Skip to main content

C’è una vecchia Tim e una nuova. E quella nuova, a sentire la presidente dell’ex Telecom, Alberta Figari, nominata lo scorso aprile al fianco del riconfermato ceo, Pietro Labriola, sarà decisamente più snella, scattante, con ogni probabilità competitiva. Nelle settimane in cui si decide il destino della vendita di Netco (rete primaria e secondaria) alla cordata Kkr-Tesoro-Cdp, l’occasione per provare a tracciare un futuro di Telecom è arrivata con la relazione dell’Organismo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete, alla Camera.

In questi giorni l’Antitrust europea è impegnata nell’esaminare l’operazione (che il presidente dell’Organo di vigilanza, Antonio Martusciello, ha paragonato a uno tsunami, soprattutto sul versante regolatorio) che porterà gli asset di rete di Tim tra le braccia della nuova cordata, per circa 22 miliardi, ponendo fine al modello verticale che ha contrassegnato gli ultimi decenni dell’ex monopolista. Il via libera dovrebbe essere abbastanza sicuro, sempre che nel frattempo Vivendi, azionista di riferimento di Tim (23,9%) e contrario alla cessione della rete a un prezzo considerato troppo basso, non riesca a spuntarla in Tribunale, dove ha intentato causa proprio contro il gruppo.

Ma è qui che entrano in gioco le diplomazie industriali, di cui Figari si è fatta portavoce, parlando a margine dell’evento a Montecitorio. “Sicuramente il rapporto con il principale azionista francese non ha aiutato quelle che sono state le grandi decisioni prese nel 2023 e a Tim il mio scopo personale, ma anche dell’intero consiglio di amministrazione e dell’ad sarà quello di cercare di ricostruire un nuovo dialogo con i principali azionisti”. Il presidente di Tim ha poi spostato l’attenzione sul futuro del gruppo telefonico, chiamato non solo ad alleggerirsi del suo gigantesco debito (e qui l’operazione con Netco) darà una grande mano. Ma anche a competere in uno dei mercati più saturi del momento, quello delle tlc.

“Vorrei parlare della vecchia Tim della nuova Tim. Siamo entrati come, nuovo cda, su una operazione già definita e oggi stiamo aspettando quella che sarà la risposta dell’Antitrust europeo. Sembra che le indicazioni siano favorevoli e quindi dobbiamo assumere, e sperare, che entro il 30 giugno, o al massimo luglio, ci possa essere il closing di questa importantissima operazione, che determinerà la separazione delle infrastrutture rispetto alla società di servizi.  Credo che sia importante di quello che sarà la nuova Tim, cioè quella a cui partecipo come presidente del cda. Sarà una società di servizi, molto più snella con molto meno indebitamento, una società che potrà competere maggiormente su questo mercato perché chiaramente, avendo rinunciato ad essere un operatore verticale, verranno meno tutte quelle limitazioni che erano imposte a Tim avendo la duplice veste di proprietario della rete e di società di servizi”.

Il messaggio di Figari, però, è anche per le autorità che vigilano sul comparto, a cominciare dall’Agcom. “Auspichiamo che il regolatore tenga conto di questo e che ci sarà un alleggerimento della normativa a favore delle società di servizi. Anche perché è chiaro che la nuova Tim opererà in un contesto macroeconomico molto difficile, vediamo che anche a livello europeo ci sono stati tentativi per comprendere come sviluppare e come finanziari importanti interventi sulle reti”.

Mano tesa a Vivendi e società più snella. La nuova Tim secondo Figari

La presidente del gruppo telefonico, nominata al fianco di Pietro Labriola lo scorso aprile, traccia una rotta per l’ex Telecom, una volta perfezionata la cessione di Netco alla cordata guidata da Kkr, su cui è al lavoro l’Antitrust europea. E chiarendo che l’obiettivo è ricucire con il socio francese

Orban sarà sempre un problema per i meccanismi Ue. Parla Bonomi (Iai)

Conversazione con l’analista dello Iai, Matteo Bonomi: “Credo che una personalità come Orban sarà sempre problematica, indipendentemente dai meccanismi decisionali presenti o futuri, perché il premier ungherese sarebbe comunque un player sui generis. Abbiamo visto quali sono i suoi rapporti con la Cina e con la Russia, senza dimenticare la sua posizione sul supporto all’Ucraina”

Ecco come gli Usa possono colmare lo svantaggio navale nell'Indo-Pacifico

La minore capacità produttiva americana rispetto a quella cinese nel settore della cantieristica navale potrebbe pesare nella competizione indo-pacifica. Ma ci sono forme di moderazione di questo squilibrio

Cinque idee per rafforzare la sicurezza digitale nazionale. I suggerimenti di Galtieri

Di Emanuele Galtieri

Nel contesto attuale di crescenti minacce cibernetiche, è fondamentale promuovere la collaborazione pubblico-privata, oltre alla formazione del cittadino digitale. Per rafforzare la sicurezza nazionale, inoltre, c’è la necessità di investire risorse finanziarie da destinare alla tutela delle Pmi, molto esposte e vulnerabili agli attacchi, nonché di sviluppare un quadro normativo che supporti e favorisca un’autonomia digitale nazionale e europea. I suggerimenti di Emanuele Galtieri, amministratore delegato di Cy4Gate

Dal Giappone a Mare Aperto. Cosa lega Mediterraneo, Atlantico e Indo Pacifico secondo Patalano

Per il professore Patalano (King’s College), quest’anno la Mare Aperto ha mostrato l’Italia in quanto Paese che crea sicurezza, con “una leadership marittima calma, ma seria e professionale”. Presente anche il Giappone, sempre più attore delle interconnessioni tra Med Atlantico e Indo Pacifico

La transizione globale è anche questione di prezzi. Banca mondiale spiega perché

Lo scorso anno le tariffe applicate sugli idrocarburi hanno garantito entrate globali per oltre 100 miliardi di dollari. Ma se si vuole agire in profondità, frenando il petrolio e incentivando l’energia pulita, bisogna ripensare il sistema di prelievo sui fossili. Solo così gli impegni del G7 di Stresa potranno essere rispettati

Francesco, il problema seminari e quella parola sbagliata. La riflessione di Cristiano

Quella del papa è una preoccupazione credo dovuta per chiunque si renda conto dei problemi odierni. Il termine che ha usato è brutto, ma il vero problema a mio avviso è che Francesco, il papa che non ha smesso di ricordare che il clericalismo è una questione grave, persegue il tentativo di razionalizzare un sistema che non funziona, e cioè: perché ci devono essere i seminari? Riccardo Cristiano riflette sulle parole che Bergoglio avrebbe pronunciato durante un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani

Gli spazi marittimi della Libia, nuove e vecchie questioni spiegate dall'amm. Caffio

Dal Golfo della Sirte, alla Zona di protezione della pesca e alla Zona economica esclusiva, tutti i limiti delle acque fissati dalla Libia, che ancora oggi sono al centro di diverse dispute, raccontati dall’ammiraglio Fabio Caffio

Da Tory a Labour. Cosa (non) cambierà nella politica estera di Londra

Il Partito conservatore pare destinato a cedere il testimone dopo 14 anni alla guida del Regno Unito. Con un esecutivo di sinistra, guidato da Starmer, nessun cambiamento su Russia e Cina. Si impegna a un patto di sicurezza con l’Ue. Primo banco di prova: il summit Nato di Washington, pochi giorni dopo il voto

camera pasquino

Perché la Cei boccia il premierato? È tempo di confronto (anche pubblico). Scrive Pasquino

Quando il papa e i vescovi esprimono le loro posizioni, non in materia di fede, ma nel campo largo della politica, non è solo opportuno, ma anche produttivo confrontarsi apertamente con quelle posizioni? La non solo mia idea di pluralismo è che il confronto fra più affermazioni, fra più posizioni, più soluzioni è essenziale, costitutivo e decisivo in qualsiasi regime democratico. Il commento di Gianfranco Pasquino, accademico dei Lincei e professore emerito di Scienza politica

×

Iscriviti alla newsletter