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Da parecchi mesi sosteniamo che la “fortuna di Renzi” si sta esaurendo. No, non ci auguriamo che la ripresa non ci sia, che il Pil non cresca ai livelli europei (+1,9 invece del nostro, teorico, +0,9). No, non ce lo auguriamo. Anche se il Renzi si intestasse il merito totale della ripresa, così come ha fatto dell’Expo e di tante altre, piccole o grandi, vicende italiche. Lui ritiene di essere un vincente nato, per questo si tiene alla larga dalle “miserie”, si tratti dell’Aquila, dei disastri ambientali, dei crolli dei viadotti, delle rotture delle condotte idriche, delle violenze urbane, dei migranti irregolari. Per mesi, ha fatto finta di non conoscere Marino, Crocetta, De Luca. Da lui ignorati e non cacciati a calci come Lupi e C. Due pesi e due misure.

Renzi disdegna la prassi quotidiana, per cercare sceneggiate mondiali, con gli imprenditori e con i poteri forti. In questo, ricorda Craxi, pur con minor classe e con minor numero di nani e di ballerine. Renzi e l’elicottero. Renzi e l’aereo. Renzi ed il progetto post Expo, su 70.000 mq, ossia il 4,6% dell’intera area, affidata ad un team genovese, come se Milano non fosse piena di talenti tecnologici, ovviamente al di fuori dei “mostri” bocconiani. Renzi e le mance (in finanziaria) ai territori dove si vota in primavera: terra dei fuochi, Milano, Roma (trasporti e Giubileo). Renzi ha preteso e pretende di gestire l’Italia usando i suoi amici dell’inner circle! Ma, alla prova dei fatti, molti hanno deciso di sfilarsi dalla squadra. Ultimo su tutti Perotti, l’ennesimo tecnico chiamato a varare una spending review mai realmente voluta dal toscano, che avrebbe – invece – dovuto seguire i consigli del buon Cottarelli, un altro tecnico cacciato dai paraggi governativi.

Questa lunga premessa per dire che, a tutti i problemi irrisolti, ora Renzi dovrà aggiungere la rogna enorme della gestione del Giubileo, in epoca immediatamente successiva alla strage di Parigi. E con l’Italia piena di immigrati irregolari, mai identificati, quindi potenzialmente pericolosi. Anche se si trattasse solo dello 0,5% della massa irregolare. Ma il titolo del pezzo vuole sottolineare un’altra “grana” del nostro Paese: il danno che le continue esternazioni di Tito Boeri provocano al governo, producendo un’ansia devastante su milioni di pensionati ” veri”. Quei milioni che Boeri (si vedano financo le dichiarazioni fatte venerdì scorso a Venezia) vorrebbe taglieggiare, con la scusa di “rimpolpare” le pensioni sociali, ossia i regali che lo Stato – che siamo noi – fa a chi è stato incapace di un lavoro continuativo, e di integrare le pensioni minime, frutto di contributi bassi ed insufficienti.

Tito Boeri, bocconiano chiamato – probabilmente in modo imprudente – da Renzi alla guida dell’Inps, invece di gestire l’istituto previdenziale più grande d’Europa, continua a fare attività politica impropria. Come? Addirittura elaborando e consegnando a Renzi un disegno di legge di riforma della legge Fornero, tagliando ai “pensionati ricchi o presunti tali”, per dare ai poveri. In pratica, facendosi beffe della recente sentenza della Corte Costituzionale (in questo allineandosi a Renzi) e pensando di risolvere gli squilibri assistenziali dell’Inps derubando i pensionati over 3.000 euro lordi/mese, rei di essere titolari di pensioni miste retributive più contributive, derivate da leggi “costituzionalmente” verificate. Da luglio (abbiamo saputo) la proposta di Tito Boeri è stata consegnata a Renzi.

Capite? Un ddl di riforma non opera di un ministro (in questo caso Poletti) ma di un “tecnico” imprestato alla politica. Un tecnico che – spifferano nei corridoi dell’Inps – è incapace di attività gestionale specifica (Nori, dove sei?). Un tecnico che – chissà perché – non vuole saperne di separare l’assistenza dalla previdenza, come previsto da una legge di fine anni novanta. Assistenza, da coprire con tasse. Previdenza, da garantire sulla base dei contributi. Ebbene, fateci caso. Da luglio a novembre, Renzi non ha mai esternato sulla previdenza.

Ed allora, delle due, l’una. O è un gioco delle parti, per vedere che effetto fanno sulla gente le sciaugurate ed improvvide esternazioni di Boeri, oppure il suo destino sarà segnato, prima delle amministrative di primavera. Comunque sia, lo sfortunato Renzi ha anche questo problema da gestire. Quello di milioni di pensionati in agitazione. Milioni che si aggiungono agli insegnanti precari rabbiosi; agli italiani barricati in casa – la sera – per paura di furti e di violenze; ai cattolici stanchi di vedere la loro religione posposta a quella dei migranti. Milioni che vorrebbero il rispetto della legge, che vorrebbero che tutti, inclusi i migranti, capissero che i diritti vengono dopo i doveri e non viceversa. Che le regole da applicare e rispettare sono le nostre e non le loro. Che l’integrazione deve avvenire nei fatti e non a parole.

Dopo Parigi, il buonismo è finito.
Tornando alle pensioni, le tabelle allegate dimostrano che i pensioni attuali sono già stati massacrati da anni, con i tagli pesanti dei coefficienti di rivalutazione e con i contributi di solidarietà. A Boeri diciamo di impararle a memoria e di smetterla di sbrodolare proposte illegittime e vessatorie. Secondo noi, è preferibile che – come tanti altri tecnici, prima di lui – si metta da parte, per evitare di essere rottamato, a furor di popolo, tra pochi mesi.

Unicuique suum!

QUI LE SLIDE

Renzi e Boeri, la strana coppia

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