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Il 15 ottobre è una data che può rivelarsi lo spartiacque tra quello che è stato e ciò che sarà. Soprattutto, in relazione a temi cari alle parti sociali. Il Consiglio dei ministri licenzierà la Legge di Stabilità 2016; nel medesimo giorno la manovra da 27 miliardi di euro sarà presentata in Parlamento e trasmessa alla Commissione europea. Il governo, però, ha più volte dichiarato che, subito dopo l’approvazione definitiva del testo finanziario, avanzerà una proposta su un nuovo modello contrattuale. Ma non basta, perché l’esecutivo ha già annunciato di voler legiferare anche su temi come la rappresentanza sindacale, la partecipazione dei lavoratori all’impresa, il salario minimo. Quindi, diventa strategico sbloccare l’impasse esistente nel rapporto tra Confindustria e sindacati sulla riforma contrattuale. In questo senso, è bene ricordare la proposta avanzata dalla Uil lo scorso mese di febbraio. Si tratta di un nuovo modello contrattuale a geometria variabile, sia nel pubblico che nel privato, della durata di quattro anni e con un grande elemento di novità: legare gli aumenti contrattuali non all’inflazione, bensì all’aumento del Pil. Le motivazioni di questa scelta si basano sull’esigenza di un nuovo modello contrattuale che dia forza alla domanda interna.

Questa posizione è stata, di fatto, snobbata, dagli altri interlocutori, a partire dagli imprenditori, che hanno, invece, puntato su altre ipotesi. Inoltre, la Confederazione di via Lucullo ha chiesto di rinnovare entro il 2015 i contratti in scadenza. Tra questi c’è il Ccnl dei metalmeccanici. I contenuti della piattaforma collegata sono noti: un salario di 105 euro lordi medi mensili nel triennio; una profonda rivisitazione dell’inquadramento professionale; poi, formazione professionale come diritto soggettivo dei lavoratori, welfare integrativo e diritti di partecipazione. Insomma, una piattaforma ambiziosa per un contratto nazionale che, come sostiene la Uilm, deve essere rinnovato entro l’anno. Federmeccanica, che ha ammesso di voler aprire il tavolo di confronto contrattuale (ribadendo che al primo livello spetta un ruolo di garanzia e di tutela per le fasce più deboli), pare piuttosto intenzionata a sottrarre al contratto nazionale il ruolo di strumento che determina eventuali crescite del potere di acquisto delle retribuzioni. Quindi, il confronto tra le parti si preannuncia duro, come sarà quello in ambito confederale, qualora dovesse riaprirsi. Il tempo utile rimane fino a Natale.

Il testo della legge di Stabilità, infatti, approderà nell’Aula del Senato e, poi, in quella della Camera per essere approvato, in via definitiva, dopo almeno due letture, entro la fine di dicembre. Prima che la manovra finanziaria riceva il via libera, l’interesse per le cose da fare rischia di risultare più interessante di quello per i contenuti della stessa. Succede quando un’ efficace contrattazione (da stabilirsi in sede confederale, anziché in quella di governo), può rivelarsi determinante per dare spinta alla ripresa, quanto il buon funzionamento dei conti dello Stato. Confidiamo che questo sia ciò che sarà.

Antonello Di Mario è direttore di “Fabbrica Società”

Economia, contratti e riforme. Ecco l'agenda della Uil

Il 15 ottobre è una data che può rivelarsi lo spartiacque tra quello che è stato e ciò che sarà. Soprattutto, in relazione a temi cari alle parti sociali. Il Consiglio dei ministri licenzierà la Legge di Stabilità 2016; nel medesimo giorno la manovra da 27 miliardi di euro sarà presentata in Parlamento e trasmessa alla Commissione europea. Il governo,…

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