Skip to main content

Alla vigilia dell’inizio del Conclave il dibattito sulla scelta del prossimo papa non verte sulla geografia della Chiesa, Africa, Asia, Europa o America. Pare vertere intorno a due questioni: unità della chiesa o meno, un papa per l’esterno o per sé stessa. Le questioni sono divisive e, nella storia della Chiesa, di solito si cerca poi una personalità che raccolga i punti delle varie parti e trovi una sintesi.

Il mondo poi si aspetta una voce dalla chiesa. Negli ultimi mesi papa Francesco che proprio aveva inaugurato una proiezione al mondo da ospedale da campo, presente su ogni dossier delicato, con una parola misurata per ogni interlocutore, invece ha parlato poco. Bergoglio era un uomo che studiava i dossier. Voleva farsi un’idea profonda e sua della questione e poi decideva lui in coscienza. Negli ultimi mesi evidentemente non aveva le energie per studiare e quindi la sua voce si è diradata. La voce della chiesa si è diradata.

Ma questo è stato un vuoto importante per il mondo. L’inizio della presidenza in America di Donald Trump è stato sconvolgente praticamente su ogni tema vitale. Mai come adesso ci sarebbe bisogno di una voce della chiesa misurata, equilibrata ma anche chiara. Il prossimo papa sarà chiamato subito a parlare al mondo. Se non lo farà questa sarà una dichiarazione al mondo che la chiesa ha smesso di interessarsi dei problemi delicati e veri, che ha abbandonato il popolo di Dio e gli otto miliardi di uomini a sé stessi.

Sarebbe una sconfitta enorme per la Chiesa, la fuga di Cristo dalla chiesa. C’è bisogno quindi oggi più che mai di un prete che riesca a parlare subito al mondo con chiarezza e saggezza. Una persona conscio delle questioni internazionali e abbia una sua autorevolezza personale al di là del titolo che assume. Quanti sono i papabili oggi che possono subito parlare autorevolmente al mondo, che hanno una stima internazionale, conoscono la Curia, parlano con conservatori e progressisti, hanno capacità di ascolto delle varie parti, sono davvero sinodali ma possono dare una voce vera alla Chiesa nel mondo?

In realtà al di là di sogni e disegni ideali, c’è un solo uomo con queste caratteristiche: il Cardinale Pietro Parolin.

lo confesso lo conosco, non conosco tanti altri, e forse la mia percezione è falsata. Ma, se potessi scegliere, direi che prima di ogni cosa è un prete buono. C’è una esperienza che conosco da vicino. Durante la lunga e faticosa trattativa per l’accordo con la Cina, a un certo momento il Vaticano avrebbe potuto ottenere un vantaggio al prezzo però di danneggiare un funzionario cinese.

Parolin, allora capo delegazione, forse ne avrebbe anche tratto un vantaggio personale. Parolin si sbracciò per aiutare il funzionario cinese. Non si poteva fare male a nessuno per dare un presunto vantaggio alla Chiesa o a lui che conduceva la trattativa. Questo è il comportamento che oggi il mondo ha bisogno dalla Chiesa: un’entità per il bene comune che sia pronta a sacrificarsi. Il comportamento di Parolin commosse i cinesi e segnò un punto di svolta nella trattativa.

L’accordo avrà avuto risultati modesti, ma è stato un risultato storico, fondamentale per la Chiesa e la Cina. Senza accordo la Chiesa in Cina sarebbe stata peggio e abbandonata, non sarebbe stata meglio e fiorente. La realtà è superiore alle idee, come diceva papa Francesco.

Perché penso che Parolin abbia il profilo del papa. Scrive Sisci

Quanti sono i papabili oggi che possono subito parlare autorevolmente al mondo, che hanno una stima internazionale, conoscono la Curia, parlano con conservatori e progressisti, hanno capacità di ascolto delle varie parti, sono davvero sinodali ma possono dare una voce vera alla Chiesa nel mondo? C’è un solo uomo con queste caratteristiche: il Cardinale Pietro Parolin. Il commento di Francesco Sisci

Guerre stellari. La competizione satellitare tra Cina e Occidente vista da Boschetti (Cornell)

Il progetto cinese SpaceSail non è solo una risposta a Starlink, ma un tassello di una strategia più ampia. “E non si limitano soltanto al lato civile, ma anche alla dimensione militare”, nota il ricercatore della Cornell University

Geopolitica della fede. Come leggere il viaggio del patriarca di Belgrado in Russia

Mosca e Belgrado rinsaldano i legami religiosi e geopolitici. Nella capitale russa, Porfirije abbraccia la visione del “Russkij Mir”. Mentre in patria monta la protesta

Verso una risposta strategica, scenari operativi dopo il missile Houthi su Tel Aviv. Scrive Caruso

Di Ivan Caruso

La pioggia di detriti sull’aeroporto Ben Gurion non è solo un’emergenza di sicurezza per Israele, ma un campanello d’allarme per l’intero sistema di equilibri regionali. Il missile ipersonico degli Houthi, sfuggito alle difese più sofisticate del mondo, ha infranto un tabù strategico e portato il conflitto yemenita alle porte di Tel Aviv. Mentre Netanyahu riunisce il gabinetto di sicurezza, il Medio Oriente si prepara a una nuova escalation che potrebbe cambiare per sempre le regole del gioco militare nella regione. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi

Tra attacchi Houthi e Iran, Netanyahu ancora sotto pressione (sugli ostaggi)

Netanyahu smentisce contatti con l’ex consigliere Usa Waltz, mentre gli Houthi, appoggiati dall’Iran, attaccano l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, spingendo Israele a minacciare ritorsioni. Sullo sfondo, Hamas rilascia un nuovo video di un ostaggio, e Israele accusa il Qatar di fare il doppio gioco nei negoziati

Sfide politiche e priorità strategiche in vista di una Difesa europea credibile

A poche settimane dal vertice Nato, l’Unione europea è chiamata a definire una linea comune in materia di sicurezza e difesa: tra le incognite del disimpegno statunitense, le divisioni interne e le ambiguità di alcuni Stati membri, costruire una credibile capacità militare europea è ormai una priorità strategica non rinviabile

Modi inaugura Vizhinjam, porto strategico per l'India del futuro

Di Vas Shenoy

Un’antica rotta commerciale rinasce per guidare l’India verso la supremazia marittima. Cosa significa la nuova centralità di Vizhinjam, nuovo cuore della strategia indo-mediterranea di New Delhi

Washington, taglia da 15 milioni contro la rete cinese al servizio dei Pasdaran

Gli Stati Uniti offrono una ricompensa fino a 15 milioni di dollari per smantellare la rete finanziaria e tecnologica che collega cittadini cinesi ai pasdaran iraniani (Irgc). L’iniziativa si inserisce in una strategia più ampia di pressione su Teheran, in un contesto segnato da sanzioni e tensioni geopolitiche

Milano ospita il vertice annuale dell'Asian Development Bank. Ecco di cosa si discute 

Da oggi al 7 maggio, per la prima volta in Italia, i 69 Paesi membri della Asian Development Bank si incontrano a Milano. Un’opportunità strategica per l’Italia nel cuore delle trasformazioni asiatiche

Perché l’Occidente non è ancora finito. L'analisi di Polillo

Nonostante la narrativa del declino, l’Occidente resta il blocco più ricco e organizzato del pianeta. I suoi valori fondanti sono anche il suo scudo geopolitico. Ma serve maggiore consapevolezza per affrontare sfide come la Cina, la Russia e l’Iran. L’analisi di Gianfranco Polillo

×

Iscriviti alla newsletter