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Riscoprire e coltivare una relazione profonda con il cattolicesimo politico, ben oltre la ricerca di legami privilegiati con le gerarchie ecclesiastiche. La ricetta prospettata nell’editoriale scritto da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera a un centro-destra frastagliato e privo di una robusta visione culturale ha lasciato tiepido e indifferente il ceto dirigente dei partiti conservatori e moderati.

Ma è riuscita ad animare la riflessione degli intellettuali più attenti e sensibili alla costruzione di un progetto alternativo e credibile rispetto al Partito democratico di Matteo Renzi. A ragionare sul tema con Formiche.net è oggi Gianfranco Morra, politologo, sociologo e scrittore cattolico.

È giusto il richiamo di Galli della Loggia?

Le note politiche di Galli della Loggia sono sempre stimolanti, anche per chi non possa condividerle pienamente. È vero che Matteo Renzi ha portato al successo il Partito democratico incorporando elementi della politica di centro-destra. È ancor più vero che Silvio Berlusconi ha portato allo sfascio Forza Italia perché non ha avuto né idee di destra, né proposte aggiuntive di sinistra. Privo di una cultura politica, ha fatto solo un uso personalistico della “company” di sua proprietà.

Condivide l’orientamento di Forza Italia verso un’alleanza stretta e subalterna con la Lega Nord di Matteo Salvini?

Fi, passata dal 30 per cento dei voti al 13, ricerca alleanze dove le trova. E lo fa con decisioni ambigue, provvisorie e contraddittorie. Prima Renzi, oggi il Carroccio che è sulla cresta dell’onda. Ma la crescita di consensi della Lega arriva soprattutto dall’elettorato di Forza Italia. Il premier è stato capace di aprire la sinistra al centro, mentre Matteo Salvini non innova. Cambia la tattica, ma la strategia rimane la stessa: un nazionalismo padano anti-europeo.

Come valuta i mille cambiamenti di fronte di Forza Italia sulle riforme elettorali e istituzionali?

Nel “partito degli azzurri” è buio fitto. Passare, nello spazio di un mattino, da un anno di sostegno alle riforme del Pd “per il bene del paese” a una opposizione totale è un non senso. E disvela quale fosse la vera ragione dell’accordo: gli interessi dell’impero economico di Berlusconi. Che appare sempre più un reduce e un rudere.

Per quale ragione?

Pensa ancora al 1994, quando vinse le elezioni alleandosi con la Lega Nord e il Movimento sociale italiano. Oggi il suo problema non è quello di vincere, ma di essere ancora presente in politica per “lucrare indulgenze”. Quanto alla destra neo-fascista, è solo un rifugio di politici in pensione. Mentre il centro è sempre più frammentato e decadente.

L’Area Popolare stretta fra Renzi, Berlusconi e Salvini cosa dovrebbe fare?

Chi oggi crede nel popolarismo sa che non può tradurre i suoi ideali e le sue energie in un nuova Democrazia cristiana. Ma è costretto a scegliere di volta in volta le formazioni politiche che gli consentono maggiormente – anzi che gli impediscono meno – di animare con valori cristiani la sfera politica.

E qual è il terreno migliore per coltivare quei valori?

Purtroppo al momento attuale non è possibile compiere la scelta, come nel 1994, fra sinistra e destra. Perché oggi manca – e mancherà per un po’ di tempo – una prospettiva di centro-destra.

Non vede nessuna nuova Dc all’orizzonte?

Le democrazie cristiane europee sono nate come partiti laici a ispirazione cristiana. “Cristiana” non significa chiesastica e meno ancora clericale. Comprende invece quell’insieme di valori perenni europei fondati sul diritto naturale, che difendono i singoli e producono ordine e sicurezza in una sintesi di libertà e giustizia. L’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica ha fatto nascere nei “laicisti” il timore che rinasca la Dc. Non è così. C’è qualcosa di più importante del partito, come aveva capito e scritto Luigi Sturzo.

Cosa?

“L’amore e la fratellanza del cristianesimo rendono possibile la democrazia, la preservano dal cadere in demagogia o dittatura. La democrazia è cristiana, anche se non ci sarà più nessuna Democrazia cristiana”. Parole che richiamano l’esigenza di riempire la democrazia di quell’anima religiosa con la quale questa forma politica unicamente europea era nata.

Ma la storia del cattolicesimo politico nell’Italia repubblicana è una valida fonte di ispirazione per un progetto politico alternativo alla cultura progressista?

Il paradosso del popolarismo è che la Democrazia cristiana è svanita, mentre la sua cultura originaria è oggi una realtà così positiva che in parte viene assunta anche dalla sinistra. Il potere l’aveva dissolta nel cattocomunismo. La caduta del comunismo ha fatto riemergere quel personalismo cristiano che la Dc aveva dimenticato: primato della persona, anti-statalismo e sussidiarietà, meritocrazia e solidarietà, economia sociale di mercato. Non siamo ancora al recupero di tali valori, ma alla nostalgia e attesa di una rinascita.

Così Salvini sta dissanguando Forza Italia

Riscoprire e coltivare una relazione profonda con il cattolicesimo politico, ben oltre la ricerca di legami privilegiati con le gerarchie ecclesiastiche. La ricetta prospettata nell’editoriale scritto da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera a un centro-destra frastagliato e privo di una robusta visione culturale ha lasciato tiepido e indifferente il ceto dirigente dei partiti conservatori e moderati. Ma…

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