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AGGIORNAMENTO DEL 16/02

Il dipartimento di Stato ha fatto sapere che i tre contractors americani sono stati liberati e si trovano in Iraq, tutti in buone condizioni di salute. Gli iracheni si intestano il successo dell’operazione con cui sono stati estratti dal covo in cui erano detenuti. Dichiarazioni da scremare, sia perché molto spesso il governo (ed in particolare le autorità di sicurezza) si accreditano successi inesistenti, sia perché per il rapimento sono state incolpate le milizie sciite amiche di Baghdad. Corpi militari armati e spesso diretti dall’Iran: il governo iracheno viene accusato del fatto che queste realtà paramilitari (che in molti casi hanno anche un’ala politica influente) hanno preso troppo spazio, e viene considerato incapace di gestirli. Mettere a nome proprio la liberazione dei tre americani sarebbe anche un modo per dichiarare la propria supremazia su questi gruppi paralleli – sebbene è notissimo che così non è.

Per il momento comunque non sono stati diffusi ulteriori dettagli, né sui rapitori, né sulle dinamiche, né sulle motivazioni.

(Eventuali nuove informazioni verranno aggiornate)

*****

 

Tre contractors americani sono scomparsi in Iraq due giorni fa, ha dichiarato un alto funzionario della sicurezza a Baghdad alla CNN.

«Domenica una società ha presentato una relazione su tre dei suoi dipendenti irreperibili da due giorni. Sono contractors americani» ha detto il funzionario alla CNN. Separatamente, un funzionario della sicurezza irachena con conoscenza del caso ha detto ai reporter della televisione americana che le tre persone mancanti sono cittadini con doppio passaporto iracheno-americano.

Sarebbero stati rapiti da un gruppo di uomini armati mentre si trovavano in un appartamento nel quartiere di Dora (sud-est della capitale irachena) nel tardo pomeriggio di venerdì. Alcune versioni dicono fosse la casa del loro interprete, il Washington Post dice invece che si trovavano in un bordello. I contractors sarebbero stati portati via in un convoglio composto da diversi veicoli, ha detto la fonte, che ha parlato alla CNN in condizione di anonimato in quanto non autorizzata a parlare ai media. Il WaPo ha pubblicato anche i nomi, che però per il momento non sono stati confermati ufficialmente: si tratta di Amro Mohamed, Wael al-Mahdawi e Rusul Farad (una donna).

Fonti tra la polizia irachena citate dal Washington Post hanno detto che l’edificio dove sarebbe avvenuto il rapimento (composto da otto appartamenti, di cui uno ospita appunto un noto bordello) è spesso oggetto di operazioni di polizia religiosa condotte dalla milizia sciita amica del governo iracheno e guidata dall’Iran Asa’ib ah al-Haq, la “Lega dei Giusti”. Il quartiere di Dora è religiosamente misto: i suoi abitanti sono composti da sciiti, sunniti, cristiani, e altre minoranza. Ultimamente è oggetto delle perquisizioni delle milizie sciite, che si sostituiscono alle normali forze di polizia (solo con metodi più settari) per ripulire tutto ciò che non è consentito dalla religione: bordelli appunto, locali notturni, negozi di liquori.

Non è chiaro per il momento chi siano i rapitori, e il fatto potrebbe essere legato alla criminalità locale, nota per compiere certe azioni al fine di ottenere i riscatti.

Nel periodo dopo il 2003, quella dei rapimenti di occidentali, soprattutto americani, era una pratica comune tra le milizie sciite irachene filo-iraniane. Per esempio, fu proprio la milizia Asaib Ahl al-Haq, a rapire nel 2010 Issa T. Salomi, un americano di origini irachene. Ma negli ultimi anni si era quasi completamente arrestata questa pratica. “I Giusti” adesso sono uno dei gruppi più potenti di Hashed al Shaabi, entità che fa ombrello a tutte le milizie sciite che combattono lo Stato islamico a fianco del governo iracheno, e dunque indirettamente anche della Coalizione occidentale. Poi a settembre 2015 un gruppo paramilitare sciita, Furaq al-Mawt (gli Squadroni della morte), ha rivendicato il rapimento di 18 cittadini turchi proprio a Baghdad. Il mese scorso, due dozzine di qatarioti sono stati invece rapiti nel sud iracheno durante una battuta di caccia: un’area dove le milizie sciite hanno forte presenza (e dove non c’è l’Isis), anche se ad oggi nessuno ha rivendicato l’azione. Per ora né i turchi né i ricchi cacciatori del Qatar sono stati liberati.

Quello che si teme di più, comunque, è che dietro al rapimento degli americani possa esserci la mano dello Stato islamico: nel caso la paura è che ai prigionieri possa spettare la stessa tragica sorte toccata agli altri ostaggi occidentali, le cui esecuzioni sono finite oggetto di video propagandistici.

John Kirby, il portavoce del Dipartimento di Stato ha detto che per motivi di sicurezza non verranno forniti ulteriori dettagli.

NOTA POLITICA

Il rapimento arriva in un momento politico reso delicato dalla decisione di Barack Obama di concedere la grazia a sette prigionieri iraniani, accusati di aver violato le sanzioni contro Teheran: decisione presa anche come scambio per il rilascio di cinque americani detenuti illegalmente in Iran, aspetto a latere del sollevamento di quelle stesse sanzioni violate alla Repubblica islamica. Uno dei candidati alle primarie repubblicane, il senatore dal Texas Ted Cruz, ha commentato a “Fox News Sunday” la grazia concessa da Obama: «Il risultato di questo: ad ogni cattivo attore sulla terra è stato detto va pure a catturare un americano». La cattura dei tre contractors si porterà dietro anche strascichi politici del genere.

iraq

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