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Dichiarando inammissibili i ricorsi, la Corte Costituzionale, con la sentenza  247/2015, conferma la piena efficacia del Regolamento Agcom in materia di diritto d’autore, un provvedimento amministrativo all’avanguardia nel contrasto alla pirateria.

Era una decisione attesa, soprattutto da coloro che hanno a cuore la crescita dell’offerta legale, soprattutto, nel mercato digitale.

Questo è solo l’ultimo episodio di una battaglia che i difensori dei pirati hanno portato avanti in molte sedi, spesso camuffando la reale portata dei propri interessi con presunte tutele delle libertà digitali. Leggendo la decisione della Corte emerge invece chiaramente che molta della fuffa articolata con il solo scopo di creare confusione su un provvedimento che è stato deliberato a suo tempo da Agcom, dopo una lunga consultazione, non ha retto davanti alla Suprema Corte.

Mal formulati, molti degli interventi sono andati fuori tema e la Corte lo ha più volte sottolineato, confermando di fatto che il potere di vigilanza di un’autorità amministrativa è ben definito nel recepimento della direttiva sul commercio elettronico, il Decreto 70 del 2003.

Sono passati ormai più di due anni dall’entrata in vigore del Regolamento e molti sono stati i tentativi di dimostrare che il provvedimento fosse incompatibile con l’ordinamento italiano, o peggio, fosse addirittura in violazione dei diritti umani.

Prima il TAR, per buona parte, con le ordinanze del settembre 2014, aveva già respinto molte delle lagnanze prospettate dai ricorrenti, ora la Corte, dichiarando inammissibili i ricorsi in relazione alle norme primarie, ovvero il possibile contrasto tra la legge italiana (peraltro di derivazione europea, dal momento che D.Lgs. 70/2003 recepisce la direttiva 2000/31/CE) e i principi fondamentali della Costituzione, chiude la partita.

Va ricordato che il TAR aveva dichiarato già infondato ogni altro singolo motivo di ricorso proposto dai ricorrenti, dando su tutti i punti ragione ad AGCOM e a Confindustria Cultura (“le pregresse considerazioni“, è scritto nell’ordinanza, “conducono il Collegio a ritenere la non fondatezza delle censure di merito dedotte con il ricorso in esame“). Tra le altre cose, il TAR aveva anche pienamente riconosciuto l’esistenza del “doppio binario” giurisdizionale-amministrativo. Questione più volte contestata da coloro che ritenevano un abuso la scelta di Agcom di adottare un regolamento amministrativo.

A questo punto è solo auspicabile che venga dato ulteriore impulso alle azioni Agcom, affinando gli interventi, estendendo i blocchi anche a livello IP oltre che DNS ed estendendo le misure anche ad altri intermediari.

L’azione di Agcom, affiancata alle iniziative giudiziarie in sede penale e civile, nonché lo sviluppo di un’adeguata offerta legale, hanno visto il livello di pirateria, per esempio nel settore musicale, passare da un 27 % del 2010 al 17 % del 2015 secondo i dati Nielsen, un risultato importante per un Paese che deve attrarre investimenti, soprattutto sul fronte dei contenuti online.

Perché la Consulta respinge i ricorsi su regolamento Agcom contro la pirateria

Dichiarando inammissibili i ricorsi, la Corte Costituzionale, con la sentenza  247/2015, conferma la piena efficacia del Regolamento Agcom in materia di diritto d’autore, un provvedimento amministrativo all’avanguardia nel contrasto alla pirateria. Era una decisione attesa, soprattutto da coloro che hanno a cuore la crescita dell'offerta legale, soprattutto, nel mercato digitale. Questo è solo l’ultimo episodio di una battaglia che i…

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