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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

Il Tribunale Costituzionale spagnolo ha sospeso la celebrazione della consultazione popolare prevista per il prossimo 9 di novembre sul futuro assetto statuale della Catalogna, convocata da Artur Mas lo scorso sabato 27 settembre, sulla base della legge sulle consultazioni approvata dal parlamento catalano la settimana precedente.

La sospensione segue il ricorso presentato dal governo spagnolo presso l’alta Corte, considerando entrambi i provvedimenti alieni alla Costituzione spagnola.

Il referendum popolare è uno strumento la cui competenza, secondo la Costituzione spagnola, è del solo governo dello stato. La Carta Magna prevede però la possibile devoluzione di questa prerogativa ad altri livelli istituzionali, facoltà richiesta dal parlamento catalano con una mozione presentata al Congresso ad aprile e bocciata dalla maggioranza dei deputati spagnoli.

Perciò, il governo catalano ha provveduto a dotare la consultazione del 9 novembre di un quadro legislativo proprio, attraverso questa legge sulle consultazioni approvata dal parlamento catalano con il voto di tutti i gruppi, compreso il Partit dels Socialistes de Catalunya, ad eccezione della destra d’ispirazione “spagnolista”, popolari e Ciutadans.

I quesiti sottoposti a consultazione sono quelli concordati, alla fine del 2013, da Mas, che è anche leader di Convergència i Unió, ed i rappresentanti di Esquerra Republicana de Catalunya, Iniciativa per Catalunya Verds e Candidatura d’Unitat Popular.

Tutti insieme sono poco meno del 65% della camera catalana. Si tratta di domande a grappolo, per tener conto delle diverse sensibilità esistenti tra i promotori – indipendentisti, federalisti e confederalisti. Il primo interrogativo è “Vuole che la Catalogna sia uno Stato?” e il secondo, nel caso di risposta affermativa al primo: “Vuole che questo Stato sia indipendente?”

La consultazione del 9 novembre ha un valore puramente consultivo, senza alcun effetto legale. Utile a conoscere l’orientamento del popolo catalano sul futuro delle relazioni tra la Catalogna e il resto della Spagna, ma con un evidente riscontro di natura politica.

All’indomani della celebrazione del referendum in Scozia, la grande lezione di democrazia fornita dalle diverse istituzioni coinvolte nella gestione del processo e dalla risposta dell’elettorato scozzese, ha reso ancor più evidente l’esistenza di una questione democratica nello Stato spagnolo. In Catalogna ci si chiede: perché gli scozzesi possono votare sul proprio futuro e i catalani no?

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Elena Marisol Brandolini è giornalista. Laureata in economia è esperta di politiche di sicurezza sociale.

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