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Snam è troppo cinese per la Germania? Merita soffermarsi su una recente vicenda, importantissima, che unisce la normativa sugli investimenti esteri tedesca, le infrastrutture critiche, la presenza cinese nell’azionariato di Cdp Reti e gli ulteriori muri in operazioni intra-Ue.

Il 7 aprile 2025 Snam aveva stipulato un accordo con Infinity Investments, società controllata da Abu Dhabi Investment Authority (Adia), per l’acquisizione da parte di Snam della partecipazione del 24,99% in Open Grid Europe (Oge), gigante tedesco delle infrastrutture di trasporto del gas, detenuta da Infinity Investments. Per il closing sarebbe stato necessario aspettare le diverse autorizzazioni, tra cui quella relativa alla normativa tedesca sugli investimenti esteri (i.e. loro Golden Power).

In data 14 novembre 2025 Snam ha comunicato che l’accordo è stato risolto proprio per le difficoltà incontrate nell’ottenere tale autorizzazione, nonostante i rimedi proposti. In sostanza, da quanto si apprende, Berlino, pur senza giungere ad un provvedimento concreto di veto, in sede di istruttoria ha fatto capire a Snam che non avrebbe autorizzato l’operazione ai sensi della normativa – e dunque per ragioni di sicurezza nazionale – circostanza che ha indotto le parti a rinunciarvi, risolvendo l’accordo.

Le ragioni? Il comunicato nulla dice, ma dalle indiscrezioni stampa emerge che il problema principale sarebbe stato la presenza cinese indiretta in Snam. In particolare, trattasi della presenza strutturale della società cinese State Grid Corporation of China nel veicolo CDP Reti, che controlla Snam tramite una partecipazione di maggioranza relativa.

Postura severissima di Berlino, che solo qualche anno fa permetteva a Pechino di entrare nei propri porti, nonché discutibile sul fronte societario, atteso che i cinesi non controllano Cdp Reti: Snam ha come socio di maggioranza relativa CDP Reti al 31%; CDP Reti è controllata al 59% da Cdp, a sua volta controllata all’87% dal MEF; il nesso con la Cina? Il secondo socio in Cdp Reti, con il 35%, è State Grid Europe Limited, società del gruppo State Grid Corporation of China. Un collegamento dunque indiretto e per certi versi forzato.

Va da sé che tale presenza, sempre più attenzionata, assume un forte connotato politico. Dopotutto, erano solo di qualche mese fa le indiscrezioni di Bloomberg relative ai piani del governo italiano finalizzati a ridimensionare alcune partecipazioni cinesi in società strategiche, tra cui figura e figurava proprio Cdp Reti, che nonostante il controllo saldo in mano a Cdp e dunque al Mef vede quell’ingombrante 35% in mano al socio cinese, da cui deriva, secondo i patti stipulati, il diritto – e questo è il nodo forse cruciale – a nominare un membro nei Consigli di amministrazione. Eredità degli anni Dieci del Duemila (State Grid è entrata in CDP Reti nel 2014), quando i capitali cinesi venivano accolti con entusiasmo.

Oggi invece questa presenza è considerata problematica, sia per ragioni interne, che per il rischio di perdere mercati che diventano ogni giorno più ostili verso la Cina, si pensi agli Stati Uniti. Da Pirelli a Nexperia, sino a quest’ultimo caso di Snam, il grande tema di questa fase storica è come gestire società strategiche localizzate nella geografia giuridica italiana ed europea ma aventi come soci di controllo, o comunque significativi, realtà cinesi entrate una decina di anni fa, in un delicato equilibrio tra diritti societari e proprietari, muri geopolitici e poteri speciali.

Per tornare a Open Grid Europe, le preoccupazioni di Berlino saranno state eccessive – Snam è un leader del settore; è controllata dallo Stato italiano; una integrazione tra operatori infrastrutturali è coerente con gli obiettivi comunitari; la quota sottoscritta era del 24.99%; il venditore, ossia l’attuale socio, non era un soggetto tedesco ma un investitore emiratino, sicché è difficile considerare Snam un soggetto più problematico – ma hanno comunque fatto saltare il deal e, soprattutto, posto al centro dell’attenzione la presenza cinese nelle reti italiane. Una presenza strutturale, tramite Cdp Reti, che controlla tra le altre Snam, Terna e Italgas, risalente a circa dieci anni fa e che, se è stata utilizzata dalla Germania come escamotage per adottare un opinabile approccio protezionista, anche a livello interno inizia ad essere oggetto di attenzioni e preoccupazioni.

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