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Una partita nella quale c’entrano molto le imposte e la pressione fiscale complessiva. Matteo Renzi, che vincerà, nonostante tutte le resistenze dei postcomunisti del suo Pd, bene le elezioni regionali fatta eccezione per il Veneto, sa perfettamente che deve ridurre le tasse. Lo ha già fatto con gli 80 euro e con l’eliminazione parziale dell’Irap che, però, non bastano perché servirebbe una chiara discontinuità nella politica fiscale.

Il problema, poi, è che le tasse che lui taglia al centro rispuntano come funghi in periferia azzerando nei fatti gli effetti sulle aspettative di imprese e consumatori. Il caso delle regioni è, da questa prospettiva, emblematico. Quelle con un forte disavanzo sanitario ed un elevato stock di debito da rimborsare hanno tutte portato al massimo l’addizionale Irpef nel 2015.

Il business case di riferimento è il Lazio, la regione con il più elevato stock di debito sanitario. Per compensare i tagli decisi dalla legge di stabilità l’Irpef è stata aumentata del 3,33% (ad oggi nessuna esenzione è ancora in vigore per i redditi minori) una addizionale che si aggiunge a quella Irap: nel Lazio le imprese pagano il 4,82% contro il 3,9% nazionale, quindi il carico fiscale ai fini Irap è maggiorato del 25%. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, sognava di poter essere l’anti Renzi a trazione Fgci, ma deve guardarsi ora dalle gesta di alcuni collaboratori.

Luca Odevaine, già capo della polizia provinciale, è ancora in galera come indagato chiave dell’inchiesta Mafia Capitale. Maurizio Venafro, già suo capo di gabinetto, si è dimesso perché raggiunto da avviso di garanzia. Alessio D’Amato, ottavo dei non eletti del Pd alle elezioni regionali del 2010 ed ora di fatto suo braccio destro nella sanità, è stato rinviato a giudizio per truffa ai danni della Regione perché avrebbe finanziato l’attività politica dell’associazione Rossoverde distraendo 270mila euro dall’obiettivo per i quali erano stati deliberati: il finanziamento degli indios dell’Amazzonia.

Intanto Zingaretti alza l’Irpef che a maggio potrebbe perfino crescere di un ulteriore 0,3% se, come si vocifera, il piano di rientro non consegue i target ministeriali.

Le Regioni aumentano le tasse (che Renzi deve tagliare)

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