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La commemorazione della ricorrenza della Liberazione a Milano è da anni non solo il momento solenne di celebrazione dei valori comuni della Resistenza, che furono alla base della Costituzione della Repubblica. E’ anche l’occasione per feroci polemiche dirette al nemico di turno, che coincide di volta in volta con chi è giudicato lontano, se non ostile, al multiforme schieramento della sinistra “di nostalgia e di movimento”.

A coloro che risultano sgraditi la piazza viene sostanzialmente interdetta o, nel caso in cui riescano a parlare, subiscono violente e insistenti contestazioni. Le vicende sono abbastanza note e per averne un’idea precisa basterebbe leggersi le cronache almeno degli ultimi dieci anni.

La regia della manifestazione più importante e significativa, quella che tradizionalmente si tiene a Piazza del Duomo a Milano è governata non, come sarebbe logico, dalle Istituzioni ma dal “Comitato Permanente Antifascista per l’ordine e la legalità democratica“, composto da Associazioni Partigiane, rappresentanti di Partiti e sindacati.

Merita un grande rispetto chi ha partecipato alla lotta partigiana, sia egli monarchico, comunista, socialista, cattolico, liberale, repubblicano, anarchico. Ma dopo 70 anni dalla Liberazione i veri partigiani, persone in generale dotate di molto buon senso, sono purtroppo rimasti in pochi e i gruppi dirigenti che guidano oggi le associazioni (e sono convinti di averne raccolto l’eredità politica e organizzativa) non sempre hanno atteggiamenti costruttivi.

Quest’anno il 25 aprile è una occasione di polemica (auguriamoci non si trasformi in una contestazione perché ciò sarebbe insopportabile) che mette in discussione la presenza alla manifestazione di rappresentanti della “Brigata ebraica” presa di mira a causa degli atteggiamenti “guerrafondai” del primo ministro israeliano, unico leader del Medio Oriente democraticamente eletto.

Questo timore è confermato dall’iniziativa (che peraltro è del tutto meritoria) del Partito Democratico milanese di garantire una sorta di protezione alla Brigata Ebraica durante lo svolgimento del corteo e in Piazza Duomo.

Sarebbe come se una formazione partigiana come la Brigata Matteotti, avesse bisogno di essere scortata dalla Brigata Garibaldi (o viceversa) per essere in piazza a celebrare il 25 aprile.

Fino a quando accadranno queste enormità?

Walter Galbusera
Presidente Fondazione Anna Kuliscioff

La Brigata Ebraica e il 25 aprile a Milano

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