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È arrivato oggi in Libano il primo cargo di armi francesi, di cui i sauditi hanno coperto il pagamanto per rinforzare l’esercito di Beirut. Dopo mesi di discussioni e incontri, lo schema a tre, Francia-Libano-Arabia Saudita, sembrava essersi fermato: nel settembre scorso l’attuale re saudita Salman bin Abdul Aziz, all’epoca ministro della Difesa, era volato a Parigi in quello che sembrava dover essere l’incontro per chiudere definitivamente l’affare da tre miliardi di dollari, ma poi non se ne seppe più nulla.

Poche ore fa, l’arrivo degli armamenti (armi e munizioni, tra cui missili anti carro) è stato celebrato con una cerimonia tenutasi all’aeroporto internazionale di Beirut, a cui hanno partecipato alti comandanti dell’esercito libanese, il ministro della Difesa locale Samir Moqbel e il suo omologo francese Jean-Yves Le Drian ─ arrivato domenica per incontri ─ e l’ambasciatore saudita in Libano Ali Awad Asiri. Tutte le dichiarazioni dei presenti, vertevano su un chiaro argomento: aiutare l’esercito libanese equivale ad aiutare l’intera regione nella lotta al terrorismo.

Secondo AFP, le successive spedizioni riguarderanno anche armamenti più importanti, come 250 mezzi da trasporto e combattimento di vario genere e sette elicotteri Cougar, tre corvette, e una serie di apparecchiature per la comunicazione e sistemi di sorveglianza; il tutto arriverà in quattro anni. Nel contratto è compreso, secondo quanto riportato dal giornale libanese Daily Star, anche l’addestramento e la formazione di 70 mila soldati (in un programma settennale) e 10 anni di assistenza per la manutenzione dell’attrezzatura. Il tutto mentre la società francese ODAS, che si occupa di attrezzature militari, sta negoziando ulteriori accordi con i sauditi e i libanesi per conto del governo di Parigi, perché i sauditi hanno detto di essere disposti a spendere un altro miliardo.

La consegna della armi al Libano per far fronte alla lotta al terrorismo, per  i sauditi ha una chiara declinazione che segue il nome di Hezbollah, partito/milizia sciita legato a triplice link con l’Iran (confessionale, geopolitico, economico) ─ rinforzare l’esercito, permetterà che gli Hez non si sostituiscano completamente alle forze armate del paese ─, ma non solo. Le aree meridionali di confine con la Siria (dove si trova la città di Arsal, per esempio), sono piene di combattenti jihadisti, appartenenti principalmente alla Jabhat al Nusra, che già in passato si scontrati con l’esercito libanese (25 tra soldati e poliziotti sono ancora nelle mani dei ribelli siriani): la paura è che l’arrivo della buona stagione in quelle aree di montagna, possa rappresentare la condizione giusta per lanciare attacchi all’interno del Libano.

L’esercito libanese è una delle entità dove la debolezza della leadership statale si fa più sentire, per questo è oggetto di un piano di finanziamento anche da parte del governo americano. La Francia si è infilata nell’affare, rinvigorita dalla nuova partnership con l’Arabia Saudita. I francesi, sono stati la nazione del “5+1” a seguire la linea più critica sull’accordo nucleare iraniano anche per mantenere aperta la porta di Riad. Nelle ultime settimane hanno iniziato a fornire intelligence molto sofisticata ai centri di comando di Decisive Storm ─ l’operazione militare Saudi-led contro i ribelli Houthi in Yemen. E lo hanno fatto prima che iniziassero gli americani; anzi, l’alto coinvolgimento di Parigi, potrebbe essere una delle ragioni dietro allo step up americano nella guerra di Sanaa. Nell’idea del governo Hollande, non c’era solo dimostrare fedeltà all’alleato/i del Golfo, ma anche pubblicizzare l’efficienza dei sistemi satellitari ad alta risoluzione Helios e Pleiades, sulle cui immagini i servizi basano i report degli obiettivi yemeniti. Con la speranza, per la Francia, di piazzare qualche satellite ai sauditi.

@danemblog

 

 

 

 

 

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