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Può l’Intelligenza Artificiale essere un valido alleato del risparmio? A sentire Paolo Savona, presidente della Consob giunto al suo sesto appuntamento annuale con il mercato, la risposta è sì. La relazione della Commissione per la Borsa non poteva non contenere alcuni passaggi significativi sulle tecnologie di ultime generazione applicate al risparmio. Una commistione sempre più forte di cui non si può non tener conto.

AI AL SERVIZIO DEL RISPARMIO

E dunque, “per garantire una gestione razionale del risparmio è auspicabile che si passi da scelte di investimento basate su tecniche tradizionali o valutazioni prevalentemente soggettive a scelte basate sulle moderne tecniche di Intelligenza Artificiale e sugli strumenti di raccolta ed elaborazione delle informazioni, per propiziare una maggiore remunerazione netta del risparmio, incentivandone l’auspicato incanalamento verso le iniziative produttive”, ha messo subito in chiaro Savona. “I principali leader di queste innovazioni disputano sui tempi in cui sarà pronta una rivoluzione informatica per ogni aspetto della vita economica e sociale: i più ottimisti sostengono che lo è già e i meno che lo sarà entro il decennio in corso”.

ECONOMIA REALE E INVESTIMENTI

Altra questione, la necessità di spostare il baricentro del risparmio sull’economia reale, al fine di innescare investimenti. “Poiché il nostro risparmio complessivo resta abbondante e, come testimonia il saldo positivo della nostra bilancia estera economica, una parte resta inutilizzata all’interno, diviene impellente sollecitarne l’impiego in titoli di capitale rappresentativi di investimenti reali, che la storia insegna essere un modo efficace di protezione del risparmio nel più lungo termine rispetto agli impieghi puramente finanziari”.

Secondo il presidente della Consob, “l’incanalamento del risparmio verso il finanziamento delle attività produttive svolge anche la funzione di proteggere il risparmio investito in piani che soddisfano i bisogni del ciclo vitale degli individui e delle famiglie, con un potenziale alleggerimento delle pressioni assistenziali che gravano sui bilanci pubblici. Lo scorso anno questa stretta relazione si è rafforzata sia a livello microeconomico, per il buon andamento degli utili societari, sia a livello macroeconomico, per una maggiore resilienza alla crisi globale mostrata dall’economia italiana rispetto a quella europea e di vaste aree del mondo”.

L’IMPORTANZA DEL RATING

Savona si è poi affrontato il tema della salute dell’economia italiana, la quale meriterebbe un riconoscimento diverso dalle agenzie di rating. “La buona resilienza dell’economia italiana e la capienza del risparmio interno hanno stentato a tradursi in una discesa dello spread richiesto dal mercato sui nostri titoli pubblici, finalmente emersa nei primi mesi del 2024, anche per la loro buona accoglienza da parte dei risparmiatori italiani, seguita da una ripresa di attenzione da parte dell’estero. Questo risultato, pur restando esposto ai rischi geopolitici ricordati si dovrebbe riflettere anche in un innalzamento dei rating del debito pubblico italiano, alleviando l’onere sulla crescita reale dovuto al maggiore costo dell’indebitamento pubblico e così innalzando il livello del reddito potenziale”.

IL RECORD DELLA BORSA

Capitolo mercati. “A fine maggio Borsa Italiana ha toccato gli 835 miliardi di capitalizzazione, avvicinandosi ai picchi del 7 giugno 2006 e del 6 marzo 2000 (870 miliardi). Il dato relativo a fine maggio 2024 è un’ulteriore crescita rispetto ai 754 miliardi di capitalizzazione sul segmento principale”, ha sottolineato Savona. E così, “il traguardo degli oltre 800 miliardi di market cap è stato raggiunto in virtù delle buone performance del mercato finanziaria italiano, con il Ftse Mib tornato dopo più di un decennio oltre i 35mila punti. Tuttavia il rapporto tra capitalizzazione del mercato e prodotto interno lordo italiano è ancora basso: in Italia nel pieno della bolla delle dotcom la Borsa valeva il 70% del pil, adesso si è intorno al 40%, con una crescita giudicata “positiva” ma contenuta sotto il profilo dell’incidenza sul pil”.

E comunque, i titoli di Stato tirano di più delle azioni. “Resta ancora modesta la dimensione delle contrattazioni sui mercati regolamentati, con l’unica eccezione di quelle sui titoli di Stato, che pesano per quasi tre quarti del totale. Le preoccupazioni nascenti dal delisting delle società quotate su Euronext Milan, un fenomeno peraltro presente nelle borse estere, potranno essere in prospettiva compensate dalla crescita delle ammissioni all’Euronext Growth Milan di società che intendono sperimentare l’opportunità di raccogliere capitali su quel mercato per il proprio sviluppo”.

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