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Effetto Delrio sulle grandi opere. Si intuisce dalle prime bozze dell’allegato Infrastrutture del Def (Documento di economia e finanza) che sarà approvato oggi dal consiglio dei ministri il nuovo corso al vertice del dicastero delle Infrastrutture.

LE MIRE RENZIANE

Il premier Matteo Renzi e i suoi più stretti collaboratori da tempo dicevano che le grandi opere in cantiere erano troppe e andavano scremate, anche e non solo per risparmiare nella spesa pubblica.

TURNAZIONE

E così pare che sarà, complice anche l’avvicendamento al vertice del dicastero di piazza di Porta Pia dopo le dimissioni dell’ex ministro Ncd, Maurizio Lupi, per la vicenda giudiziaria che riguarda alti dirigenti e consulenti a partire da Ercole Incalza.

LA BOZZA

Già un primo screening era stato fatto nei giorni scorsi, subito dopo l’insediamento del nuovo ministro Delrio: la versione del Def dello scorso anno era stata alleggerita e da oltre 400 interventi si era scesi, in un primo momento, ad una lista di 51 megalavori tenendo fuori la Orte-Mestre, al centro proprio dell’inchiesta di Firenze sui vertici manageriali del ministero, e l’Autostrada Tirrenica.

LE INDISCREZIONI

Con l’intervento delle ultime ore la griglia si restringe ancora, secondo le indiscrezioni di ambienti governativi: le grandi opere restano 25 e i costi scendono da 76,3 a 69,2 miliardi. La sforbiciata non tocca i cantieri più importanti se si esclude la parte italiana del Traforo del Frejus.

LE OPERE TAGLIATE

I tagli riguardano – scrive oggi il quotidiano la Repubblica – “l’intero comparto dei porti, da Civitavecchia, a Taranto a Ravenna a Gioia Tauro, oltre a eliminare dalle «priorità» cinque opere, tra dighe e acquedotti”.

LE OPERE INTATTE

Restano in campo opere ferroviarie come la Torino-Lione, il Brennero, la Milano-Venezia, il Terzo Valico e la Napoli-Bari. Tra le opere stradali nella nuova lista restano la A4 Venezia-Trieste, le Pedemontane Lombarda e Veneta, la Tangenziale Est di Milano, la Salerno Reggio Calabria, la 106 Jonica. Confermate le metropolitane di Milano, Torino e la Linea C di Roma. Entrano invece tra le opere prioritarie i nodi di Palermo, la Tranvia di Firenze e la Metro di Bologna. Scompaiono in questa sede anche i 489 milioni destinati all’edilizia scolastica.

I COSTI

Il totale dei costi previsto dal Def infrastrutture – secondo il quotidiano la Repubblica – “scende a 69,2 miliardi (con un risparmio di 7,1 miliardi) e con un ulteriore fabbisogno di 3 miliardi nel prossimo triennio”.

Grandi opere nel Def, ecco la lista scremata del nuovo ministro Delrio

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