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I tentacoli dell’Isis provano ad allungarsi fino a toccare i Balcani. Quella che prima era solo una minaccia “cartografica” – manifestata nella mappa (sotto l’immagine) che disegna gli ipotetici confini del Califfato sognato dai drappi neri -, assume oggi contorni più nitidi con un tempismo tutt’altro che casuale.

Alla vigilia della visita di Papa Francesco in Bosnia, i terroristi guidati da Abu Bakr al-Baghdadi hanno rivolto ieri una minaccia all’intera regione, con un nuovo video pubblicato su internet attraverso Al Hayat media center, la principale “casa di produzione” dell’organizzazione nata in Siria e in Iraq, ma giunta ormai anche in diversi Paesi non distanti dall’Europa e dall’Italia, Libia inclusa.

IL VIDEO

Il filmato, lungo poco più di 20 minuti, s’intitola “L’onore è nella Jihad”, contiene un un messaggio al popolo dei Balcani e alterna una voce narrante agli interventi di militanti. “Avrete paura a camminare per strada, a lavorare in ufficio, a dormire nelle vostre case. Con il permesso di Allah, vi strangoleremo”. E ancora: “Arriveremo con cinture esplosive, vi uccideremo“, dice con il consueto piglio uno dei protagonisti, Abu Muqatil al-Kosovi, un militante islamico che sostiene di provenire dal Kosovo e rappresentare il gruppo jihadista nell’intera area.

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LA MAPPA DEL CALIFFATO

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(clicca sull’immagine per ingrandire)

VENDETTA PER I MUSULMANI

Ed è proprio a quei territori ancora sconvolti dai conflitti e dall’instabilità che pare indirizzato il messaggio jihadista. Nelle sue minacce, Abu Muqatil prevede infatti “giornate nere” per coloro che “in Kosovo, in Albania, in Macedonia ed in tutti i Balcani hanno disprezzato i musulmani“, che saranno per questo “vendicati“. Al di là degli abituali toni truci, a colpire è in particolare il coinvolgimento di Skopje, protagonista in queste ore di una profonda crisi politico-istituzionale.

IL CAOS REGIONALE

Il Paese, ha spiegato in un’intervista a Formiche.net il professor Giulio Sapelli, è in questo momento una sorta di specchio delle tante crisi irrisolte che contraddistinguono la regione – compresa quella kosovara – riaccese da un nuovo protagonismo geopolitico di Mosca. In quadro già così confuso, l’Isis potrebbe costituire il classico innesco per una bomba già piazzata e in procinto di esplodere. Il rischio maggiore, per ora, è quello che i jihadisti facciano facile proselitismo. Diverse centinaia di musulmani radicali provenienti dai Balcani, dalla Bosnia e da territori albanofoni hanno già ingrossato le fila dei cosiddetti foreign fighter del Califfato, pronti ora a ritornare nei loro Paesi e a colpire.

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jihad,terrorismo

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