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Quel che resta di Scelta civica riparte da un nuovo congresso. E alla ricerca di un nuovo leader. Il partito fondato a inizio dello scorso anno da Mario Monti si riunisce in assemblea il 5 novembre per decidere la data del congresso da tenere entro la fine del mese.

LA LINEA DI FIRENZE
All’ordine del giorno, la decisione della linea e dell’organizzazione del movimento con l’intento di “rilanciarne l’azione riformatrice”, così come deciso a Firenze nella precedente resa dei conti tra i montiani. L’assemblea nazionale del partito il 20 settembre scorso ha infatti decretato che si può e bisogna andare avanti, nonostante delusioni, incomprensioni e addii.

L’ADDIO DI ROMANO E LE ULTIME FRIZIONI
L’ultimo di essi è firmato dall’ex capogruppo alla Camera Andrea Romano, che ha scelto di aderire al Pd ed è intervenuto alla renzianissima Leopolda lo scorso fine settimana. C’è chi invece come Andrea Causin ha preferito guardare a destra e alla (complicata) formazione della Costituente popolare con Ncd e Udc. Tensioni nei giorni scorsi si sono poi registrate a seguito della dichiarazione del ministro Stefania Giannini secondo cui “il progetto di Scelta Civica sarebbe politicamente assorbito dall’esistenza di Matteo Renzi”. Posizioni “non condivise dalla stragrande maggioranza del partito”, hanno ribattuto Gianluca Susta e Andrea Mazziotti, capigruppo al Senato e alla Camera di Sc.

IL TESTA A TESTA
Per la successione a Renato Balduzzi, eletto membro laico del Csm, alla segreteria si profila una corsa a due. In lizza ci sono due candidati dai profili simili, in quanto non politici di professione, entrambi provenienti dal pensatoio montezemoliano di Italia Futura. Si tratta di Irene Tinagli ed Enrico Zanetti. Mentre la prima, docente all’Università Carlos III di Madrid ed editorialista della Stampa sta ancora lavorando alla sua mozione, Zanetti, esperto tributarista e sottosegretario all’Economia, ha già reso pubblico un minuzioso documento in cui illustra la sua “passione riformista”.

LA PASSIONE RIFORMISTA DI ZANETTI
Ventisette pagine in cui il commercialista veneto illustra la sua idea di Scelta civica, partendo da Antoine de Saint-Exupéry: “Se volete che gli uomini si capiscano, fategli costruire qualcosa insieme” e arrivando a James Carse, “solo ciò che cambia può continuare”. Zanetti ammette “di non avere la statura per dirigere dall’alto una iniziativa politica piena di eccellenze come Scelta Civica” ma si dice “convinto di avere la determinazione per coordinare dal basso, insieme a tutti voi, la riorganizzazione di uno spazio politico libero e riformista che nel Paese è ampio”.

Nella sua mozione, si toglie subito qualche sassolino dalle scarpe, ricordando “la scellerata decisione di formare gruppi parlamentari unici con un vero e proprio corpo estraneo a qualsivoglia progetto riformista come l’Udc”. La vera identità politica del movimento secondo il sottosegretario è “0% Cgil e 0% Berlusconi, 100% libera, democratica e riformista”. Il nuovo bipolarismo che caratterizza il Paese, scrive Zanetti, è “quello che vede contrapposti, in modo trasversale ai partiti, forze del riformismo e dell’innovazione verso forze del galleggiamento e della conservazione”.

Sc, tiene a precisare, non si colloca strutturalmente nel centrosinistra, ma la partecipazione al governo Renzi trova presupposto “nel passaggio dell’ala sindacalconservatrice del PD da componente di guida politica a componente di minoranza del partito”. Un programma politico basato su campagne precise come il “disboscamento delle partecipate” e la privatizzazione della Rai, una battaglia in comune al vasto ed eterogeneo fronte liberale. Attenzione poi alla struttura organizzativa del partito a livello territoriale, con la creazione di circoli locali, tematici e di progetto.

UN FUTURO TICKET?
Vista la condivisione di idee e progetti da parte di Tinagli e Zanetti, c’è chi in Sc già prefigura un ticket tra i due con la creazione di un programma in comune per il futuro di Scelta civica.

Enrico Zanetti e Irene Tinagli

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