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Continua con segnali più o meno di fumo, a torto o a ragione definiti da qualcuno addirittura “pizzini”, la guerra personale intentata contro Matteo Renzi dal senatore ormai ex Pd Corradino Mineo, già conduttore e direttore di telegiornale alla Rai.

Dopo avere accusato il presidente del Consiglio di essere pesantemente “subordinato ad una donna bella e decisa”, non andando oltre, per cui i sospetti sono caduti sia su una ministra sia su una deputata del Pd sempre più frequentemente ospitata nei salotti televisivi, dove si presume che gli inviti non avvengano per sorteggio, Mineo ha ritenuto, bontà sua, di escludere la seconda. Ha chiarito, onestamente, dal suo punto di vista, che a condizionare Renzi, compromettendone l’autonomia nell’esercizio delle funzioni di capo del governo, è la ministra, cioè la oggettivamente “bella e decisa” Maria Elena Boschi.

Nella ministra delle Riforme e dei rapporti del Parlamento, d’altronde, va ricordato che lo stesso Renzi – si pensò allora per scherzo, o per tattica – indicò confidenzialmente mesi fa al vice presidente leghista della Camera Roberto Calderoli, mentre questi preparava ostruzionisticamente milioni di emendamenti elettronici alla riforma costituzionale del bicameralismo, il vero o principale ostacolo a un compromesso fra il governo e le opposizioni in genere. Ma più in particolare fra la maggioranza e le minoranze del Partito Democratico.

Oltre a precisare che la donna di cui Renzi sarebbe succube è la sua ministra delle riforme, il senatore Mineo ha assicurato di parlare di queste cose “per presa visione”. Oddio, che avrà mai visto il senatore? Una carezza, un bacio, una toccata, di quelle che negli autobus fanno giustamente strillare le malcapitate e indicare all’altrettanto giusta indignazione lo sporcaccione di turno, inutilmente scusatosi della casualità dell’accaduto? No no, tranquilli. Il senatore non ha “preso visione” – ha assicurato – di alcuna scena “di sesso”.

Resta il dubbio che Mineo non voglia includere nelle sue “visioni” anche i messaggini elettronici. Che sono poi  all’origine di questa furiosa e bizzarra guerra personale dichiarata da Mineo a Renzi.

Il presidente del Consiglio è stato infatti accusato dal senatore suo ex compagno di partito di avere mostrato a Bruno Vespa, autorizzandolo a diffonderlo nell’annuale libro natalizio del conduttore televisivo, un sms di scuse e di dimissioni, mancate, inviato l’anno scorso dallo stesso Mineo a chiusura di un’aspra e assai sgradevole polemica fra i due.

In particolare, commentando il successo conseguito da Renzi nelle elezioni europee con più del 40 per cento dei voti, Mineo gli aveva dato dell’”autistico”. Il presidente del Consiglio rispose  per le rime, obbligandolo ad una precisazione rivelatasi peggiore della tradizionale toppa al buco. Acustico – spiegò Mineo – nel senso di uno che ha problemi fisici ma, a dispetto di questi, anche successo, tanto più apprezzabile.

Consapevole della gaffe insistita e aggravata, Mineo si rassegnò al messaggino galeotto a Renzi per riconoscere di avere sbagliato e annunciare le dimissioni. Dalle quali però fu dissuaso dal compagno Gianni Cuperlo, per cui rimase al suo posto di senatore, continuando a fare le pulci al segretario del partito e capo del governo. Si è dimesso invece solo di recente, dopo l’ennesimo scontro interno di partito, avuto in verità più con il capogruppo Luigi Zanda che con Renzi. Il quale, accusato comunque dallo stesso Mineo di avere predisposto una legge finanziaria di destra, ha colto l’occasione offertagli dall’incontro con Vespa, ai fini del libro sulle “Donne d’Italia”, per commentare le dimissioni finalmente arrivate davvero da Mineo mostrando l’annuncio precedente, e precisando che però le nuove sono solo dal partito, non dal Parlamento. Il cui seggio in  effetti Mineo intende conservare per partecipare con altro fuoriusciti dal Pd alla cosa o cosina di sinistra in preparazione per le prossime elezioni, forse già quelle amministrative del 2016.

Va bene che anche i messaggini, come le telefonate in un celebre spot televisivo, possono allungare la vita. Ma c’è da chiedersi che vita sia diventata quella di Mineo, ridottosi a scrutare con la solita malizia maschilista una ministra colpevole solo, a quanto pare, di essere “bella e decisa”.

Tutti i (tristi) pizzini di Corradino Mineo

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