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Il passaggio del presidente Ucraino a Washington, in corso proprio durante la stesura di questo pezzo, ha una valenza tutt’altro che simbolica. L’arrivo di Volodymyr Zelensky intende infatti andare a influire su una serie di processi politico-amministrativi che riguardano gli Stati Uniti e non solo, mentre la guerra a Gaza attira sforzi e attenzioni, e Taiwan scricchiola. Per questo “è molto importante che come Occidente mostriamo la nostra leadership su determinate questioni di politica estera, il mondo se lo aspetta”, spiega la direttrice del Transatlantic Defense and Security Program del Center for European Policy Analysis, Catherine Sendak.

Per quali motivi la visita di Zelensky a Washington è rilevante?

La visita di oggi è importante perché invitando Zelensky alla Casa Bianca si vuole mandare una serie di messaggi: al mondo, alla Russia, ma anche agli Stati Uniti, e alla sua classe politica. Non a caso, oltre che con il presidente Joe Biden, è previsto che l’ucraino intervenga, su invito del leader di maggioranza e del leader di minoranza, anche in un meeting a porte chiuse che vedrà la partecipazione bipartisan dei membri del senato Usa. L’obiettivo è sottolineare quanto l’approvazione, prima della fine dell’anno, dell’emendamento in discussione sia fondamentale. Zelensky viene in America per ricordare che dietro a questo provvedimento ci sono aiuti concreti per persone concrete, coinvolte in un conflitto concreto.

La sua decisione di partecipare in persona all’insediamento del neo-eletto presidente argentino Javier Milei sia da inscrivere in un processo simile?

Assolutamente. Il viaggio di Zelensky in Argentina dimostra come egli stia lavorando per promuovere anche nel Global South l’importanza del sostegno e dell’assistenza all’ucraina. Andando a Buenos Aires ha infatti potuto rincontrare Milei personalmente, e avere una conversazione privata con lui in cui ha senz’altro delineato la sua posizione, e ha parlato delle implicazioni del conflitto ucraino sull’Argentina, sull’America Latina e sul sistema internazionale in generale.

Sistema internazionale che sta vivendo anche la crisi in Medio Oriente. È importante che l’Occidente riesca a gestire due crisi contemporaneamente, senza rinunciare ai propri sforzi in una delle due?

È veramente essenziale. È un tema che ho affrontato in molteplici occasioni durante le ultime settimane, e in particolare dopo il 7 ottobre. È molto importante che come Occidente mostriamo la nostra leadership su determinate questioni di politica estera, il mondo se lo aspetta. Quindi dobbiamo farlo. Dobbiamo ricordare che gli attori che operano in Medio oriente e quelli che agiscono in Ucraina appartengono allo stesso gruppo. Io li definisco il “villain club”, e sono quegli Stati che disseminano il caos in varie aree del mondo. È necessario seguire un approccio olistico sulla questione. Credo che Zelensky ne sia cosciente, e che basi il proprio operato su questo principio.

Con l’avvicinarsi di Usa2024, il supporto statunitense  in Ucraina potrebbe venir meno?

Credo che ci sarà consensus nel supportare l’Ucraina. Credo anche che alla fine si riuscirà ad approvare l’emendamento in ballo, con il quale 60 miliardi di dollari saranno stanziati definitivamente per sostenere l’Ucraina. Il passaggio di questo emendamento non è d’interesse solo per l’Ucraina, ma anche per gli Usa. Oltre ai fondi destinati a Kyiv ci sono infatti anche fondi per Taiwan, per Israele e per il confine con il Messico. Queste risorse servono per combattere i nostri avversari in tutto il mondo, non ha senso negarne lo stanziamento. La sua approvazione garantirà aiuti al Paese invaso dalla Russia per all’incirca un anno: una volta approvato, la questione perderà importanza nel dibattito pubblico, rimarrà soltanto la componente amministrativa. Ricordavi giustamente che stiamo entrando in un anno elettorale: e in questo contesto, le persone si concentrano principalmente su questioni domestiche, non su temi di politica estera. Credo che in Italia sia lo stesso. Per questo serve approvarlo ora.

Quindi l’eventualità dello stop degli aiuti all’Ucraina non si potrà concretizzare?

Spero di no. Malgrado il rallentamento dello stanziamento, il processo di per sé non è fermo. Inoltre, non tutto il supporto accordato in passato è ancora arrivato in Ucraina. I fondi sono stati stanziati, ma questi fondi si devono trasformare in armi e materiale che poi devono arrivare sul terreno. Ci vuole del tempo per fare si che gli aiuti arrivino sul campo. Inoltre, gli Usa hanno altri strumenti su cui puntare per portare avanti questo sforzo. Come il National Defense Autorizhation Act, che da ben prima del 2022 contiene al suo interno 300 milioni di dollari di aiuti per l’Ucraina. Ma è comunque necessario che l’amministrazione mostri il suo continuo supporto per Kyiv. E invitare Zelensky a Washington è un modo per farlo.

Zelensky alla Casa Bianca, la leadership occidentale può affrontare più crisi. Parla Sendak

Per l’analista del Cepa, è molto importante che l’Occidente mostri la propria leadership su determinate questioni di politica estera, “il mondo se lo aspetta”. Ecco perché la visita di Zelensky negli Usa dimostra che il “villain club” non vincerà

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