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Il partito conservatore di massa, un centrodestra atlantista ed europesita. Il solco tracciato da Pinuccio Tatarella parla al presente. A venticinque anni dalla scomparsa quello per ricordarlo non è soltanto un evento. È un modo per definire i contorni di una destra moderna, “quella che sta costruendo Giorgia Meloni, nel nome di Tatarella”. Sarà proprio Fabrizio Tatarella, avvocato e vicepresidente dell’omonima fondazione a introdurre l’evento che si terrà in due momenti al Senato, a partire dalle 17, mercoledì. A ricordare l’ex vicepresidente del Consiglio, ci saranno – nel primo panel in sala Maccari alle 16:30 dopo l’annullo del francobollo –  il ministro Adolfo Urso e il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri (moderati da Italo Bocchino). Alle 17.30 a palazzo Koch, si alterneranno a parlare del pensiero di Tatarella – alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella – il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il presidente della fondazione An (da cui è promossa l’iniziativa assieme al Secolo d’Italia), Giuseppe Valentino e i giornalisti Maurizio Belpietro, Antonio Polito e Stefano Folli. Proprio il vicepresidente della Fondazione Tatarella, anticipa a Formiche.net lo spirito dell’iniziativa.

In genere quando si celebrano gli anniversari, si guarda al passato. Oggi, a venticinque anni dalla scomparsa di Pinuccio Tatarella, si può guardare anche a presente e futuro. È questo il senso della sua eredità politica?

Il più grande lascito di un politico non sono solo le leggi che ha approvato in vita o i risultati raggiunti nella sua attività quotidiana, quanto il ricordo trasmesso alle future generazioni. La figura di Pinuccio Tatarella entra a pieno diritto nel pantheon della destra italiana. La sua è un’eredità materiale e immateriale. Materiale, grazie alle geniali intuizioni che portarono alla Fondazione di Alleanza Nazionale e alla nascita della destra di governo, immateriale per l’affetto e il ricordo che tutte le persone che l’hanno conosciuto e con cui ha fatto politica si portano nel cuore. Un’eredità perciò non solo politica ma anche umana, difficile da riscontrare in altre personalità della Prima e della Seconda repubblica.

Di Tatarella si ricorda la stima che ebbe in maniera trasversale e non tra le file della destra missina. Fu davvero così?

Certo. Questo è un altro elemento che rende quella di Tatarella una figura unica nel panorama politico italiano: la stima e l’apprezzamento bipartisan, dote rara nel mondo della politica e ancor di più a destra, furono davvero profonde.

Che significato assume, oggi, il messaggio politico del “padre nobile” della destra?

Ricordarlo 25 anni dopo aiuta non solo a ripercorrere la sua storia umana e politica, ma anche quella di un’intera area che ha avuto in Pinuccio Tatarella una straordinaria guida. La sua ultima intervista pubblicata per uno strano gioco del destino su il Giornale proprio la mattina in cui Tatarella morì all’ospedale delle Molinette di Torino, l’8 febbraio 1999, assume così la valenza di un testamento.

Quanto c’è di questa visione nell’agire politico di Giorgia Meloni?

Giorgia Meloni sta governando nel nome di Pinuccio Tatarella e, riportando al governo del Paese il centrodestra, ha coronato il suo grande sogno. Ora il premier deve continuare questo cammino anche per superare i confini tradizionali del centrodestra.

Mi sembra un discorso elettorale. 

Personalmente sono favorevole alla candidatura del premier. Con un gruppo di conservatori forte a livello europeo, il centrodestra potrà finalmente ambire a ruoli chiave nella governance comunitaria. Un’altra stella polare del pensiero di Tatarella. L’obiettivo del partito conservatore di massa è più che mai attuale. E Meloni può occupare lo spazio che fu della Dc.

Anche in politica estera, Meloni segue l’orma del padre nobile?

In tutto. Tatarella ha sempre sognato una destra europeista, di governo, filo atlantica e saldamente dalla parte della Nato. Mi pare che Meloni abbia indicato esattamente questa rotta. Conquistandosi grande credibilità a livello internazionale, in qualche modo è come se il premier stesse rimediando allo sgarbo che venne fatto a Tatarella nel 1994.

La mancata stretta di mano del socialista italo-belga Elio Di Rupo al parlamento Europeo. 

Esattamente. All’epoca non venne data la mano a Tatarella perché fu tacciato di fascismo. Ora, quella terribile mancanza di rispetto, non sarebbe giustamente più tollerata.

 

Vi racconto l'attualità del padre nobile di An. Parla Fabrizio Tatarella

A venticinque anni dalla scomparsa di Pinuccio Tatarella, padre nobile della destra italiana, un convegno in due momenti per approfondirne il pensiero. Dall’atlantismo al partito conservatore di massa, l’attualità della sua visione, anche nell’azione politica di Meloni, raccontata da Fabrizio Tatarella, vicepresidente della Fondazione Tatarella

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