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Mentre il PD rinvia sine die il chiarimento in seno al partito, con una minoranza praticamente sull’Aventino (in attesa del momento favorevole per ribadire i suoi distinguo rispetto alle politiche tanto del Matteo Renzi segretario, quanto del Matteo Renzi Presidente del Consiglio) sarebbe bene non distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quanto avviene invece in Senato con riferimento all’esame della Legge di Stabilità che, dovrà tornare alla Camera a seguito delle modifiche apportate e dalla quale uscirà, visti i tempi ristretti, inevitabilmente a colpi di fiducia.

Infatti, se si dà una scorsa agli oltre 3000 emendamenti discussi dalla 5 Commissione Bilancio del Senato alla legge di stabilità per il 2015, si rimane un poco sconcertati per una serie di preclusioni degli stessi (inammissibilità per difetto di copertura) espresse dal Presidente.

In particolare colpisce la dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti riferiti a due commi dell’art. 3, il 10 e il 67, le cosiddette clausole di salvaguardia, su cui si fonda la manovra, e le cui formule di copertura erano state già giudicate ammissibili dalla Camera e che, caso strano, in precedenti provvedimenti la stessa Commissione 5 del Senato aveva già giudicato ammissibili, salvo poi o bocciare gli emendamenti o chiederne il ritiro ai presentatori.

Questo attuale diverso orientamento di giudizio della 5 Commissione, che certamente è determinato più che da motivi tecnici reali, da una volontà di non creare imbarazzo al Governo in un momento molto delicato su due temi anch’essi estremamente delicati come il possibile aumento dell’IVA e delle Accise, è praticamente sfuggito all’attenzione di una stampa nazionale che ultimamente sembra aver dimenticato tali temi che toccano da vicino le tasche dei cittadini e le imprese, in lotta perenne per la sopravvivenza.

I rischi che aumentino l’Iva e le accise, sono da considerare come una pesante Spada di Damocle, non solo sulle tasche dei cittadini ma soprattutto sulle imprese, tanto quelle nazionali quanto – e soprattutto – quelle straniere che vorrebbero investire nel nostro Paese ma non lo faranno, perché le misure di salvaguardia rappresentano un rischio di aumento delle imposte indirette e non forniscono quindi quella garanzia di stabilità impositiva sulla quale qualunque imprenditore fa affidamento per sviluppare la propria impresa. In particolare l’aumento dell’IVA avrà solo effetti recessivi sull’economia.

Cosa dicono i due commi che riguardano l’IVA e le Accise:

SPADA DI DAMOCLE 1

Il comma 10 riguarda la modalità di applicazione dello “split payment” a diversi settori, cioè il pagamento dell’Iva direttamente allo Stato e non al fornitore in modo da contrastare la possibile evasione e assicurare un gettito non inferiore ai 1.716 milioni di euro dal 2015. Se tale pratica non sarà autorizzata con deroga europea da votare all’unanimità dei Paesi membri secondo quanto stabilito dall’Art. 395 della Direttiva 2006/112/CE entro il 30 giugno 2015 (la Direttiva prevede invece un tempo di 8 mesi a disposizione dell’UE per esprimere il parere dalla data della domanda) scattano gli aumenti delle accise sulla benzina senza piombo e sul gasolio per autotrazione per 1.716 milioni all’anno dal 2015 (aumenti al netto dell’IVA);

SPADA DI DAMOCLE 2

Il comma 67 invece, aumenta le aliquote Iva dal 10 al 13 e dal 22 al 25,5% (lettere a e b) oltre a prevedere un ulteriore aumento delle accise per altri 700 milioni dal 2018 in poi (lettera c). Tale pericolo potrebbe essere scongiurato la dove con il comma 68 successivo si identifichino misure per il conseguimento di maggiori entrate ovvero di risparmi di spesa mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica.

Dunque il comma 10 è legato all’ok della UE mentre il comma 67, con il comma 68, è legato alla buona volontà del Governo di identificare (in futuro ma non si sa quando) interventi di razionalizzazione della spesa pubblica.

Al riguardo andrebbe detto che tali interventi potevano già essere previsti nel testo del DDL in esame, e che la loro previsione avrebbe rassicurato i cittadini, ma soprattutto le imprese e gli investitori stranieri, sulle capacità del Governo di porre in essere il mitico piano Cottarelli, piuttosto che inasprire le imposte con inevitabili effetti depressivi.

Detto ciò va precisato che tutti gli emendamenti riferiti ai commi citati, sono stati dichiarati inammissibili. Tra le coperture giudicate difettose, va posta in evidenza quella che avrebbe previsto, pur di non aumentare le accise, una razionalizzazione della spesa pubblica improduttiva con particolare riguardo agli immobili dello Stato.

Artefice di questa bella opera di razionalizzazione, come indicato dall’emendamento, sarebbe dovuto essere il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Dunque l’inammissibilità data dal Presidente della Commissione potrebbe essere letta (con un pizzico di malizia) nel senso che la stessa Commissione, o la Ragioneria Generale dello Stato che esprime per mezzo del Governo rappresentato in Aula il proprio parere su tutti gli emendamenti, non avrebbe giudicato affidabile tale soluzione, dunque, riassumendo, non sarebbe stata giudicata affidabile la volontà (capacita?) del Governo stesso di fare una puntuale Spending Review.

Il Governo, va dato atto allo stesso di una buona volontà di cercare di mettere una toppa all’abuso delle clausole di salvaguardia, è corso ai ripari almeno per ora sul comma 10, presentando un emendamento che, nello spirito di sterilizzare la clausola di salvaguardia va anche bene ma che nella forma potrebbe presentare dei problemi, di non facile soluzione.

L’emendamento 3.4100 del Governo è infatti teso a rendere efficace lo “split payment” e dunque garantire il gettito all’erario, già dal primo gennaio 2015, nelle more della suddetta concessione della deroga europea. L’applicazione dal 1.1.2015 vale solo per quanto riguarda le cessioni di beni e per le prestazioni di servizi effettuate nei confronti dello Stato, il resto trova applicazione dopo la concessione della deroga europea.

Questo significa che si pone in vigore la norma relativa alle forniture alla PA, senza attendere la deroga europea. Cosa potrebbe comportare questa anticipazione che potrebbe essere giudicata una furbata?

In primo luogo potrebbe sollevare delle critiche da parte di quei Paesi europei maggiormente attenti ai limiti e alle regole europee imposte dal citato art. 395 della Direttiva europea, e certamente questo giudizio non potrà che non pesare nell’iter istruttorio che avvierà la UE non appena l’Italia avrà formulato in modo ufficiale la domanda di deroga.

In secondo luogo se la deroga non venisse concessa, certamente scatterà l’aumento delle Accise sulla benzina e sul Gasolio per autotrazione ma il peggio, se non si correrà ai ripari, saranno gli effetti che la norma applicata a decorrere dal 1.1.2015 potrebbe aver creato. Uno su tutti restituire l’IVA ai fornitori per poi incassarla (forse) nuovamente al netto delle periodiche compensazioni, con evidenti maggiori oneri per l’Erario e fastidiose complicazioni burocratiche per le imprese e per i fornitori di servizi.

Ma il peggio, se non sarà concessa la deroga, oltre all’aumento delle accise, sarà l’ennesimo possibile richiamo al nostro Paese e il conseguente avviso (da scongiurare in ogni modo) di avvio dell’ennesima procedura di infrazione per aver violato le regole europee.

Per quanto riguarda il comma 67 che invece aumenta l’IVA e le accise, credo sia legittimo attendersi dal Governo la completa sterilizzazione, almeno di questa, della Spada di Damocle, dando corpo al dispositivo del comma 68 mediante immediata applicazione del Piano Cottarelli, con l’eliminazione della spesa pubblica improduttiva, un taglio poderoso agli enti inutili e la vera razionalizzazione della spesa esistente.

Quindi attuando sul serio e con coraggio (non solo a parole) il rinnovamento dello Stato a partire dal come questo spende i soldi dei Cittadini infischiandosene delle convenienze politiche o meno che il razionalizzare la spesa comporta e delle sicure critiche derivanti dalla chiusura di quegli enti realmente inutili che per lo più sembrano essere divenuti il parcheggio di fine carriera di certa politica.

Ce la possiamo fare a disinnescare la Spada di Damocle? Me lo auguro.

La legge di Stabilità 2015 & la Spada di Damocle

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