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E pensare che fino a poco tempo fa il problema vero era l’inflazione. Ora invece è più la crescita. E gli immancabili tassi. Fabio Panetta, da novembre dello scorso anno governatore di Bankitalia, è ancora alle sue prime uscite pubbliche. Dopo aver incontrato il premier Giorgia Meloni, la scorsa settimana, Panetta è intervenuto al comitato esecutivo dell’Abi, l’associazione delle banche. Mettendola su questo piano: il costo della vita in Italia, dopo un 2022 chiuso a +8,1% e un 2023 a +5,7% è ormai sotto controllo, le dieci mazzate della Bce sui tassi hanno fatto il loro lavoro. Adesso è tempo di tornare a crescere e tanto basta a spingere Francoforte ad azionare il freno.

“L’inflazione in Italia è sotto controllo, ma la crescita è in fase di rallentamento ciclico. Si stima che sia sotto l’1% nel 2024, dopo un 2023 da +0,6/+0,7%”, ha subito chiarito il successore di Ignazio Visco. “La buona notizia è che l’inflazione in Italia è sotto controllo, è tornata stabilmente sotto il 2% e crediamo che in media nel prossimo triennio rimarrà sotto il 2%, nonostante una prevista moderata ripresa dei salari”. Bisogna sempre ricordare che il 2% è l’obiettivo della Bce e che per raggiungerlo ha spinto i tassi d’interesse ai massimi negli ultimi mesi e ora guarda a tagli nella prossima estate, come ha ricordato la stessa presidente Christine Lagarde da Davos, proprio in queste ore.

E proprio sui tassi il governatore di Bankitalia ha rivolto le sue attenzioni. D’altronde, non è certo un mistero come Via Nazionale, quando c’era Visco, si sia più volte spesa per chiedere una decelerazione sui tassi. E anche lo stesso Panetta, quando era membro del board della Bce, ha più volte sollecitato una maggior cautela. “Sono convinto che la disinflazione sia forte e in atto, non mi lancio su previsioni, non so quando si taglieranno i tassi e se lo sapessi non ve lo direi, ma credo che le condizioni consentiranno un aggiustamento monetario. Si sta andando nella direzione giusta, vediamo se i dati delle prossime settimane confermeranno la tendenza”. Certo, lo spettro delle tensioni nel Mar Rosso purtroppo c’è. Ma Panetta non si è sbilanciato.

“Al momento non vediamo un impatto macro” dalle vicende del Mar Rosso “ma non possiamo escluderlo, perché abbiamo visto che questi fenomeni di carattere geopolitico sono difficilmente prevedibili e che possono avere un impatto tramite l’effetto sulla fiducia, che si può espandere molto rapidamente. Sapete come vi sia una discussione alla Banca centrale europea su quali siano le condizioni monetarie necessarie per questa fase di disinflazione. Ovviamente dopo due anni di inflazione molto più alta rispetto agli obiettivi si è molto cauti, io sono convinto che la disinflazione sia in atto, che sia forte e che proseguirà ma non mi lancio, ovviamente, perché credo che sarebbe inappropriato e istituzionalmente non corretto, in previsioni. Ma credo che si possa ragionare delle condizioni che possono portare a un aggiustamento dell’intonazione monetaria”.

Meno inflazione, più crescita. Bankitalia detta l'agenda (anche alla Bce)

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