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Per dirla con le parole di Carlo Messina, quello di Intesa Sanpaolo è stato un anno da incorniciare. Anzi, il migliore. Dopo i conti record di Unicredit, anche la principale banca italiana alza il velo sul bilancio, dando la cifra del momento decisamente favorevole per il sistema bancario nazionale, dopo gli anni bui della pandemia. Intesa ha chiuso il 2023 con un utile netto in crescita del 76,4% a 7,7 miliardi, da 4,3 del 2022. Arrivando a raggiungere, con un anno di anticipo, i target fissati al 2025 e con la ragionevole prospettiva di toccare quota 8 miliardi di utili proprio a cavallo tra il 2024 e il 2025. Certo, i dieci aumenti dei tassi nel corso del 2023 hanno avuto il loro peso, con il denaro tornato a costare oltre il 4% (l’ultimo aumento è dello scorso settembre). Ma al netto di questa componente, il bilancio di Ca’ de Sass è tutto, o quasi, all’insegna del più.

Gli interessi netti sono stati pari a 14.646 milioni di euro, in aumento del 54,2% rispetto ai 9,5 miliardi del 2022, mentre le commissioni nette sono pari a 8,5 miliardi, in diminuzione del 4% rispetto agli 8,9 miliardi del 2022.  Il costo del rischio del 2023 si attesta invece a 36 centesimi di punto, a 32 se si escludono gli stanziamenti effettuati nel quarto trimestre, pari a circa 150 milioni di euro, per favorire il de-risking, con un ammontare di overlay pari a 0,9 miliardi di euro. Infine, altro indicatore non meno importante, lo stock di crediti deteriorati a fine dicembre 2023, rispetto a fine dicembre 2022, diminuisce del 9,7% al netto delle rettifiche di valore e del 7% al lordo.

Numeri che hanno inevitabilmente impattato sulla remunerazione dei soci, oltre che sul titolo in Borsa, che a stretto giro dalla diffusione dei conti, ha allungato il passo (+1,4%). Agli azionisti andranno dividendi complessivi pari a 5,4 miliardi di euro (2,6 miliardi di acconto dividendi 2023 pagato a novembre 2023 e proposta di 2,8 miliardi di saldo dividendi 2023 da pagare a maggio 2024) e l’intenzione di eseguire un buyback (riacquisto di azioni proprie) pari a circa 55 centesimi di punto di common equity tier 1 ratio da avviare a giugno 2024 subordinatamente all’approvazione della Bce e dell’assemblea. Chi non riceverà nulla invece è lo Stato che ha di fatto rinunciato all’applicazione di una tassa sugli extraprofitti garantiti dalle politiche monetarie della banca centrale.

Poi è toccato allo stesso Messina dare una letture dei conti di Intesa, guardando sempre oltre l’orizzonte. “Le previsioni per il 2024 e 2025 sono di un utile netto superiore agli 8 miliardi. Nel 2024 proseguiremo nel disegnare le nuove strategie di leader europeo, mantenendo l’impegno verso il più importante progetto per la coesione sociale nel Paese, con rilevante beneficio per tutti gli stakeholders. L’attuazione del piano di impresa 2022-2025 procede a pieno ritmo e le iniziative industriali chiave sono ben avviate”.

Ancora, “la nostra banca risulta la prima in Europa quanto a dividend yield (Indicatore di rendimento dato dal rapporto tra il dividendo staccato da un’azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa, ndr): è da sottolineare che circa il 40% dei dividendi è destinato alle famiglie italiane e alle Fondazioni nostre azioniste, consentendo importanti interventi di carattere sociale nei territori di appartenenza. Il credito a medio e lungo termine erogato in Italia nel 2023 supera i 40 miliardi di euro e le aziende da noi sostenute nel ritorno da temporanee difficoltà alla normale operatività sono 3.600 nei dodici mesi, con beneficio nella salvaguardia dei posti di lavoro”. Un anno d’oro.

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