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Ultimo di una serie di articoli che si possono leggere qui

Date queste premesse e dati i comportamenti degli ultimi governi (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) gli attuali pensionati non possono stare tranquilli.

Senza la separazione dell’assistenza dalla previdenza, le prossime leggi di stabilità continueranno a penalizzare i pensionati, anzi estenderanno la platea dei colpiti ben al di sotto dei 90.000 euro lordi anno, fino a colpire le fasce attorno ai 25.000 euro.

Per un motivo molto semplice. Non ampliando la platea dei colpiti, non riusciranno a fare cassa nel modo previsto. Perciò faranno cassa in 2 modi: mantenendo il contributo straordinario (che diverrà ordinario ) e non adeguando le pensioni al costo della vita.

Non solo, ma, dopo aver colpito i pensionati, nei fatti colpiranno anche i pensionandi. Hanno già ridotto il valore finale del TFS/TFR, hanno già alzato l’asticella della nuova età pensionabile, nel prossimo futuro potrebbero arrivare a qualche altra bella “pensata”. Ma non vogliamo dare, a quei signori, alcun suggerimento, in questo senso.

Non è facile colpire le pensioni, senza ridurre il consenso sociale.

Se il 60% delle pensioni attuali potrebbe essere considerato non d’oro ma dorato o di ottone, una manovra di rapina potrebbe toccare 5-6 milioni di pensioni, ovvero almeno 10 milioni di elettori. Nel contempo, ciò potrebbe favorire altre 5-6 milioni di pensionati. A parità di elettori, l’effetto non sarebbe però nullo, ma la rabbia conseguente ai furti pensionistici potrebbe riportare al voto qualche milione di non votanti, con l’estremizzazione del voto di costoro.

La materia pensionistica è materia urticante: chi pensasse di toccarla, senza ustionarsi, commetterebbe un errore madornale.

Ora in giro per l’Italia, ardono dei fuocherelli di vigilanza sulle pensioni. Sono i fuocherelli che hanno già fatto arrivare alla Consulta 3 richieste di parere di costituzionalità sui tagli pensionistici della finanziaria di Letta, reiterata da Renzi.

Ma i frequentatori dei fuocherelli, non si limitano ad attendere le decisioni della Consulta ed hanno elaborato una strategia progressiva, che partirà dalla fine di marzo.

Ne vedremo delle belle? Pensiamo di si. Ma una cosa deve essere chiara a chi ci governa. Centinaia di dirigenti dello stato e del parastato, centinaia di professionisti pubblici non resteranno fermi in attesa dei prossimi massacri pensionistici, legati alle annuali leggi di stabilità.

No, costoro hanno deciso di agire. Costoro hanno preso un impegno: quello di passare all’attacco contro l’andazzo politico di colpire i pensionati, nella certezza che essi non reagiranno.

No, i tempi sono cambiati. Anche i pensionati, nel loro piccolo, si incazzano. Nel loro piccolo, ma – se manca loro la forza – non manca loro l’intelligenza e la conoscenza dei meandri del sistema pubblico.

Chi vivrà, vedrà. La sfida è aperta….

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