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Come interpretare alla vigilia della riunione dell’Eurogruppo dell’11 febbraio, le dichiarazioni di Tsipras, Varoufakis, Dijsselbloem e di altri protagonisti e comprimari di questa partita, ormai cruciale per il futuro non solo della moneta unica ma della stessa Unione europea?

La teoria dei giochi plurimi può essere utile ad interpretare le frasi anche roventi. Di che si tratta? Di una disciplina di cui il ministro dell’Economia e delle Finanze (Mef) dell’Italia è maestro. All’inizio degli Anni Ottanta, furono un libro ed alcuni saggi di Padoan (scritti a quattro mani con Paolo Guerrieri, ora senatore del Pd, entrambi professori alla Sapienza) a portare in Europa questa teoria, che allora stava facendo i primi passi negli Usa. Padoan e Guerrieri ne divennero “capi scuola”.

In sintesi, nell’Eurozona è in corso il gioco a più livelli in cui ciascuno dei partecipanti deve massimizzare obiettivi di “reputazione” e di “popolarità” differenti (e in certi casi divergenti) di fronte alle altre parti in causa. Tutti devono mantenere una buona “reputazione” rispetto agli altri soci dell’eurozona e presentarsi come convinti assertori della moneta unica.

In termini di “popolarità”, però, ciascun partner risponde alla propria opinione pubblica. I “falchi” devono massimizzarla nei riguardi, ad esempio, di quel 73% di tedeschi che secondo gli ultimi sondaggi sarebbero «stanchi e stufi» della Grecia. Le “colombe”, invece, non possono non prendere l’affaire Grecia come strumento per andare verso l’unione monetaria più flessibile chiesta da movimenti che risultano vincenti alle elezioni. E la Grecia? Il governo, appena in carica, sa che la propria popolarità’ dipende un elettorato arrabbiato al quale occorre rispondere.

L’8 febbraio, in Parlamento, Tsipras ha dichiarato che non farà un passo indietro rispetto al programma presentato alle elezioni (rigetto dell’austerità, aumento dei salari minimi e delle pensioni, assunzioni in massa nella pubblica amministrazione e via discorrendo) ma ha utilizzato un lessico, in greco, per dire che ciò avverrà “gradualmente”.

Nel frattempo, il pittoresco Varoufakis ha accusato l’Italia, che pensava di avere come alleato, di essere “alla bancarotta” come l’Ellade, salvo poi precisare e in parte ritrattare; il Mef italiano nel frattempo aveva prontamente respinto l’accusa al mittente, senza, però, utilizzare il bazooka (il debito italiano – come certificato dall’Istat e verificato dal Centro Studi Impresa Lavoro – è garantito dai 3800 miliardi di risparmi delle famiglie italiane). Alle richieste greche per superare l’emergenza e predisporre un nuovo programma di politica economica (tale da poter avere il supporto dell’UE), Dijsselbloem ha risposto con un netto “non se ne parla proprio”.

In effetti, siamo proprio al pirandelliano gioco delle parti. Per mantenere popolarità di fronte ai suoi elettori, Tsipras (consapevole che dovrà fare numerosi passi indietro) non poteva non tenere il punto (pur dando ad intendere che ci sarà “gradualità”). Varoufakis non poteva non sparare su quell’Italia che considerava alleato naturale (in termini di strategia militare) ma dove ha trovato solo tè e simpatia (per ricordare il titolo di un celebre film americano). E Dijsselbloem non poteva non affermare il proprio ruolo di guardiano e tutore delle regole.

Invece, si sta lavorando verso prestito ponte in maschera (un artificio contabile, probabilmente una dilazione delle scadenze immediate) che salvi la faccia di tutti e consenta ad Atene (con l’aiuto di Carlo Cottarelli) di presentare un programma di riassetto strutturale che coniughi efficienza ed equità (e sia all’altezza degli standard del Fondo monetario). Eloquenti gli articoli di Lucrezia Reichlin (sino a poco tempo fa alla guida del servizio studi della Banca centrale europea- Bce) sul Corriere della Sera e di Hugo Dixon (direttore della Reuters) disseminati su un centinaio di quotidiani nel fine settimana.

In questo quadro, si spiega anche il “botta e risposta” con Padoan (a cui i greci guardano per la messa a punto della soluzione tecnica, e politica).

Gioco delle parti tra Italia e Grecia

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