elaborare ed aggiornare tutti i curricoli del sistema di istruzione, formazione ed educazione, tenuto conto che il curricolo, non è appunto solo i contenuti dell’insegnamento, ma anche le metodologie, gli strumenti, la valutazione, i tempi di studio, le attività complementari e integrative, che dovrebbero fare un tutt’uno coerente e dinamico con il contesto di un’istituzione rivolta soprattutto ai minori.

Dobbiamo prendere in mano la situazione, cambiarla, operare comparazioni internazionali, proporre soluzioni. Dalla parte dei nostri giovani dunque e non degli insegnanti.

Buona o Brutta Scuola?

Lo abbiamo già scritto e detto quando il testo della riforma scolastica si stava inseminando, lo affermiamo ora ad inizio anno scolastico con la deprecante girandola degli insegnanti che sono passati di ruolo, hanno accettato l’assegnazione della sede con il Ministero che “suonava le trombe del successo” e ci ritroviamo ora le, gli stessi, insegnanti che congelano il trasferimento e…

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