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La svolta, se così la si può chiamare, è arrivata di buon mattino, quando mancavano non meno di sette ore all’intervento davanti ai banchieri riuniti a Davos. La Bce è pronta a mettere finalmente mano ai tassi, per la gioia dei mercati, che si attendo fino a sei micro tagli da qui alla fine del 2024. Christine Lagarde l’ha toccata piano, non poteva essere altrimenti. Ma il messaggio lo ha mandato. Ben consapevole del fatto che il Mar Rosso potrebbe far saltare i piani di Francoforte.

LAGARDE APRE I GIOCHI SUI TASSI

Parlando alla Bloomberg House, in attesa del suo panel ufficiale del pomeriggio, Lagarde ha risposto “direi che è probabile” alla domanda, piuttosto diretta, se ci fosse un sostegno dalla maggioranza del board della Bce verso un taglio estivo, dal momento che diversi governatori avevano espresso indicazioni in tal senso. Dunque, si può fare. Ma attenzione a fare i conti senza l’oste. Perché prima di azionare la leva del freno, i numeri debbono tornare.

“Stiamo anche sostenendo che dipendiamo dai dati e che c’è ancora un livello di incertezza elevato e alcuni indicatori non sono ancorati al livello in cui vorremmo vederli”. Il senso è che un conto è guardare i dati dalla prospettiva domestica dei singoli governatori, un altro è ricomporre le tessere del puzzle in un senso unitario come tocca fare a Francoforte. Parole in puro linguaggio Bce, ma intrise di un messaggio a lungo atteso dai mercati. E giunte nelle stesse ore in cui il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, incontrando i banchieri dell’Abi è tornato a strizzare l’occhio a Francoforte, facendo intendere che i tempi per un allentamento monetario sono maturi.

OCCHIO AL MAR ROSSO 

Certo, Medio Oriente e Mar Rosso possono giocare brutti scherzi e far passare a Lagarde e i banchieri centrali la voglia di ridurre il costo del denaro. “Siamo sul percorso giusto verso il ritorno dell’inflazione al 2% ma finché non siamo convinti che è stabilmente proiettata verso il 2%, e questo è supportato dai dati, non cantiamo vittoria”, ha detto. “Senza un altro shock economico abbiamo raggiunto il picco dei tassi ma dobbiamo rimanere restrittivi finché non raggiungiamo la certezza”.

Una preoccupazione condivisa anche dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che a Davos sta rappresentando in questi giorni l’Italia. “La crisi del Mar Rosso preoccupa tutti, anche noi perché siamo nel Mediterraneo e i porti del Mediterraneo sono i primi danneggiati da questi colli di bottiglia nel Mar Rosso, ne ho parlato col ministro arabo saudita e del Qatar, basti pensare che le forniture del Qatar devono passare dal Capo di Buona Speranza per arrivare qui anziché passare da Suez. Questo é un problema anche per l’inflazione perché siamo riusciti più o meno a debellarla ma se i costi di trasporto dei noli tornano ad impazzire come tre anni fa il riflesso inevitabilmente ci sarà”.

L’ASSE CON FRANCOFORTE

Di sicuro, il governo italiano non aspetta altro che una prima sforbiciata. “Un eventuale taglio dei tassi entro l’estate è una buona notizia per tutti non solo per il debito italiano, anche per tutte le famiglie che hanno un mutuo, per le imprese che devono investire, quindi prima arriva il taglio meglio è”, ha messo in chiaro Giorgetti, facendo da grancassa alle aperture di Lagarde. Il responsabile del Tesoro si è poi concesso una divagazione sul piano di privatizzazioni messo a punto dal governo, che mira a incassare 20 miliardi.

“Le operazioni che abbiamo avviato, dal Monte dei Paschi a operazioni anche molto complesse come la netco di Tim, hanno registrato ampia soddisfazione” tra gli investitori internazionali così come “molto interessati” si sono detti al piano di privatizzazioni del governo. Questi sono i primi step di un piano che noi confermiamo molto ambizioso ma, come ho ribadito più volte ai nostri operatori, dalla nostra abbiamo un governo stabile, una maggioranza forte che probabilmente è un unicum in Europa e questo tutti l’hanno appurato e valutato”.

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