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C’è una parola che ogni volta che viene pronunciata suscita sempre una reazione di disagio, quasi infastidisce il destinatario della domanda. Se poi viene proferita in questa lunga estate di strappi e strappetti, Raffaele Fitto e Flavio Tosi docet, allora diventa persino temuta. “Stampella”.

Denis Verdini, fresco ex azzurro dopo uno strappo consumato in un pranzo, la scorsa settimana, con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, lo sapeva fin troppo bene quando questa mattina, poco prima delle 11, ha varcato la soglia della Sala Caduti di Nassiriya per presentare ufficialmente il suo gruppo. (TUTTE LE FOTO DI UMBERTO PIZZI SULLA MOVIMENTO CONFERENZA STAMPA…)

I NUMERI DEI VERDINIANI

Dieci senatori fuoriusciti dal partito di Berlusconi, il quorum legale per formare un gruppo al Senato, riuniti sotto il cappello di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (Lucio Barani capogruppo) per dire che “sì, in Forza Italia eravamo a disagio, ma né ora né mai entreremo nel Pd di Renzi”. Per la Camera c’è tempo, se ne parlerà al più tardi a settembre quando anche a Montecitorio una manciata di deputati (ex) azzurri annunceranno l’adesione al gruppo di Verdini. L’ex braccio destro dell’ex Cavaliere ha comunque preferito mettere le mani avanti, tanto per scoprire le carte  e mettersi al riparo non tanto dalle accuse di certa stampa di tradimento, quanto da quelle che lo vogliono vassallo del Governo e della sua maggioranza.

SINTONIE RENZIANE

Il gruppo di Verdini voterà le riforme a seconda dei contenuti, a cominciare dal ddl Boschi che “deve essere approvato: questa è una legislatura costituente e il percorso costituente deve andare avanti”, ha sottolineato un imbronciato Verdini. Buona la prima, ma non finisce qui. C’è l’Italicum. “L’Italicum va bene – nicchia Verdini – ma dovremmo discutere di alcune modifiche, come quelle al premio alla lista che andrebbe dato alla coalizione”. E la rivoluzione copernicana-fiscale annunciata da Renzi, 50 miliardi di tasse in meno in 5 anni? Da votare? Nel gruppo di Verdini non sono ancora pronti a dire sì a quello che fu il cavallo di battaglia dell’ex premier Berlusconi, però ci stanno pensando. E alla fine, fanno capire tra le righe, diranno di sì. Ne è convinto anche Ignazio Abrignani (nella foto), deputato già azzurro e ora esponente di spicco di Alleanza Liberalpopolare alla Camera. “L’abbattimento delle tasse è una nostra battaglia, che facciamo non la votiamo?”, afferma nel caos del post conferenza. “E comunque io avrei votato pure il Jobs Act e la riforma della scuola. La nostra collaborazione è e sarà sui contenuti” delle riforme, “quelle che ci non ci convincono non le votiamo”. La Rai, per citarne una: “Le norme sulla governance non ci convincono”. Abrignani fa spallucce e chiude la questione riforme. Saremo “un’opposizione responsabile, diciamo una stampella sui contenuti”.

(VERDINI E I VERDINIANI VISTI DA UMBERTO PIZZI)

UMORI E MALUMORI SU BERLUSCONI

L’argomento Berlusconi arriva inesorabilmente. Tutto previsto, però Verdini risponde un po’ piccato a chi gli chiede dell’ex leader. Finito? Bollito?  Verdini la prende larga: “È uno strappo e come tutti gli strappi fa male, ma avvengono quando non c’è più identità di vedute”. Ma “nessuno muore, Berlusconi non è morto lui è sempre stato lungimirante però questo non significa che bisogna vivere nella stessa posizione”. Però la domanda sull’umore di Berlusconi in questi giorni di addiI, sorge spontanea. Abrignani fornisce qualche dettaglio sul clima che si respira a Palazzo Grazioli: “Lui non è ancora contento di questo, Forza Italia è su posizioni diverse, certo se fosse venuto sulle nostre noi non saremmo mai usciti. Però mi piacerebbe che fosse un po’ il padre nobile di queste riforme”. Ma non è che la mossa di Verdini rischia di dare una mano, oltre a Renzi, anche indirettamente  all’ex Cavaliere? “Questo dovete chiederlo a lui…”, glissa il verdini ano Abrignani.

SPONDA O GRUPPONE LIBERAL-POPOLARE?

Il quotidiano la Repubblica oggi ha scritto di un progetto per un gruppo unico tra alfaniani e verdiniani. Di sicuro ci sono grandi manovre in casa Verdini e frequenti contati con Ncd e Udc per cercare la sponda con l’Area Popolare di Angelino Alfano. Fare fronte insomma, perché, come ha ricordato Verdini a metà conferenza, “alla fine è sempre il centro che decide quale schieramento vince”. Sarà, ma Abrignani va cauto: “Oggi loro sono in maggioranza, noi no, ma un domani potremmo unire le forze, perché no. Magari se nel centrodestra qualcuno sarà meno xenofobo.. .ma è tutto un working in progress, vedremo”. Alla fine sarà stampella. Mezza, se vi pare.

Che cosa faranno Verdini e i verdiniani (renziani ma non troppo)

C’è una parola che ogni volta che viene pronunciata suscita sempre una reazione di disagio, quasi infastidisce il destinatario della domanda. Se poi viene proferita in questa lunga estate di strappi e strappetti, Raffaele Fitto e Flavio Tosi docet, allora diventa persino temuta. “Stampella”. Denis Verdini, fresco ex azzurro dopo uno strappo consumato in un pranzo, la scorsa settimana, con…

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