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Simona stava cercando di dare un senso alla serata. Nico era tornato a casa da poco ed era ancora molto turbato da quel frullatore di avvenimenti. Gli avevano chiesto di stare zitto e lui aveva tradito il suo animo giornalistico, mantenendo un silenzio che diveniva sempre più ingombrante, tanto quasi da soffocarlo. Aveva in testa il mostro, poi gli venivano in mente le parole di Diretti.

In tutto ciò, a casa, si sentiva come un corpo estraneo. Simona non era stata mai così accudente. Quella sera aveva deciso di preparare la tavola con estrema cura. Le tovagliette verdi, i piatti dello stesso colore, ma con una variazione tendente all’azzurro, i bicchieri da vino “buoni” che avevano usato solo per qualche brindisi fugace in occasioni speciali. Poi i tovaglioli di stoffa, le posate disposte a dovere e, infine, il piatto preferito di Nico: la pasta al pesto con patate bollite e fagiolini. Una delizia. Simona la faceva benissimo perché si appassionava a utilizzare i barattolini di pesto preparati con cura durante l’anno. Il profumo di basilico riempiva i vuoti lasciati dal silenzio. Simona non poteva evitare sguardi indagatori e Nico si sentiva braccato.

Cercò di distrarsi scorrendo nervosamente alcuni messaggi contenuti nello smartphone.
Con un riflesso condizionato del pollice destro, ebbe immediato accesso a un noto social network che frequentava decisamente troppe volte al giorno, senza una ragione precisa, ma a causa di un impulso che faceva fatica a spiegarsi. Molti suoi contatti stavano condividendo un post dal tono sensazionalistico, ma ben argomentato, almeno all’apparenza; un post che raccontava una verità, per Nico incontrovertibile.

Si sbalordì pian piano andando avanti con la lettura e Simona non fu in grado di fingere indifferenza. Aveva già visto il post, ne parlavano tutti. Like a migliaia, commenti di approvazione e segnali di ribellione da tastiera. Un bubbone online che cresceva di ora in ora.
«Simo, ma qui scrivono della formica gigante».
«Dove?».
«Qui, su Stanzia».
«E che hanno scritto?».
«Che le voragini sono causate da una formica gigante, che è stata vista…».
Nico si chiuse in sé stesso, perché ben sapeva di essere stato il primo a vedere quella creatura su cui adesso in molti, via social, disquisivano come professori, quasi come se l’avessero vista loro. Ma loro non avevano visto assolutamente nulla e parlavano, spiegavano, discettavano. Si dividevano in fazioni.
«Ma come è possibile?».
Simona non fu capace di tirare fuori una domanda diversa, tanta era la preoccupazione di vedere Nico a capo chino, con lo sguardo rivolto verso le ginocchia. Sconfitto a priori, reduce da una battaglia persa contro il disgusto per la vita.
«Nico, ma che te ne importa? Proviamo a metterci alle spalle questa storia».
Nico replicò con un silenzio assordante.
«Dai amore, dico sul serio!».
Simona gli accarezzò la testa con tutta la tenerezza possibile.
«Non è facile, lo so, io sono con te. Ma adesso, se esce tra la gente, non è poi un male. Pensaci, potrai parlarne liberamente. Non ti prenderanno per matto».
«Ma tu capisci che qui siamo all’impazzimento totale!». Nico iniziò a urlare, come destatosi da quella tristezza annichilente.
«Guarda, guarda, leggi, ti prego! Dice che proveranno ad abbatterlo in tempi brevi. E praticamente, se leggi tutti i commenti al post e agli altri post che questo sta generando, c’è chi dice che lo devono colpire con un missile dritto in quel testone e chi lo difende, sostenendo che sia una creatura santa, un segno dal cielo, da custodire a costo della vita! Ma tu capisci che circo è partito? Poi sono io quello pazzo…».

«No, no, ma certo che no! Sai come sono queste cose quando montano sui social».

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