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Il calo del petrolio e il conseguente ridimensionamento del valore delle vendite all’estero dei prodotti energetici hanno inciso sulla flessione dell’export italiano extra-ue. Ma non si è trattato solo di questo: anche escludendo l’energia resta un segno meno per le esportazioni italiane di gennaio (-1,6% su dicembre), confermando un effettivo colpo di freno al di là delle vicende petrolifere.

Nel valutare le oscillazioni dell’export, occorre tenere presente l’accentuata volatilità mensile che da sempre caratterizza questa variabile. Tuttavia, questa volatilità si inserisce oggi in un quadro di scambi mondiali che non è più così dinamico come una volta, sia per motivi ciclici sia strutturali. Per rendersene conto basta guardare la sfilza di segni meno che contraddistingue le dinamiche tendenziali delle nostre vendite all’estero nei vari Paesi di destinazione. A parte il mercato nord-americano, nell’extra-UE siamo in regresso pressoché ovunque, in particolare nelle economie emergenti. E non si tratta di una specifica debolezza italiana. Il fatto è che, per motivi diversi, questi mercati – dalla Russia, alla Cina, all’America Latina, all’Africa – non sono più una locomotiva dei traffici mondiali.

La morale che possiamo trarne è duplice. La prima è che in un mercato mondiale che cresce a ritmi modesti si fa più dura la battaglia per le quote: in questo ambiente la svalutazione dell’euro non può che aiutare, ma può divenire anche fonte di tensioni con le altre grandi economie esportatrici.

La seconda osservazione è che questa non è l’unica strada disponibile per far crescere i fatturati esteri: l’Europa è il più grande mercato del mondo, ma la sua domanda è – al contrario degli Stati Uniti – poco più che stagnante. Un’area europea ben più dinamica di quella che conosciamo sarebbe il naturale sbocco delle esportazioni italiane e degli altri Paesi membri che – disponendo di un ampio mercato interno – non dovrebbero cercare più di appropriarsi della domanda nelle altre parti del mondo attraverso svalutazioni competitive del cambio.

Perché l'export si è un po' ammosciato

Il calo del petrolio e il conseguente ridimensionamento del valore delle vendite all’estero dei prodotti energetici hanno inciso sulla flessione dell’export italiano extra-ue. Ma non si è trattato solo di questo: anche escludendo l’energia resta un segno meno per le esportazioni italiane di gennaio (-1,6% su dicembre), confermando un effettivo colpo di freno al di là delle vicende petrolifere. Nel…

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