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Difficile che le cose andassero diversamente. Angela Merkel ha vinto ancora una volta. Sarà infatti l’austriaco Whillem Molterer a guidare il Fondo europeo per gli investimenti, il pozzo da 21 miliardi con cui costruire una rete di investimenti (dalle tlc alle infrastrtture) da 315 miliardi di euro, secondo i dettami del Piano Juncker. Ieri sera, poco dopo le 19.00 il Parlamento europeo ha infatti ratificato le indicazioni della commissione europea in materia di governance del Fondo, nominando Molterer amministratore unico al fianco della bulgara Ilyana Tsanova, che ricoprirà invece la carica di vicedirettore generale. Per la Germania si tratta dell’ennesima vittoria sul campo dal momento che Molterer, ex ministro dell’economia austriaco in quota partito popolare e oggi numero due della Bei, è stato fin da subito lo sponsor di Berlino al Feis, imposto dalla commissione dal potente ministro delle Finanze tedesco Wolfang Shaeuble.

IL PRELUDIO ALLA VITTORIA IN COMMISSIONE BILANCIO

Molterer e Tsanova per la verità avevano già assaporato la vittoria il giorno prima, quando presso la commissione bilancio del Parlamento europeo, i candidati al vertice del Feis erano stati ascoltati nelle audizioni di rito che precedono l’investitura ufficiale. Molter ha ottenuto infatti un consenso abbastanza ampio, con 55 preferenze su 72 votanti (81 i membri della commissione). Ancora più ampio invece il sostegno incassato dalla Tsanova, ex vicepremier della Bulgaria, che ha ottenuto 61 voti favorevoli. Una fonte molto vicina al dossier contattata da Formiche.net ha parlato senza mezzi termini di “larghissima maggioranza” per i due candidati al vertice del Fondo. La seduta, a quanto si apprende, è stata poi caratterizzata da brevi momenti di tensione, soprattutto quando il deputato dei Verdi, Monika Vana, ha invitato i responsabili del Feis a utilizzare i denari del Fondo per investire “nelle persone, non nelle centrali nucleari”.

CHI SONO (E COSA FACEVANO) MOLTERER E TSANOVA

Ma chi è il deus ex machina del Feis? Ex vicecancelliere a Vienna e titolare delle Finanze per un paio di anni, Molterer è stato ministro dell’Agricoltura per nove nonché presidente del partito popolare austriaco Ovp. Ad oggi è vicepresidente e membro del comitato di gestione della Bei. Ma, soprattutto, è molto al suo presidente, il potente (e tedesco neanche a farlo apposta) Werner Hoyer. E Tsanova? Anch’essa vicepremier e responsabile alla gestione dei fondi Ue in Bulgaria, secondo quanto si apprende gode dell’apprezzamento della vicepresidente della Commissione e connazionale Kristalina Georgiev. 

TUTTI GLI UOMINI DEL FONDO (C’E’ ANCHE UN GRECO)

Con la nomina dell’amministratore e del vicedirettore viene a completarsi la squadra del Fondo, orgoglio del presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker. Nel board più importante, il comitato direttivo (l’altro è il comitato per gli investimenti) siedono già il francese Ambroise Fayolle, proveniente dalla Bei, l’olandese Maarten Verwey, già ministro delle Finanze olandese e oggi in forza alla commissione europea in veste di responsabile per gli affari ed economici e il greco Gerassimos Thomas, anch’esso espressione della commissione, dove presiede le politiche energetiche. Infine figura la belga Irmfried Schwimann, sempre della commissione europea ma a capo del settore concorrenza. Al fianco dei quattro membri ordinari figurano ne figurano poi altri 2 supplenti.  Benjamin Angel, l’inglese Nicholas Martyn e l’olandese Robert-Jan Smits.

UNA STRUTTURA DUALE

Ma come funziona nel pratico il Fondo investimenti? La struttura del Fondo è piuttosto semplice ed è sostanzialmente composta come detto da un comitato direttivo e uno per gli investimenti. Il primo è formato da 4 membri, 3 nominati dalla Commissione europea e uno dalla Banca europea per gli investimenti. Il secondo invece è composto da otto esperti del mercato indipendenti nominati dal comitato direttivo, per un massimo di tre anni a membro. Nel dettaglio, il comitato investimenti sarà da un punto di vista operativo indipendente dal comitato direttivo e sarà chiamato a valutare sotto un profilo tecnico tutti gli interventi di finanziamento del Fondo, suggerendo quindi dove e come investire i denari. A questi due organi vanno aggiunti del figure dell’amministratore unico e del vicedirettore. Al Fondo poi contribuiscono quasi tutti gli stati membri, mediante uno stanziamento di risorse. L’Italia, per esempio, ha immesso nel fondo circa 8 miliardi di euro, mediante la Cassa Depositi e Prestiti.

Piano Juncker, ecco come Merkel monopolizza anche il Feis

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