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Mentre a fronte della fine finanziaria, alcuni teatri lasciano (ad esempio il Massimo Bellini di Catania ed il Vittorio Emanuele di Messina) ed altri di coalizzano in co-produzioni che coinvolgono numerose città, anche quest’anno La Fenice raddoppia con una “doppia prima”: il 22 Novembre con un nuovo allestimento di Simon Boccanegra (la cui prima versione debuttò proprio in Laguna nel 1857) e la riproposta, il 23 novembre de La Traviata (altro debutto veneziano nel 1853) nell’allestimento di Robert Carsen con il quale venne riaperto il teatro dieci anni fa dopo il restauro successivo all’incendio. Simon sarà in programma sino al 6 dicembre, mentre Traviata (di cui dal 2004 si effettuano dieci repliche l’anno) avrà circa 30 repliche sino al 4 ottobre in coincidenza con l’Expo. Le recite di Simon del 22 e del 27 novembre verranno registrate e trasmesse in differita su Rai5.

E’ una grande idea perché consente al pubblico che si reca a Venezia di cogliere due titoli molto importanti con un breve soggiorno nella città. In effetti, l’intero cartello è costruito sul principio che il turista che si ferma tre sere può assistere a tre spettacoli. La Fenice è il teatro con più alta produttività in Italia, come riconosciuto da una recente inchiesta di Classic Voice basata sia su parametri quantitativi sia su un sondaggio tra critici musicali ed operatori economici.

Anche a ragione dei costi contenuti degli spettacoli e del vasto impiego di nuove tecnologie (come proiezioni computerizzate), si stima che un euro di sussidio pubblico ne porta almeno quattro di valore aggiunto soprattutto tramite il “turismo musicale” attirato in Laguna. In effetti, tra le fondazioni liriche solo La Fenice (che negli ultimi anni ha compiuto una vera e propria rivoluzione, passando da “teatro di stagione” a “teatro di semi-repertorio”) fa analizzare sistematicamente i propri impatti.

Venezia, si sa, vive di turismo culturale. Una recente ricerca, commissionata dalla Camera di Commercio al Laboratorio di Management delle Arti e della Cultura dell’Università Ca’ Foscari, arriva a stimare in due miliardi di euro il valore aggiunto complessivo prodotto dalla cultura a Venezia. C’è poi uno studio puntuale, realizzato dall’ufficio Studi e Analisi di VELA Spam che riguarda nello specifico La Fenice, luogo simbolo della città lagunare ma anche eccezionale volano economico per molteplici settori, con numeri record: 69 milioni di euro in termini di spesa attribuibile, 256 euro per ogni fruitore (visitatore o spettatore del teatro); 50 milioni di euro in termini di impatto complessivo (183 euro per ogni fruitore); 12 milioni di euro in termini di impatto fiscale; quasi mille unità di lavoro come stima dell’impatto occupazionale.

Parliamo cioè del 2,5% del valore aggiunto espresso dall’intero comparto cultura e creatività e il 3% di tutto il fatturato turistico di Venezia. Vi è, poi, un moltiplicatore di reddito di 0,72 in rapporto alla spesa attribuibile e di 2,9 rispetto al finanziamento pubblico erogato. Il tutto senza contare gli effetti intangibili e incalcolabili generati sul tessuto urbano, a cominciare dai benefici in termini d’immagine per la città. Un lavoro prezioso, che dovrebbe incoraggiare altre fondazioni a produrre analisi d’impatto.

Della genesi di Simon ci siamo occupati su questa testata il 30 ottobre in occasione dell’edizione scaligera (una ripresa di una produzione di cinque anni fa). A Venezia viene presentato un nuovo allestimento firmato da Andrea De Rosa; nel golfo mistico sarà sul podio Myung Whun Chung. Protagonisti Simone Piazzola, Giacomo Prestia, Lucia Dall’Amico e Francesco Meli. Diego Matheuz alla bacchetta, Francesca Dotto, Lenardo Cortellazzi e Marco Caria. Quindi un cast giovane per uno spettacolo che esalta l’amore tra due giovani.

La Fenice raddoppia

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