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Una missione riuscita al 50%. Dopo il rinvio del 6 gennaio, la capsula Dragon della società americana SpaceX, incaricata per la quinta volta dalla NASA di trasportare approvvigionamenti e rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale, è stata lanciata con successo dalla base di Cape Canaveral (Florida) alle ore 10:47 italiane di sabato 10 gennaio, ma il razzo Falcon, che sarebbe dovuto atterrare verticalmente a una velocità di caduta di circa 7 chilometri all’ora su una chiatta nell’Atlantico, è finito in pezzi nell’Oceano.

“Ci siamo andati vicini ma non è ancora il caso di festeggiare”. Così il magnate Elon Musk, fondatore di SpaceX ha commentato via Twitter l’impresa di atterraggio che non ha precedenti nella storia spaziale. Nonostante il flop, Musk si è detto incoraggiato dai risultati dell’operazione poiché il razzo ha tenuto, comunque, il controllo di traiettoria verso la piattaforma da una quota di decine di chilometri di altezza. “Ciò fa ben sperare per il futuro”, ha detto.

Un altro test di atterraggio è programmato per il prossimo mese. Del resto, l’ottimizzazione della manovra è importante per l’intero settore. Il patron di SpaceX ritiene infatti che il recupero e il riutilizzo di razzi è essenziale per abbattere i costi di lancio e accelerare le operazioni spaziali. La missione principale di SpaceX è stata trasportare oltre due tonnellate di materiali per esperimenti scientifici, lo strumento Cats della NASA e generi di rifornimento per gli astronauti, tra cui l’italiana dell’Esa Samantha Cristoforetti che ieri, dal suo profilo Twitter, ha cinguettato entusiasta “Evviva! Dragon sta venendo per portarci dei doni!”.

La chiatta, posizionata a 200 miglia dalla costa nord-orientale della Florida, ha le dimensioni pressoché di un campo di calcio. E sebbene con l’atterraggio non abbia subito gravi danni, sarà comunque necessario per Musk sostituire alcuni elementi e operare una manutenzione della stessa. Una nave di recupero con il personale SpaceX era posizionata a 10 miglia di distanza.

Dal punto di vista tecnico, Falcon è dotato di alette di orientamento e zampe di atterraggio installate nel suo primo stadio. Secondo le previsioni, una volta separato dallo stadio superiore, il booster deve riavviarsi e iniziare la fase di atterraggio attraverso un’accensione automatica che indirizzi la traiettoria verso la chiatta. L’Air Force è autorizzata, in ogni caso, a distruggere il booster se questo accenna ad andare fuori rotta.

Il patron di SpaceX ha ritenuto che il video che ritrae l’impatto fosse poco chiaro: “c’era troppo buio e troppa nebbia”, ha commentato. Le brevi immagini televisive, trasmesse dalla NASA, hanno mostrato solo bolle d’acqua. “Utilizzeremo la telemetria per ottenere il monitoraggio automatico, l’avviso e la registrazione dati” ha affermato. Nel corso della giornata, poi, Musk ha aggiunto nuovi particolari sulla dinamica che ha portato al fallimento dell’atterraggio sulla chiatta, spiegando che le alette del razzo hanno esaurito il fluido idraulico proprio poco prima il momento dell’impatto. Indipendentemente da ciò, ha elogiato la sua squadra “per gli enormi passi in avanti compiuti per rendere “riutilizzabile” questa missione”. E ha assicurato: “Durante il prossimo tentativo di lancio è già stato predisposto un 50% in più di fluido idraulico, perciò il margine di riuscita dovrebbe essere molto più ampio”.

Il livello di ottimismo per la riuscita di questa importante operazione inizia a crescere con l’affinarsi dei tentativi e dei miglioramenti apportati alla struttura del razzo, insomma. Nelle settimane precedenti il test, Musk aveva stimato ci fosse, nella migliore delle ipotesi, un 50% di possibilità che Falcon atterrasse verticalmente sulla piattaforma. Questo sulla scorta dei tentativi, andati a buon fine, effettuati lo scorso anno in mare aperto. Ma stavolta, avendo a disposizione come base una chiatta dalle misure nettamente ridotte rispetto alla vastità del mare, l’obiettivo era decisamente più impegnativo da raggiungere.

La NASA ha seguito con molta apprensione la corsa di Dragon verso la Stazione Spaziale poiché il trasporto degli approvvigionamenti rappresentava la priorità dell’operazione. L’arrivo sulla ISS è previsto alle 6 del mattino di lunedì 12 gennaio.

Questa spedizione è particolarmente importante per SpaceX, considerando la perdita, avvenuta recentemente, di un altro al vettore cargo: il razzo Antares della Orbital Sciences Corp. che lo scorso 29 ottobre è esploso pochi secondi dopo il decollo, distruggendo il complesso di lancio e l’intero carico. Il razzo avrebbe dovuto portare in orbita il modulo da trasporto Cygnus nell’ambito della terza missione di rifornimento affidata alla compagnia spaziale privata Orbital Science e 2.215 chili di materiale destinato all’equipaggio della ISS, tra cibo, acqua, hardware di bordo ed esperimenti scientifici. E per questo Antares non sarà più impiegato fino al 2016.

La consegna di SpaceX, invece, sarebbe dovuta avvenire prima di Natale, ma fu rimandata una prima volta dopo i cattivi risultati ottenuti da un controllo dei motori. Al secondo tentativo, il 6 gennaio scorso, un problema di carattere tecnico – il funzionamento anomalo di uno degli attuatori di comando, utilizzati per guidare il missile in volo – ha costretto la società a interrompere il lancio a due minuti dal via.

La NASA ha stipulato rispettivamente un contratto da 1,6 miliardi di dollari per 12 missioni e uno da 1,9 miliardi di dollari per 8 missioni con SpaceX e Orbital Science con l’obiettivo di mantenere costante e regolare il rifornimento della ISS. Ma a differenza della Orbital, SpaceX ha la capacità di far ritornare il razzo sulla Terra. E qui si spiega l’importanza cruciale di questa missione, considerando anche che Russia e Giappone stanno approntando le loro piste di fornitura.

SpaceX, con sede a Hawthorne (California) ha ricevuto dalla NASA, inoltre, un altro incarico: sviluppare un Dragon, che già dal 2017, permetta agli astronauti di effettuare delle passeggiate nella Stazione Spaziale. Boeing, invece, è al lavoro su una capsula dotata di equipaggio. E nel frattempo, la NASA spende decine di milioni di dollari in Russia per ogni astronauta statunitense lanciato a bordo della navicella Soyuz.

Tutte le sfide di SpaceX

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