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Non è chiaro se il black out che ha colpito la rete internet della Corea del Nord sia parte della rappresaglia annunciata dagli Usa per l’offesa ricevuta da Sony Pictures o sia opera degli hacker di Anonymous. Quel che importa, per molti osservatori, è che le tensioni cibernetiche che hanno per protagonista Pyongyang rischiano di configurarsi come una nuova ed eclatante cyber-guerra della storia.

IL BLACK OUT

Con un’improvvisa interruzione, spiega Bloomberg, i collegamenti con l’esterno del regime, già normalmente limitati, sono saltati del tutto e sono stati ripristinati dopo circa 10 ore. Per gli analisti, sentiti da Vox, ci sarebbero pochi dubbi: quello che ha messo in ginocchio le comunicazioni del Paese è stato una sofisticata offensiva hacker consistente in massicci attacchi DDoS.

IL SILENZIO DI WASHINGTON

Nel corso della conferenza stampa di fine anno, venerdì il presidente Obama aveva annunciato una risposta “proporzionale” per l’attacco alla major cinematografica e il conseguente ritiro dal mercato del film The Interview, la pellicola che ironizza sul regime dittatoriale nordcoreano e sul suo leader Kim Jong-Un, nel quale si immagina il suo assassinio per mano della Cia. Per questo, rimarca il New York Times, l’attacco subito dalla Corea del Nord è una “strana coincidenza”. La dittatura continua a dirsi estranea ai fatti, e anzi, si dichiara disponibile a condurre un’inchiesta congiunta con gli Usa sul cyber-attacco. Washington invece considera il regime responsabile per quanto accaduto e medita di colpirlo attraverso diverse opzioni: attraverso nuove sanzioni sul modello di quelle che stanno facendo vacillare la Russia di Vladimir Putin o, come rivela Business Insider, con attacchi mirati a colpire il controllo capillare che il regime ha sul Paese. Le sanzioni, infatti, potrebbero impensierire poco un Paese già così povero. Maggiore effetto avrebbe invece diminuire la presa di Kim sulla popolazione.

Da Washington non è arrivata per il momento nessuna rivendicazione dell’attacco, né vi sono conferme di un coinvolgimento americano. Ma tra i maggiori indiziati, sottolinea Quartz, ci sarebbero proprio gli Usa.

COLLABORAZIONE CINESE?

Non è detto, infatti, che il coinvolgimento statunitense sia stato necessariamente diretto, ma la Casa Bianca potrebbe essersi avvalsa della collaborazione della Cina, anch’essa ai ferri corti con Pyongyang, sebbene riluttante nello schierarsi totalmente con gli Usa. Nei giorni scorsi, secondo alti funzionari dell’amministrazione citati dalla stampa americana – gli Usa hanno chiesto aiuto a Pechino per contrastare le capacità della Corea del Nord di compiere attacchi informatici e il governo cinese sta già indagando. Il regime nordcoreano ha infatti quattro reti ufficiali di collegamento del Paese a Internet e tutte passano dal territorio della Repubblica popolare.

GUERRA PER PROCURA

Un’altra pista porta invece agli hacker di Anonymous. E non sono pochi gli addetti ai lavori che indicano, nel loro possibile coinvolgimento, la prova che ci si trovi di fronte alla prima cyber-guerra combattuta da governi ostili tra loro, ma attraverso l’intervento di gruppi esterni. Una tattica già usata in passato, ma apparentemente non in modo così sistematico. Il gruppo critica da tempo il liberticida regime del Paese asiatico e in una recente serie di tweet ha fatto sapere di essere pronto a fare un “regalo di Natale” a tutti gli utenti del web e distribuire, al posto di Sony, il film The Interview. “Siamo veramente così deboli – hanno detto polemicamente – da ritirare un film solo perché non piace a un dittatore nordcoreano? E cosa succederà dopo?“.

Sony Hack, benvenuti nella nuova cyber guerra

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