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Nuovo finanziamento per la Irminio, società attiva nel settore dell’energia, che nei giorni scorsi ha ottenuto 100 milioni di dollari, i primi erogati in Italia in questo specifico settore basandosi sul criterio specifico delle riserve di oil & gas accreditate all’azienda. Obiettivo: lo sviluppo di progetti legati a nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi in Sicilia e in Italia.

IL FINANZIAMENTO E LA SOCIETÀ

L’accordo è stato finalizzato negli scorsi giorni con l’assistenza e l’advisory di Ashurst LLP e conta sul sostegno di tre istituti bancari, Societé Générale, Bnp Paribas e Banca Imi.

LE PAROLE DELL’AD

Per l’amministratore delegato dell’azienda, Antonio Pica, “la linea di credito” permetterà “di avviare nuove attività in Sicilia”.” La società, operante dagli anni ‘80 nella ricerca, nell’estrazione e nella coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, prende il nome dall’omonimo fiume dove sono stati trovati i primi giacimenti. L’impresa opera in particolare in Sicilia, una delle aree più ricche di idrocarburi della Penisola. Nel 1981 ha perforato il suo primo pozzo (Irminio-1) grazie al quale ha scoperto il giacimento di petrolio e gas naturale “Irminio”, attualmente in produzione. ll finanziamento, sottolinea ancora l’ad, è stato concesso “per la prima volta in Italia sulla base del criterio delle riserve petrolifere accreditate all’azienda”.

IL FUTURO

In seguito a questo finanziamento, la Irminio prevede lo sviluppo di altri tre pozzi esplorativi già autorizzati, i cui lavori inizieranno a breve e da cui gli esperti si attendono buoni riscontri in termini di potenzialità estrattiva.

L’ITALIA E IL PETROLIO

L’attività estrattiva in Italia ha subito un forte sviluppo dal secondo dopo guerra quando sono stati ritrovati importanti giacimenti di gas naturale in Basilicata e Sicilia con Enrico Mattei a capo dell’Eni. Negli ultimi 30 anni l’attività si è sviluppata ancora di più in Emilia Romagna, Lombardia, in alcuni punti del Mare Adriatico e del canale di Sicilia. Alcuni dati diffusi a fine 2012 da parte della Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello Sviluppo Economico, certificano che l’Italia si posizionava al quarto posto fra i Paesi europei produttori di petrolio.

LA POLITICA E IL PETROLIO

L’Italia, dunque, ha grandi risorse nel campo delle estrazioni di petrolio e gas naturale, ma per molti analisti è vittima ancora di troppi paletti burocratici e i tanti veti localistici – come quelli che riguardano lo strategico gasdotto Tap, per fare un esempio – che le impediscono di sfruttarle. I numeri non sarebbero da poco. Lo scorso aprile, l’amministratore di Eni, Claudio Descalzi, ha spiegato che “in base agli studi si può raddoppiare la produzione nazionale con investimenti di 15-18 miliardi”. A patto che vi siano nuove regole, allineate a quelle di altri grandi Paesi, che consentirebbero alla Penisola di sfruttare anche altri importanti giacimenti, come quelli gasieri nel mare Adriatico, ora fermi e che corrono il rischio di essere presto accaparrati dai dirimpettai croati, come aveva denunciato ad aprile scorso l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea Romano Prodi.

I PASSI IN AVANTI

Qualche passo in questa direzione pare esserci. Dal 3 al 12 giugno il ministero dell’Ambiente guidato da Gian Luca Galletti ha emanato 11 decreti per altrettanti progetti di prospezione di idrocarburi offshore con la tecnica dell’air-gun. Interesseranno circa tre milioni di ettari di mare: 1,4 milioni nel tratto tra Rimini e Termoli e 1,6 milioni tra il Gargano e il Salento.

Idrocarburi, tutti i progetti energetici della Irminio

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