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Agenda digitale e banda larga non sono ancora dossier in cima all’agenda operativa del governo Renzi, visto che ci sono ancora altri progetti da mandare in porto. Eppure tra Palazzo Chigi, ministeri interessati e società statali come Cdp e Poste i due dossier sono da tempo al centro dei pour parler tra tecnici e politici.

Nel caso dell’agenda digitale, e dunque anche dell’Agenzia Digitale, le discussioni tra tecnici governativi sarebbero approdate – secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net – anche a una decisione politica: sarà la presidenza del Consiglio a prendere in mano la questione, tanto che sarebbe già stato deciso di costruire una struttura – con tutta probabilità un dipartimento ad hoc a Palazzo Chigi – per concentrare competenze e funzioni finora sparse e così imprimere una accelerazione.

Verso questa direzione di marcia stanno spingendo in particolare sia Andrea Guerra, consigliere del premier, sia Francesco Caio, capo azienda di Poste Italiane. I due stanno anche studiando modi e tempi per far confluire in questa nuova struttura anche l’opera dell’Agenzia digitale ora guidata da Alessandra Poggiani. Di progetti, e sopratutto di nomi, si starebbe occupando anche il renzianissimo Marco Carrai, amico di lunga data del premier.

Le idee di Guerra si starebbero facendo strada anche sul dossier banda larga, dunque anche su Metroweb, la società per la fibra ottica oggi controllata con il 53,8% dal fondo F2i, partecipato anche dalla Cassa depositi e prestiti e guidato dall’ad, Renato Ravanelli, e con il 46,2% da Fsi, il fondo strategico della Cdp capeggiato dall’ad, Maurizio Tamagnini. Anche se ancora un input politico preciso non è ancora arrivato, ci sarebbe una sostanziale coincidenza di vedute tra l’ex amministratore delegato di Luxottica e il presidente di Cdp, Franco Bassanini, che è anche presidente di Metroweb.

Per Guerra, nulla osta al fatto che Telecom entri in Metroweb al fianco di F2I e Cdp, ma occorre mettere a punto, con Antitrust e AgCom, una governance che preveda maggioranze qualificate per le decisioni più importanti e una parità di accesso alla rete (stessi prezzi) per tutti gli operatori, Telecom inclusa. E Bassanini, che segue da tempo la questione e con diversi governi i progetti di dotare l’Italia una rete di nuova generazione all’altezza di un Paese come l’Italia, ha anche detto di recente che l’ipotesi di un’ascesa a termine nel capitale di Metroweb da parte dell’incumbent non sarebbe sgradita.

Ci sono ancora due aspetti da chiarire. Il primo relativo a problemi antitrust sulla rete di nuova generazione, in caso di ingresso di Telecom in Metroweb, come da tempo denuncia Vodafone e come da tempo rimarcano diversi settori trasversali in Parlamento.

Il secondo aspetto è più assetto aziendale. Se i piani di Fsi, il fondo strategico della Cdp, prevedono un aumento di capitale per Metroweb e una posizione sostanzialmente paritetica tra il fondo di Cdp e Telecom Italia, l’ex monopolista pare avere al momento una prospettiva non del tutto coincidente. Infatti gli azionisti del gruppo capitanato dall’ad Marco Patuano avrebbero dato mandato al capo azienda di entrare in Metroweb per raggiungere una posizione maggioritaria.

Alla prossima puntata.

Metroweb, Telecom e Agenzia Digitale. Che cosa sta escogitando il governo

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