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Lei quel nome lo detestava. Coco era il nomignolo che il pubblico entusiasta del Café chantant di Moulins le aveva dato quando da giovanissima sconosciuta cantava una canzone tratta dallo spettacolo Ko-Ko-Ri-Ko, reso famoso da Polaire alla Scala e che le resterà incollato tutta la vita. Chanel trasforma quei ricordi di vita umile, il suo passato da demie-mondaine, la sua infanzia in un orfanotrofio di Aubazine , in una malinconia misteriosa, in una nostalgia di vita semplice. Anni dopo, riferendosi a quegli anni dice:“anche a me a 12 anni è stato strappato tutto! E sono morta”, per essere stata abbandonata dal padre venditore ambulante.

Un delizioso libro, uscito in Italia con il titolo Chanel &Co. Coco e le sue amiche, scritto dalla giornalista e scrittrice Marie Dominique Lelièvre, parla di Chanel attraverso le amicizie e gli amori che hanno segnato e arricchito la sua vita. Nel 1917 la collezione Chanel definita “piuttosto particolare” dalle riviste di moda francesi e americane, è apprezzata da donne facoltose come Henri de Rothschild e l’elegante Marthe Letellier, considerata la donna più bella di Parigi. Sam, il famoso disegnatore de L’Illustration, ha dedicato un’intera pagina alla caricatura di Coco, in abito rosa, e Boy, l’uomo d’affari Arthur Capel, suo grande amore, mentre ballano il tango. Accanto a loro Gabriele d’Annunzio con la grande ballerina Ida Rubinstein e Rodin con una statua.

È la sua affascinante amica Misia, amata da Bonnard, Vuillard, Stravinskij, Maillol e Picasso, che la salverà quando, disperata per la morte di Arthur Capel  per un incidente d’auto, aveva fatto ridipingere di nero le pareti della sua camera a Garches. Dai racconti dell’infanzia di Misia, che le descrive i tavoli ricoperti da tovaglie di fiandra, scintillanti per i cristalli di Boemia e l’argenteria, gli squadroni di domestici che stiravano tutto, perfino i lacci delle scarpe, Chanel trae materia per costruire un passato che non aveva avuto.

Chanel è diventata una curiosità, Sorel non esita ad invitarla nel suo ricercato salotto dove il giovane Cocteau viene fatto sedere accanto al cronista Pierre Lalo, che due giorni prima, nella sua rubrica sul Temps, ha stroncato il primo balletto cubista Parade, commissionato da Djagilev per i Balletti russi, prima scenografia di Picasso e prima poesia senza parole di Cocteau. Il poeta, rivolgendosi al cronista, esclama ”Sapete che Satie ha risposto per le rime al critico che ha bistrattato il suo spartito? Gli ha mandato una cartolina con su scritto: Lei non è che un culo, ma un culo senza musica”.

Anni dopo Chanel, affermata stilista e donna d’affari, si fa costruire una casa, La Pausa, in un paesino provenzale che assomiglia ad un presepe di terracotta, la casa della sua infanzia rubata, dei suoi sogni, dove ospita l’avanguardia artistica e culturale parigina, i suoi amici Djagilev, Cocteau, Colette, Stravinskij, Picasso. Il pittore, sposato con Olga, si rifugiava da Gabrielle, anche se non hanno mai avuto una relazione. Coco e Picasso si assomigliano: le origini, la capacità di reinventare sé stessi, l’amore per i soldi, il fascino dello sguardo troppo nero, troppo intenso,  ma  al pittore Chanel preferisce il poeta Reverdy . Nella splendida biblioteca di Chanel si trova l’esemplare numero 9  su pergamena di Cravate de Chanvre, con disegni originali e acquarelli di Picasso. Il poeta le fa scoprire Rilke, Lautréamont, Verlaine, Apollinaire e lei  gli sottopone degli aforismi che lui le rimanda per posta, migliorati. Nel 1938, Vogue pubblica le sue Massime e Sentenze: “Se siete nati senza ali, non fate nulla per impedirgli di crescere”. Di lei il duca Di Westminster dice che è pazza perché “Ama un curato”.  A proposito della quantità di denaro spesa per realizzare la sua residenza di campagna arredata con forme di una semplicità monacale ed i giardini abbelliti con piante povere come le lavande, gli ulivi, i giacinti e gli iris blu, il suo amico Fulco, duca di Verdura esclama: “Che talento ad aver speso tutti questi soldi senza che si noti!”.

Con la sua naturalezza da ragazzino Chanel  lo aveva conquistato ad una festa veneziana organizzata dal compositore Cole Porter. Dal sodale tra l’aristocratico e la couturière nacque, tra l’altro, il famoso braccialetto con la croce di Malta, che farà impazzire le Tout-Paris, immortalato nel ritratto che di lei fece Man Ray.

Chanel & Co.

Lei quel nome lo detestava. Coco era il nomignolo che il pubblico entusiasta del Café chantant di Moulins le aveva dato quando da giovanissima sconosciuta cantava una canzone tratta dallo spettacolo Ko-Ko-Ri-Ko, reso famoso da Polaire alla Scala e che le resterà incollato tutta la vita. Chanel trasforma quei ricordi di vita umile, il suo passato da demie-mondaine, la sua…

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