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La serata organizzata da Formiche alla Casa del Cinema a Roma dedicata a “1992. L’anno che cambiò l’Italia” non è stata solo l’occasione per ricordare la cronaca di quegli incredibili dodici mesi che segnarono la fine della Prima repubblica. Il dibattito ha fatto emergere l’attenzione del pubblico e dei protagonisti verso il prodotto televisivo. “Una fiction talmente ben fatta che spesso non si riesce a cogliere la linea di confine fra realtà e fantasia”, ha spiegato Paolo Messa che ha confessato anche come in molti, in vista della proiezione promossa dalla rivista, gli abbiano conferma dell’esistenza effettiva di alcuni personaggi (frutto invece della fantasia di autori e sceneggiatori).

Se Beppe Severgnini sulle colonne del Corriere della Sera ha scritto che “la serie televisiva è una buona cosa. Aiuta la nazione senza memoria a ricordare”, Antonio Polito alla Casa del Cinema ha potuto affermare senza smentita che quella di Sky “è senz’altro una produzione che svolge una funzione di servizio pubblico”. Una prova ulteriore, insomma, di un nuovo filone narrativo introdotto da Sky Italia che, dopo prodotti di successo come Gomorra, Romanzo Criminale, con 1992 vince la sfida di raccontare con efficacia televisiva e rigore la carne viva di una cronaca non del tutto passata.

Il pubblico ha dimostrato di apprezzare questa scelta coraggiosa e la serie attualmente in onda su Sky Atlantic registra su base settimanale un ascolto superiore alla stessa Gomorra con oltre un milione di spettatori per puntata confermando peraltro una innovazione del prodotto televisivo, sempre più visto “on demand” e sulle diverse piattaforme indipendentemente dalla programmazione “ufficiale”.

(L’EVENTO CON MARTELLI E POLITO VISTO DA PIZZI. TUTTE LE FOTO)

La critica internazionale conferma l’attenzione e il riguardo verso questo nuovo “made in Italy”. Frankfurter Allgemeine ha dedicato un ampio articolo allo sviluppo che in Italia, soprattutto grazie a Sky, stanno avendo le produzioni seriali. Titoli infatti come Gomorra e 1992, premiate da un grande successo anche a livello internazionale, sanno raccontare delle storie in modo audace e grandioso, mostrando che l’Italia non ha paura di confrontarsi, anche impietosamente, con la propria storia recente. C21, una delle più accreditate riviste di settore al mondo, include 1992 nella shortlist di nuovi e più chiacchierati show internazionali “assolutamente da non perdere”.

Poteva esserci il rischio che i protagonisti di quel periodo storico si affrettassero a “smontare” la sceneggiatura. Non è successo. Certo, per ragioni diverse, Mario Chiesa e Mariotto Segni hanno voluto puntualizzare su alcuni dettagli chiaramente frutto della fantasia degli autori ma la sostanza della storia non è stata discussa. Alla Casa del Cinema durante il dibattito due personalità dal calibro di Claudio Martelli e Maurizio Costanzo non hanno mancato di esprimere un esplicito apprezzamento per le puntate andate in onda. L’ex ministro della Giustizia ha confermato che “la serie tv, pur essendo un’opera di fantasia, non incorre in svarioni storici o difetti macroscopici, anzi ne segue il filo conduttore di quegli avvenimenti e l’atmosfera generata in quegli anni”.

Nel corso del confronto ha preso la parola anche Antonio Martusciello, attualmente commissario dell’Autorità Garante delle Comunicazioni ed ex manager di Publitalia e quindi fra i fondatori di Forza Italia. Da testimone diretto di quella esperienza ha potuto confermare non solo la sensibilità politica e culturale di Dell’Utri ma anche la sostanza di una attenzione con la quale il gruppo berlusconiano seguiva l’evoluzione del quadro politico. Certo, l’idea del partito e della discesa in campo si colloca temporalmente a metà del 1993, ha spiegato Martusciello. Ma anche da parte sua nessuna polemica, piuttosto la capacità di cogliere l’opportunità per testimoniare “dal di dentro” quello che si muoveva nella galassia di Fininvest che, come ha ricordato anche Costanzo, proprio nel 1992 inaugurò il suo Tg5 guidato da Enrico Mentana.

“La fiction di Sky – ha commentato Messa – ha il merito di mostrare chiaramente l’effetto dissolvenza fra una realtà che tramonta ed una che inizia a sorgere. Non si tratta solo della politica ma di un cambio più profondo nella società. Il personaggio Notte interpretato da Stefano Accorsi sembra il più lucido a comprendere e ad interpretare la novità. Come andrà a finire? Aspettiamo la fine della serie per vedere l’esito della fiction. L’esito storico di quel cambiamento resta invece – conclude il fondatore di Formiche – un enigma che merita molte e molte discussioni ancora”. Stay tuned.

Il 1992 di Sky? Per Antonio Polito "è servizio pubblico"

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