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Qualcuno si ricorda di Gianpiero Samorì? Sì, proprio l’uomo d’affari di Modena che voleva prendere il posto di Silvio Berlusconi come leader di Forza Italia e dell’intero centrodestra, e che per questo nel 2012 aveva creato il movimento politico dal nome modesto e per nulla contraddittorio di “Moderati Italiani in Rivoluzione” e sfidato pure Angelino Alfano alle primarie del Pdl. Una meteora la cui carriera politica è finita in una bolla di sapone prima ancora di cominciare, si mormora in Forza Italia.

No, non sarebbe intenzionato a rimettersi in gioco, anche perché pare che sia finito definitivamente fuori gioco con Arcore, dove il Cavaliere ha rifiutato varie richieste d’incontro. Ora sono i suoi problemi di natura giudiziaria come finanziere d’assalto a rimetterlo sotto i riflettori.

Su di lui pendono infatti due rinvii a giudizio. Il primo, deciso nei giorni scorsi dal Gup Giulia Proto del Tribunale di Roma, è per il suo coinvolgimento nel dissesto della Tercas, la banca di Teramo commissariata alcuni mesi fa da un decreto del Ministero delle Finanze su richiesta della Banca d’Italia per gravi perdite patrimoniali e poi acquistata dalla Banca Popolare di Bari.

Nel procedimento contro l’ex direttore generale della banca abruzzese, Antonio Di Matteo, Samorì è accusato di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità. In particolare, Samorì, in veste di finanziere e imprenditore assicurativo, secondo l’accusa “operava come partecipe del sodalizio criminoso e forniva un rilevante apporto alla realizzazione del suo programma” perché per il tramite della sua Modena Capital Banking Partecipation ha acquistato 2,4 milioni di azioni della Tercas, abbondantemente finanziato dallo stesso istituto di credito grazie all’intervento di Di Matteo. Accuse contestate da Samorì.

Il secondo giudizio pendente sulla testa dell’uomo d’affari modenese è per l’imputazione coatta imposta dal tribunale di Bologna, dopo una precedente archiviazione, per i reati di intrusione in sistemi informatici e divulgazione di informazioni riservate. L’imputazione coatta non è tecnicamente un rinvio a giudizio, ma dispone che la procura che aveva chiesto l’archiviazione chieda invece per gli indagati il rinvio a giudizio, ed è prassi che all’imputazione coatta segua sempre un processo. La vicenda del trafugamento dei dati riservati relativi ai soci della Bper, la Popolare dell’Emilia Romagna di cui da anni Samorì tenta la scalata senza fortuna, è molto delicata.

Secondo la denuncia della stessa banca, Samorì avrebbe “ricettato” quei dati da un dipendente della Bper – poi guarda caso dimessosi dalla banca e diventato dirigente (lo è tuttora) di una sua società, l’Assicuratrice Milanese – per poi usarli per raccogliere voti nell’assemblea dei soci che, essendo una popolare, prevede il voto capitario. Dopo la denuncia, gli inquirenti hanno disposto perquisizioni e sequestri, che hanno riguardato anche un pc in uso a Gianmarco Landi (coordinatore nazionale di Bper Futura, la lista con cui Samorì si è candidato a entrare nel cda della banca) nel quale la Polizia ha trovato i file dell’anagrafe soci della Bper, che egli dichiarerà di aver ricevuto “a casa in busta anonima”. Samorì si è giustificato dicendo di aver dato disposizione di distruggere i file. Ma perché uno che vuole guidare l’Italia, ed è pure avvocato, non è andato subito alla procura della Repubblica?, si sono chiesti altri piccoli azionisti della banca.

A gennaio, a distanza di 24 ore, il 13 e il 14, ci saranno le udienze per le due vicende, e lì si vedrà quali provvedimenti i tribunali prenderanno a carico di Samorì. Anche la capacità finanziaria dell’avvocato modenese ha subito un forte colpo con l’uscita (traumatica) di Vincenzo Consoli da Veneto Banca, finora suo cash dispenser. Ora l’ambizione di voler scalare la Bper – annunciata nel corso dell’ultima assemblea della banca modenese in vista della trasformazione in spa – dovrà con tutta probabilità essere messa in un cassetto. Come quella di sostituire Berlusconi.

Formiche.net Samorì lo ricorda così:

Che combina ora Samorì?

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