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Dal punk rock alla musica di Dio. La storia dei The Sun, un gruppo musicale nato nel 1997, ha quasi dell’incredibile.

I The Sun sono un gruppo unico nel suo genere in Italia, dal 2007 si sono dati al christian rock, con l’ultimo album “Cuore aperto” hanno scalato le classifiche: tra i gradini più alti di quella iTunes, al 21esimo posto di quella Fimi. Sono la dimostrazione che nel Bel Paese si può ancora fare musica indipendente (l’ultimo disco è autoprodotto) e che si può essere credenti, praticanti, nonostante la gloria, la fama e il successo. Ma Lorenzi ammette senza troppi giri di parole: “Essere cattolico in Italia vuol dire scontrarsi con pregiudizi giganteschi e dover dimostrare due volte che si è capaci di fare il proprio lavoro”.

La loro conversione infatti non è stata solo musicale, il cambiamento del cuore ha rivestito un’importanza notevole non tanto e non solo perché in odore di Misericordia ma perché è da quel ribaltone che si è aperta una strada nuova, inedita, forse un po’ più in salita ma con una consapevolezza dell’uomo e del mondo decisamente maggiore.

I The Sun nascono alla fine degli Novanta dall’amicizia tra quattro adolescenti che condividono la grande passione per la musica. “Volevamo divertirci e così abbiamo iniziato a suonare insieme”, spiega a Formiche.net il leader della band Francesco Lorenzi, che prosegue: “Non immaginavamo che avremmo avuto un seguito, men che meno che ci saremmo trovati dove siamo oggi”. Il primo disco “Don’t Waste Time” è arrivato nel 2000 e da allora è stato tutto in discesa. Dallo strimpellare il basso tra amici al palco dei concerti degli Offspring (dove sono stati diverse volte tra le band di apertura) il passo è stato brevissimo. Nel 2002 è uscito il secondo album “Tour All Over” e la consacrazione al successo aldilà dei confini nazionali, poi nel 2005 il terzo “The Last Ones” e l’anno successivo il quarto “Metal Addiction”. “L’Italia era un territorio che non ci interessava, volevamo arrivare lontano, all’estero perché pensavamo che la scena italiana non facesse per noi, che quasi ci sminuisse”, ci spiega. Lorenzi scriveva i testi in inglese, insieme al resto della band aggiungeva le note alle parole e il gioco era fatto.

“Avevamo iniziato anche ad andare in giro per il mondo e durante una tournée in Giappone è iniziata la crisi. La nostra quotidianità era fatta di eccessi, droga, alcool, sesso. Non avevamo freni e ci sentivamo onnipotenti” la voce si schermisce mentre Francesco ricorda quei mesi che col senno di poi sono stati la sua fortuna, la loro fortuna. “Tornati in Italia”, racconta Lorenzi, “mi sono guardato dentro e mi sono accorto che seppur avessi la vita che avevo sempre desiderato non ero felice”. Lo dice con una verità tale che non può nascondere neppure un briciolo di retorica e infatti prosegue: “Non sapevo come trovare quella felicità che tanto desideravo, ne parlavo spesso con i miei genitori che sono sempre stati il mio punto fermo e una sera di fronte a un mio programma saltato mia madre mi ha proposto di andare con lei a un incontro di catechesi in parrocchia. Ho reagito malissimo ma una voce dentro di me ha detto “perché no?” e così alla fine sono andato”. Quel “perché no?” gli ha cambiato la vita, lì ha incontrato dei ragazzi coetanei che con la loro semplicità lo hanno sorpreso “non avevano il successo, non avevano una ragazza diversa ogni sera, non si drogavano, non bevevano ma erano felici e glielo si leggeva in faccia” precisa.

Ha iniziato così un percorso, durato circa un anno, in cui ha cercato e trovato se stesso, ha mandato a monte un progetto discografico – “dovevo scrivere il quinto album, in inglese come gli altri e sulla loro stessa falsa riga musicale” – e ha fatto i conti con chi, insieme a lui, nei The Sun ci aveva messo la testa e il cuore, e probabilmente li aveva persi. Gianluca Menegozzo, Matteo Reghelin e Riccardo Rossi, gli altri membri del gruppo, a un certo punto hanno iniziato a chiedere spiegazioni. Da quel blocco dell’ispirazione di Francesco dipendeva anche il loro futuro e così Lorenzi ha raccontato loro tutto quello che stava vivendo. “All’inizio non l’hanno presa bene poi però si sono guardati dentro e hanno compreso che quella vita non faceva per loro” e così hanno ricominciato. Hanno cambiato il loro approccio alla vita e anche alla musica, hanno rinunciato alle etichette, ai passaggi in radio, ai vincoli, ai do ut des, in poche parole hanno preferito la libertà, e questa col tempo sta pagando.

Il 2015 è l’anno dei The Sun. “Le case di Mosul” singolo che ha anticipato l’uscita di “Cuore Aperto” ha fatto benissimo, poi il disco che ha raggiunto livelli record, e il libro “La strada de Sole” sta girando il mondo tradotto anche in altre lingue. Dal 14 al 16 agosto saranno in ritiro spirituale con i loro fan (tutti i dettagli sulla pagina Facebook Officina del Sole) e intanto continuano a lavorare. Meriterebbero il palco dell’Ariston, non tanto e non solo per portare a Sanremo il christian rock, ma per testimoniare che la luce dei riflettori non sempre mette in gabbia, a volte libera.

The Sun, ecco di cosa si nutre il christian rock

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