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A mutazione genetica ormai avvenuta di quel che resta o restava del vecchio Pci, il Pd double face di Matteo Renzi, cattocomunista in Italia e blairiano in Europa, procede spedito, in virtù di quel 41% alle europee di maggio, gentil omaggio dei poteri forti, con la potatura massiccia degli ultimi residui di socialismo – Statuto dei lavoratori e Welfare – e la repressione di ogni dissenso.

Per cui se ben s’addice al Pd di Renzi la fallimentare formula di Tony Blair: cristiano, socialista e liberale, la si oltrepassa con le anticaglie di metodi, dall’odor di purghe e roghi, iscritti nel dna delle due ideologie, comunismo e cattolicesimo, che fuse insieme hanno generato, sin dal lontano ’44 con la svolta di Salerno, il cattocomunismo che deve dominare la cultura e la politica italiana.

Pci e Dc, è vero, non ci sono più, ma al loro posto c’è ora il Pd blairiano di Renzi che è riuscito laddove gli ex-Pci, abbracciati a popolari e margheritini, hanno clamorosamente fallito, al pari dei puri e duri cuginetti rifondaroli del comunismo, per non aver voluto sradicare la pratica togliattiana della doppia verità, per cui un conto era quel che si diceva nei gruppi dirigenti e altro quello che si diceva alla base.

Con la doppia verità, sono avvenute operazioni opache e limacciose – dai governi di unione nazionale o di unione sacra, ai governi di emergenza economica o istituzionale – imposte o per pacificazione nazionale o per pacificazione religiosa o ancora per solidarietà nazionale oppure, ai giorni nostri, per responsabilità nazionale.

Con buona pace della sempre promessa e sempre avversata, via italiana al socialismo!

Bravo il blairiano spregiudicato Renzi, allora? In un certo senso, si’. Ho giocato, ben protetto e spalleggiato dall’esterno, vedi il presidente della Bce, Mario Draghi quanto il predecessore Jean-Claude Trichet, sulla debolezza strutturale dei suoi compagni di strada avvinghiati non solo alla pratica della doppia verità ma anche al sempreverde principio prima di tutto c’e’ il partito, la sua unità a prescindere.

L’importante, tanto per Renzi quanto per la vecchia guardia, e lo stesso vale per i duri e puri cuginetti rifondaroli del comunsimo, è che non emerga il terribile e mostruoso nemico del cattocomunismo: non il conservatorismo o il liberalismo, più o meno abbelliti di modernità, ma pur sempre di destra, quanto il socialismo riformatore, laico, libertario e egualitario, che non alberga, per ignavia e pigrizia intellettuale, nella Penisola.

 

E se per caso, incidentalmente, il nemico dovesse far capolino, emergere, da qualche parte, la contraerea restauratrice entra subito in azione per ripristinare lo status quo: così non è dato e permesso, per dirla con il Principe de’ Curtis, Toto’, a chicche e sia infrangere la fallimentare formula blairiana: cristiano, socialista, liberale e….soprattutto liberista.

Pd cattocomunista in Italia, blairiano in Europa

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