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Se già da solo il Vaticano è considerato nell’immaginario collettivo il luogo degli antichi (e recenti) segreti, la banca dell’enclave, lo IOR, sin dalla sua fondazione coinvolge le fantasie diurne e notturne di tanti teorici della cospirazione di tutto il mondo.

Ma il mondo cambia, anche oltretevere. Siamo distanti anni luce dal crack del Banco Ambrosiano, Paul Marcinkus (il presidente IOR che disse “non si può mandare avanti la Chiesa con le Ave Maria”), lo scandalo Enimont. Superate in parte sembrano anche divergenze con l’ex presidente Ettore Gotti Tedeschi, scaricato nel 2012 da un duro comunicato stampa e ormai riabilitato dalle tante versioni (prima di tutto quella, fra le altre, del segretario Georg Gänswein), la strada intrapresa dalla nuova governance è quella di innovare, in linea con le prese di posizioni di Papa Francesco e con l’opinione pubblica ormai non più incline a scandali che riguardano la banca del Pontefice.

L’idea è quella di tornare alla idea statutaria dell’istituto fondato da Pio XII nel 1942 “per custodire e amministrare beni trasferiti o affidati all’Istituto da persone fisiche o giuridiche, per finalità di opere di religione o di carità”.

E se il prezzo di questa scelta porta a tagliare più di tremila correntisti dei quali, per alcuni di loro, non si conosceva a quale titolo possedessero un conto oltre le mura leonine, sembra che una nuova direzione sia stata realmente imboccata.

Al 2013 presso l’Istituto di Opere di Religione risultavano circa 18.000 correntisti (5.200 istituzioni cattoliche, titolari di oltre l’85% dei fondi amministrati, e 13.700 individui, fra cui gli impiegati vaticani, oltre a religiosi e altre categorie autorizzate, come i diplomatici accreditati).
Francesco non appena eletto ha subito dimostrato di voler seguire la questione IOR istituendo la “Pontificia Commissione Referente sull’Istituto per le Opere di Religione”, mettendo on line un sito e il bilancio dell’ente finanziario, rispondendo in maniera sempre più puntuale alle questioni poste dal Consiglio d’Europa tramite il Moneyval, il Comitato di esperti del Consiglio d’Europa per la valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.

Ma il lavoro non è finito: il presidente IOR Jean-Baptiste de Franssu e il Consiglio di Sorveglianza sono al lavoro per andare nella direzione di realizzare la missione sociale dello IOR. Come? Con l’utilizzo delle best practice regolamentari internazionali, così come stabilito nel 2010 con l’approvazione di norme più stringenti e l’istituzione di una autorità di informazione finanziaria e con un piano sul futuro dell’Istituto approvato dal Pontefice ad aprile 2014.

Tante le ipotesi al vaglio del gruppo di lavoro che si occupa di modifiche agli statuti, come l’aumento da 5 a 6 componenti della Commissione Cardinalizia (il sesto Cardinale è stato già nominato dal Santo Padre e si aspetta la revisione definitiva dello Statuto per rendere tutto operativo) come l’aumento dei componenti del Consiglio di Sorveglianza.

Altre possibili modifiche fanno presagire un restringimento dei poteri discrezionali dei singoli organismi così come si evince da un documento in discussione dal Consiglio di Sorveglianza – che riportiamo in esclusiva qui sotto – e che indica come sia in discussione la proposta di unificare il fondo delle opere di beneficenza dell’Istituto, portando a fondere gli attuali due fondi a disposizione della Commissione Cardinalizia e del Consiglio di Sorveglianza di cui gli organismi disponevano separatamente.

Ior doc

In ogni caso la strada è tracciata, e sembra che Papa Francesco voglia perseguire la direzione dei cambiamenti avviata dal suo mandato. Anche allo IOR.

Ior, tutti i cambiamenti in corso con Papa Francesco

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