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“Un Patto Repubblicano per l’Italia”: questa la sostanza e il titolo del patto federativo siglato nell’incontro nella sede di Azione il 25 gennaio tra Carlo Calenda e il vertice del Partito Repubblicano Italiano, guidato dal segretario Corrado De Rinaldis Saponaro.

Un patto federativo che dovrà coinvolgere l’azione comune dei due partiti dal livello nazionale e regionale fino a quello comunale. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che ci sia più che mai bisogno di un “Patto Repubblicano per l’Italia” e credo che bisognerà seguire con attenzione come questo processo evolverà nei prossimi mesi ed anni.

In un Paese in cui per un verso è ben scarsa una sana cultura politica, e per altro verso è ancora più scarso il senso della memoria storica, questo patto tra un partito nato da pochi anni e con un buon radicamento politico elettorale (come Azione), ed un glorioso partito nato nel 1895, che è il più antico partito italiano (come il Pri, pur oggi con un minor radicamento elettorale), potrebbe avere un senso e un sapore più intenso di quanto creda chi insegue soprattutto il cicaleccio politico quotidiano.

Carlo Calenda, ha infatti sempre sostenuto, come è nello stesso nome del suo partito, di ispirarsi al Partito d’Azione che ebbe una vita e un ruolo molto intensi nella lotta antifascista e nel primissimo dopoguerra per poi sciogliersi e contribuire ad inseminare tramite i suoi migliori esponenti la cultura politica di qualche partito affine. Ebbene, il Partito Repubblicano è stato più che mai inseminato dal meglio della cultura azionista. Prima tramite l’ingresso degli esponenti di quella piccola ma gloriosa “Concentrazione Democratica Repubblicana” guidata da Ugo La Malfa e Ferruccio Parri. Poi con un processo un po’ faticoso e progressivo con cui Ugo La Malfa ne divenne il leader portando nel Pri la linfa migliore della componente liberaldemocratica del Partito d’Azione.

Un filone poi sviluppato al meglio da Giovanni Spadolini che fu il primo presidente del Consiglio laico, repubblicano e non democristiano della storia della Repubblica nel 1981. Il quale portò per la prima volta il Pri nel 1983 al 5% e che poi divenne anche un grande presidente del Senato. Ma quale potrebbe essere il significato migliore di questo “Patto repubblicano per l’Italia”? I partiti ormai sono sostanzialmente tutti partiti personali e il gioco di specchi tra politica e stampa, fondato sul troppo inutile cicaleccio, guarda molto di più ai “contenitori” che ai “contenuti”.

Ebbene, la lezione che più ci rimane dalla storia del Partito d’Azione con i suoi 7 punti pubblicati su “Italia libera”, sotto la guida di Leo Valiani, fu proprio quella per cui i contenuti dovessero pesare più dei contenitori. Non a caso il Partito Repubblicano, grazie all’imprinting di Ugo La Malfa (poi ben sviluppato da Giovanni Spadolini), si distingueva rispetto agli altri partiti proprio per essere il “Partito dei contenuti”. I contenuti potevano essere: la separazione tra politica e amministrazione, il rigore nella finanza pubblica, un sano sviluppo dei diritti civili e sociali. O quello, soprattutto, di una forte impronta europeista, di una azione che puntava ad un equilibrato e progressivo raggiungimento dell’obiettivo di un Unione europea politica come era negli intenti degli autori del Manifesto di Ventotene (Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni). Guarda caso tutti contenuti di piena e larga attualità.

Non spetta a chi scrive indicare le linee e i contenuti di un “Patto Repubblicano” cui anche Azione apporta la sua tendenza a produrre contenuti significativi per l’agone politico. Ma guarda caso il rigore nella finanza pubblica, lo sviluppo sano dei diritti civili, l’imparzialità dell’amministrazione sono ancora tutti temi di grande attualità. I veri nodi che sono sul tappeto della politica e della politica economica oggi sono più quelli delle grandi transizioni in atto. Non solo quella ecologica e quella digitale per l’attuazione del Pnrr, ma anche quella del debito pubblico e quella demografica.

Calenda ha dimostrato di essere stato tra l’altro un ottimo ministro dell’industria (o dello Sviluppo economico) che ha lasciato il segno con la sua industria 4.0. Ed il suo partito dovrebbe tornare a concentrarsi il più possibile sui “contenuti” come ha fatto, ad esempio, per quanto attiene alla grande questione della sanità. Se questo “Patto Repubblicano per l’Italia” che a parte gli aspetti e gli appuntamenti elettorali saprà introdurre finalmente nel confronto politico in atto, un’agenda di contenuti e proposte concrete su cui chiamare a misurarsi le altre forze politiche, saremo ad un vero punto di svolta. E lo saremo ancora di più se a partire da questa proposta di “Patto Repubblicano per l’Italia “, nascerà finalmente quella proposta di un serio “Patto sociale”, che già fu di Ugo La Malfa, ministro del bilancio nel 1962, e di Carlo Azeglio Ciampi, nel 1993. Una proposta su cui si era impegnato Mario Draghi, ma che poi sfumò per i problemi politici poi intercorsi. Un non poco significativo contributo a quella evoluzione del sistema politico e di quel modo di fare politica di cui il Paese ha oggi più che mai bisogno. Così come il Paese e il sistema politico hanno bisogno di quella “terza forza” che oltre ad essere stato l’obiettivo di Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini, era tra l’altro l’obiettivo del gruppo di “Amici del Mondo”, che ruotava attorno alla redazione di Mario Pannunzio. Un “mondo” che gettò semi ora più che mai attuali, che meriterebbero ampiamente in parte significativa di essere raccolti, recuperati e rilanciati.

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