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Scriveva domenica scorsa il Corriere della Sera che in Vaticano “la preoccupazione c’è, per ora resta sottobraccio ma c’è. E cresce”. La preoccupazione in questione è quella relativa ai preparativi per il Giubileo straordinario della misericordia, che si aprirà ufficialmente e solennemente il prossimo 8 dicembre, in San Pietro. Mancano poco più di quattro mesi e, come notava il quotidiano diretto da Luciano Fontana, “nel marasma della giunta Marino, nulla è stato fatto per preparare l’evento”.

LE INDICAZIONI DEL PAPA 

Innanzitutto, è opportuno chiarire cosa si debba fare per preparare l’evento. Le indicazioni date dal Papa sono chiare: niente megalomania, niente grandi opere, niente grandi appalti. Dopotutto, si tratterà di un Giubileo dedicato alla misericordia e quindi con uno sguardo particolare rivolto agli ultimi. Francesco l’ha spiegato nella Bolla di indizione, letta e diffusa lo scorso 11 aprile: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti”.

“ARRIVERANNO MILIONI DI PELLEGRINI”

Detto questo, come ricordava il Corriere, “resta il fatto che a Roma arriveranno comunque milioni di pellegrini” e qualcosa andrà messo in piedi. Anche perché – come aveva sottolineato il responsabile organizzativo dell’evento, mons. Rino Fisichella – “tutti i pellegrini avranno un percorso privilegiato per attraversare la Porta Santa”, sì da consentire “che l’evento sia vissuto in modo religioso, con sicurezza e al riparo dalle intemperie dell’abusivismo che ogni giorno sembra investire i milioni di persone che giungono nei luoghi sacri della cristianità”.

“ORGANIZZAZIONE IN NETTISSIMO RITARDO”

Aveva fatto rumore, qualche settimana fa, il j’accuse dell’ex prefetto della Capitale, Achille Serra: “E’ un evento da prendere con le molle: il Papa ci ha regalato un’opportunità straordinaria, ma proprio per questo bisogna avere la massima cautela. Il nostro paese e la nostra città devono rispondere a questa opportunità con un’organizzazione minuziosa e impeccabile che, al momento, a mio modesto parere, mi sembra in nettissimo ritardo”.

LENTEZZE VATICANE

Anche sul fronte vaticano, però, non è che ci sia maggiore chiarezza sullo stato dei lavori in merito al programma e alle iniziative. Tutto è fermo alla conferenza stampa di mons. Fisichella del 5 maggio scorso, in cui venivano delineate le date degli appuntamenti chiave del calendario, comunque non definitivo. Un programma assai simile (per non dire quasi identico) a quello dell’Anno della fede, che aveva sempre in Fisichella il responsabile organizzativo. Una giornata per la curia romana, una per i giovani, una per i malati e così via. Quasi nulla, al di là dell’agenda, è stato reso noto.

GIUBILEO APERTO ALLE CHIESE LOCALI

Di certo, per volontà di Francesco, sarà un Giubileo aperto alle periferie, alle chiese locali ove – nella cattedrale o in una chiesa particolarmente significativa o in un santuario di particolare importanza per i pellegrini – sarà simbolicamente aperta una Porta santa . E’ chiaro, però, che i lavori potranno procedere solo quando il Comune di Roma farà chiarezza sui responsabili organizzativi: “Dobbiamo ancora capire bene con chi si deve parlare, chi è che si occupa di cosa”.

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